La scrittura nasce come esigenza dell’uomo di trasmettere ad altri
la propria esperienza. Dai cacciatori preistorici che immortalarono sulle
pareti delle caverne quanto avevano visto, forse attribuendo a quei disegni
un valore evocativo o comunque magico, ai potenti della terra d’Egitto
che vollero lasciare traccia di sé al mondo, tutti usarono l’espressione
grafica per imprigionare sulla pietra dei concetti, affinchè tutti
potessero capire o intuire la loro grandezza. Dalla forma pittografica
di descrizione degli avvenimenti alla scrittura vera e propria il passo
non fu breve, ma allontanandosi da una componente intuitiva della comunicazione,
disegno riproducente l’idea che si voleva trasmettere, si aumentò
a dismisura la sacralità ed il mistero e solo gli iniziati potevano
capire il significato di quei simboli che per il popolo avevano solo un
valore magico. Le civiltà più progredite e, soprattutto più
estese territorialmente, ebbero necessità di diffondere la conoscenza
per poter usufruire di uno strumento che consentisse di comunicare con
altri, senza che fosse necessario essere presenti di persona. Estendendosi
l’uso della scrittura ad usi commerciali, il contenuto misterioso e magico
piano piano diminuì anche presso il popolo, ma per molti restò
incomprensibile come dei segni, privi di ogni riferimento con immagini
reali, potessero contenere un messaggio e continuarono a ritenere una magia
il fatto che una persona potesse estrarre da quei simboli un racconto.
La difficoltà più grande non era stata quella di trasferire
un’idea sulla pietra, ma quella di concepire l’astrazione di un simbolo
per ricondurla ad un suono. Chi doveva trasferire su pietra un messaggio
usando delle immagini si trovò sicuramente di fronte al bisogno
di rappresentare dei suoni, il dover riportare un nome, quando i nomi erano
attributi o nomi propri di animali o cose, non era particolarmente difficile,
era sufficiente saper rifare qualcosa che esisteva, un lupo, un toro, il
sole, la luna, l’acqua erano riproducibili, anche se veniva ovviamente
richiesto molto tempo per inciderli. Il primo passo fu attribuire all’immagine
anche il suono della cosa rappresentata e poi quello della parola usata
per identificarla. Un secondo passo fu la compressione a sillaba e di lì
a suono consonantico. Parallelamente il sempre maggior bisogno di velocità
nel riprodurre quanto i grandi volevano trasmettere, condusse ad una semplificazione
del disegno usato per rappresentare il suono, fino ad arrivare ad un simbolo
che si era così allontanato dall’originale da rendere quasi impossibile
il riconoscerne il primitivo soggetto. |