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Giovanni Maria Visconti
 
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Figlio di Gian Galeazzo Visconti e fratello di Filippo Maria, fu il secondo duca di Milano dal 1402, pur sotto la reggenza della madre Caterina Visconti figlia di Bernabò. Sposò Antonia Malatesta. Morì nel 1412. Così ne parla Paolo Giovio: "Venendo Giovan Galeazzo a morte, ed aggiungendo alcuni codicilli al testamento, ch'egli aveva già solennemente fatto, lasciò erede Giovan Maria della maggior parte dello Stato e del nuovo titolo; con questa condizione, che Filippo possedesse la citta di Pavia, insieme con Novara, Alessandria, Asti, Vercelli e Tortona, e fosse chiamato conte di Pavia: e lasciò a Gabriello bastardo nato di Agnese Mantegaccia, il quale era maggior di tempo che i legittimi, Pisa e Crema; e così Giovan Maria, preso il nome di duca, e ricevuti gli ornamenti della dignità paterna, fu innalzato al principato: e ciò con mal augurio; perciocchè subito si levò la guerra civile, concorrendo fra loro con pazzo furore i Guelfi ed i Ghibellini. Perché queste maledette fazioni stimando poco il principe giovane, avevano rinfrescato gli antichi odj de' cittadini, i quali per la virtù dei principi passati pareva che fossero stati levati. Questo gravissimo e grandemente lagrimoso tumulto, non pure ruinò le città e le castella, ma ancora le ville e le famiglie del contado, sopraprese dalla medesima infermità di pazzia; parendo loro, che gli fosse lecito attendere alle uccisioni ed agl'incendj, spegnere affatto i parenti e le famiglie e finalmente manomettere così le cose sacre, come le secolari; e recandosi a virtù ed a gloria il dimostrarsi crudelissimi, in testinionio della grandissima affezione alla parte. Ma mentre che la fortuna faceva di sanguinosi assalti in Milano per ciascun, contrada, quella medesima pestilenza di male assalti in poco tempo le altre città dello Stato, con notabil perfidia dei governatori e dei capitani, i quali potendo facilmente ammorzare i tumulti sul nascere, si rallegravano grandemente delle novità e dei travagli. Perciocchè eglino favoreggiando or questi or quelli, cacciando fuora l'una delle parti, e l'altra rimanendo stanca per le forze consumate, e ritrovandosi forniti di buoni soldati, avevano pensato d'usurparsi di mezzo le signorie delle città: a questo modo senza aver rispetto alcuno del sacramento rotto, Pandolfo Malatesta occupò Brescia e Bergamo; perché seguitando l'esempio infame e scellerato di costui, Gabrino Fondulo si fece signore di Cremona; Facino Cane di Pavia e d'Alessandria; Giovanni Vignato di Lodi; i Benzoni di Crema; gli Arcelli di Piacenza; Ottobon Terzo di Parma; Franchino Rusca di Como; i Brusati, ed i Tornielli già fuorusciti, di Vercelli e di Novara.
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