Come giustamente rilevato da altri colleghi la impostazione figurativa
della pittura di Mario Fasani non sfugge le necessità di misurarsi
sia con i problemi della tradizione e sia con quelli della contemporaneità,
in quanto si propone come un'estetica a doppio binario che, per l'appunto,
non diminuisce le possibilità di più linguaggi e della pluri-creatività
in quanto si affida a messaggi poetici che estrinseca in diverse maniere.
Il filologo e poeta Benedetto Di Pietro già nel 1993 in occasione
di una mostra personale del pittore affermava: "...dopo un lungo periodo
dedicato alla scultura, Fasani ha deciso di ritornare alla pittura, sua
primaria espressione artistica. I suoi quadri in mostra sono ascrivibili
a "due periodi" della sua attività, ed è evidente in uno
l'influenza di Paolo Marchetti vecchia maniera: lunghe pennellate incrociate,
tavolozza ristretta, sintesi. Sull'altro versante un artista più
esplicito, con una gamma cromatica più ricca..." . Quindi un Mario
Fasani pittore dalle diverse sfaccettature. Poichè come ha osservato
Jean Clair i protagonisti attuali dell'arte hanno raggiunto la sensazione
di essere tagliati fuori da qualsiasi passato, quindi - sostiene tale autore
- che essi sono fatalmente portati ad esprimersi in una continua ricerca
di sè stessi. La versatilità, in uno stesso artista quindi
è una peculiarità dell’esistenza. L'arte non
è altro che cultura, quindi è una ricerca continua e indeterminata,
ove ogni ipotesi e preveggenza è sempre possibile. Mario Fasani,
con la qualità della sua pittura plastica ed evanescente, ritorna
al mestiere, all'importanza delle figure, a forme leggibili con impostazioni
compositive, di qualità dei colori cromatiche, all'essenziale schematicità
naturalistica delle forme che valorizzano il ricorso alle immagini, sia
come focalizzazione dei suoi ideali rappresentanti una individuazione provvisoria,
atta a ritrovare i sentimenti dell'artista e , soprattutto proposti da
una necessità di ricercare una fusione fra se stesso e la storia
incombente di questi anni, contraddittori e confusi da una dissolta interiorità
umana e poetica. Mario Fasani apprende i primi rudimenti del disegno a
scuola, seguendo le lezioni dell'Ing. Falcone. Successivamente segue la
pittrice Milcol de Palma, nello studio di via dei Fiori Chiari a Milano,
da essa apprende la costruzione delle figura umana, i ritratti
e le nature morte, che faranno parte del primo filone di ricerca tematica.
All'inizio degli anni Novanta frequenta lo studio del maestro livornese
Paolo Marchetti, dal quale attinge i colori caldi per una nuova tavolozza
che utilizzerà preminentemente per una nuova tematica:
la paesaggistica. Questa versatilità circa i soggetti da dipingere
è perseguibile per Mario Fasani, e in queste direzioni l'artista,
si è buttato con l'entusiasmo dell'esercizio pittorico come frutto
della sua stessa sensibilità che gli permette di percepire la bellezza
naturale delle cose, che esalta rappresentandole sulle tele con dei particolarismi
tutti suoi. Non solo, ma osservando le sue opere, è facile intuire
che le nuove composizioni sono statiche, abbandonate verso lirici silenzi
che danno vita a un realismo pieno di echi profondi bruciati dai sentimenti
del colore. I suoi temi sono sempre curiosi ed è indubbio che hanno
risvegliato la sensibilità d'un pubblico attento ed esigente.
Essi rappresentano, in alcuni generi e nella loro apparente semplicità,
degli scorci di paesaggi naturalistici che con il loro segreto, come genesi
d'un silenzio, provocano nel loro interno misterioso un qualcosa di evanescente.
