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Computers Storia degli Slavi
scritto inedito di: Milost Della Grazia
hic sunt leones
Dato che la maggior parte degli italiani ancor oggi si chiede se la Slovenia e la Slavonia sono lo stesso paese, quindi, senza offesa, a livello degli antichi cartografi, che descrivendo una terra poco conosciuta, se la cavavano con uno sbrigativo” hic sunt leones”, ho pensato di  raccontare nel modo più semplice chi sono questi slavi, quali sono le loro origini, dove e come vivevano, compito, mi rendo conto,  tutt’altro che facile. I tedeschi, poi, hanno sempre provato un grande disprezzo per gli slavi, che consideravano una sottorazza, per Hitler poi erano un “Duengervolk”, cioè un “popolo concime”, utile soltanto per concimare con il loro cadavere la terra. Hitler non era solo un pazzo criminale, ma anche un ignorante presuntuoso, perché, quando invase la Russia, numerosi russi, bielorussi, ucraini, georgiani, cosacchi caucasici e georgiani, che di Stalin e del comunismo ne avevano piene le scatole, videro nei tedeschi che erano entrati in Russia dei liberatori e non dei nemici ed erano disposti a collaborare, dando loro una mano, soprattutto aiutandoli a vincere quel “generale inverno” che poi li avrebbe sconfitti, come aveva fatto circa un secolo prima con Napoleone.
Invece Hitler ordinò ai soldati tedeschi di non fraternizzare con la popolazione, anzi di trattarla molto duramente, per cui i tedeschi, oltre a combattere contro il gelo, contro le divisioni russe, dovettero anche guardarsi le spalle e i fianchi dagli attacchi dei partigiani, che avevano capito che razza di liberatori erano i tedeschi, i quali alla fine persero la partita.
Se Hitler avesse letto e ben meditato il famoso” Guerra e Pace”  di Lev  N. Tolstoi avrebbe risparmiato tante sofferenze ai suoi soldati ed a quella modesta armata di cosacchi passati dalla sua parte. Ma la triste storia di questi cosacchi e del loro ottantenne generale  Nikolajewitsch Krassnoff ex ufficiale della zar ed autore del famoso libro “Dall’Aquila imperiale alla bandiera rossa”, la racconterò alla fine, se questo mio racconto sugli slavi non diventerà troppo lungo ( 4 ). Prima di iniziare questa mia rivista sintetica sugli slavi ho consultato i libri di Joze Pirjevec, insegnante a Padova, di Josef  Leo Seifert, di Johannes Lehmann, giornalista e storico e di Francis Conte, professore alla Sorbona di Parigi, i quali autori hanno riportato le memorie di storici antichi come Erodoto (430 a.C.), che però Montanelli giudicava poco credibile, Tucidide (460 a C.), il longobardo Paolo Diacono (720 d.C.), Giordane ( 550 d.C.), storico latino, gotico d’origine, che scrisse una storia dei goti ed una universale da Adamo a Giustiniano, il vescovo Giovanni di Efeso (530 d.C.), con la sua Storia della   Chiesa, Tacito Caio, storico latino   (100 d. C.),   Procopio di Cesarea, storico   greco  ( 500 d.C.) e molti altri, soprattutto arabi, molto apprezzati per la loro chiarezza e credibilità.
(4)
I cosacchi:  Tra la fine del 1941 e l’estate del 1942, nonostante  i  preconcetti  nei riguardi degli slavi, furono organizzate delle unità volontarie russe, che contavano circa 250.000 uomini, formate da prigionieri sovietici. La fanteria tedesca aveva catturato nel 1942 sul fronte russo uno dei più importanti generali di Stalin, Andrei Andreievic Wlassow, eroico difensore di Kiev e di Mosca, il quale sottopose ai tedeschi l’idea di liberare la Russia dai comunisti, ma la proposta fu respinta al momento da Hitler. L’avanzata tedesca era arrivata a Stalingrado e Hitler  il 10 novembre del 1942  aveva proclamato l’autonomia dei cosacchi, i kolkoz venivano sciolti e la proprietà veniva restituita ai contadini. A Berlino l’anziano ex generale dello Zar, Pjotr Nikolajewitsch Krassnoff,  tra l’altro autore del famoso libro “ Dall’Aquila Imperiale alla Bandiera Rossa “,  usciva dall’ombra dell’esilio e dava vita ad una organizzazione cosacca alla quale avevano aderito numerosi cosacchi del Kuban, di Astrakhan e del Don. Molti arrivarono dalla Francia e dalla Jugoslavia.
Il colonnello tedesco Helmut von Pannitz aveva formato alcuni reggimenti che si comportarono valorosamente sul Don contro i russi. Nell’agosto del 1943 disponeva di una divisione organizzata su tre reggimenti di cavalleria e nell’autunno del 1944 Wlassow fu in grado di costituire l’Armata russa di liberazione.
L’esercito degli Alleati stava risalendo lentamente l’ Italia ed erano bloccati sulla  famosa “ linea gotica “ e il feldmaresciallo Kesselring, che comandava tutto il fronte italiano, aveva assoluto bisogno che le vie di comunicazione tra Tarvisio a Mestre fossero libere da partigiani italiani e comunisti titini, per cui il comando tedesco organizzò il trasporto di circa 20.000 cosacchi nel Friuli, promettendo loro che, a guerra finita e vinta, quella sarebbe diventata la loro nuova patria e qualche frazione di paese venne subito da loro ribattezzata con un nome cosacco.
La cavalleria cosacca, dopo una sosta a Pontebba, si stabilì in  parte nella fortezza di Osoppo, altri ad Amaro, Gemona  e Tolmezzo nella Carnia ed ebbe inizio la guerra tra i cosacchi ed i partigiani, coinvolgendo tutta la vallata del Fella, del Tagliamento, del Torre, con cariche di cavalleria fino a Tarcento e a Nimis, che fu incendiata.
Nella primavera del 1945 la guerra finì e i primi alleati ad avere contatto con i cosacchi furono gli scozzesi del colonnello Malcholm, il quale su precise istruzioni del maresciallo Alexander ordinò di creare un unico raggruppamento di cosacchi sulla Drava. Questi scozzesi erano arrivati a Lienz il 10 maggio e si occuparono subito dei cosacchi. Il loro atteggiamento nei loro riguardi fu molto ambiguo. Da un lato dicevano che la guerra era  finita e che i vincitori ed i  vinti dovevano  riforgiare le spade in aratri e ricostruire al più presto una vita pacifica, dall’altro lato caricarono tutti i cosacchi con le loro famiglie su delle tradotte, dicendo che li stavano spostando in un campo di concentramento in Germania. Ma, superata la Drava, le tradotte si stavano dirigendo  verso la Russia e quando compresero di essere stati traditi dagli inglesi, si gettarono con le mogli e i figli dal treno in corsa, morendo quasi tutti. Anche il generale Krasnow fu consegnato ai sovietici, i quali, nonostante avesse ormai più di ottanta anni, lo impiccarono in una piazza di Mosca.
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