Mario Fasani è presente sulla ribalta da diversi anni, l'esordio
è avvenuta diverso tempo fa: nel 1978 quando effettuò
dal 10 al 18 ottobre, una esposizione personale con 16 dipinti nella vecchia
sede del Circolo Artistico di piazza G.Garibaldi al civico 4, poi, il suo
curriculum si riempie di un susseguirsi di partecipazioni a concorsi,
estemporanee e mostre, a partire da San Giuliano Milanese, Milano, Carpiano,
Cerro al Lambro e Melegnano. Molte le donazioni ad enti e associazioni
tra queste ricordiamo l'encomio di ringraziamento dell'Avis, della A.C.
Riozzese, Radio Melegnano, Pro Melegnano ed infine il Comune di Cerro al
Lambro. Nel 1993 è socio fondatore del “Gruppo culturale”
di Cerro al Lambro, successivamente ne assumerà anche la carica
di vicepresidente fino al 1996. La reverie impressa dalle composizioni
di Mario Fasani non può tuttavia essere condizionata da una lettura
colta e remota. Il pittore assume un linguaggio universale - leggibile
anche per i non esperti - dove l'individualità viene superata
da una ricerca costante per un nuovo rapporto tra l'artista e la società.
Tale oggettivazione è presente nelle tele sottoposte alla nostra
attenzione, come "Panorama di Quartiano", "La via S.Pietro sotto la neve",
"Scorcio della chiesa dei Servi", "Bargano", "I girasoli" , "strisce di
mare" e tanti altri. Emerge da questi dipinti la tendenza - anche se artefatta
- per la linea retta, la composizione geometrica diventa essenziale
per Fasani che con ciò intende far risaltare il compito dell'architettura
nella pittura. Non si vuol parlare di autolimitazione delle teorie costruttive
sulla traccia del colore, della luce o dello spazio, ma bensì le
tele di Fasani nascono da un calibrato equilibrio dicotomico tra
i due poli: pittura e architettura. Questa impostazione alla linearità
ci fa venire in mente - con i dovuti distinguo - le teorie di van
der Leck (1876-1958). Se per van der Leck c'era la consapevolezza
del carattere statico dell'architettura e la necessità della pittura
di apportare colore e spazio alla noiosa bidimensionalità delle
forme piatte progettuali, per Fasani il superamento di una visione così
polemica e limitativa diviene vitale per un sogno più grande e ambizioso.
Lo spazio non viene ostruito da figure geometriche, ma le particelle che
lo governano penetrano e attraversando le finestre e gli edifici vibrano
in una fantastica armonia. Così il colore, anche primario, risalta
le linee architettoniche e non le annienta, si compiace di evidenziarle,
senza investirle di una monumentalità edonistica e di una solitudine
insopportabile. La ricerca esigente che Fasani ha compiuto in questi anni
non ha conosciuto momenti di sosta e, pur rimanendo legato ad un uso tradizionale
delle tecniche pittoriche , si è arricchita di un mutamento continuo
nella relazione fondamentale di pensiero unito sia al plasticismo
che alla percezione. A conclusione dell’esamina della pittura di Mario
Fasani possiamo aggiungere che è non sarebbe azzardato definirla
come un suo “fatto privato”, cioè un mondo personale , intimo ed
esclusivo, libero da qualsiasi schema o condizionamento di sorta. Costituisce
di certo un settore scollegato e indipendente da quello ritraente la figura
umana o ancora la lavorazione della creta che per anni ha prediletto alla
pittura vera e propria. Se la scultura e lo studio della figura umana rivelano
, sin dall’inizio, caratteri ben precisi che, pur affinandosi gradualmente,
non subiscono nel corso degli anni mutamenti sostaziali, nei paesaggi
di influenza toscana al contrario, sin dai primi esiti, lascia intravedere
una linea operativa ben definita appagante di colori caldi. Quindi ancora
due linearità che confluiscono in due modi di concepire l’arte differente.
Nel primo caso la pennellata è densa e carica, con masse cromatiche
larghe; nell’altra fattispecie l’applicazione del colore è meno
accentuata e le tonalità si stemperano via via, fino ad assumere
contorni sfumati, preludio forse a nuove e diverse impostazioni. E’ bene
precisare ancora che tutti i dipinti di Fasani hanno per base comune una
preparazione studiata e meditata, in molti casi sofferta: niente viene
lasciato all’istinto e all’improvvisazione. |