La sezione filodrammatica, chiamata in origine Gruppo Comici
e poi San Giovanni Bosco fu ricca di prestazioni. Tra commedie, tragedie,
drammi, operette, bozzetti si hanno queste statistiche, dal 1907 al 1938
vi furono 107 rappresentazioni; dal luglio 1938 al giugno 1941 vi furono
53 rappresentazioni; dal luglio 1941 al febbraio 1951 vi furono 71 rappresentazioni.
Poi la filodrammatica si sciolse, si staccò dall’Oratorio e finirono
i suoi tempi d’oro nel senso tradizionale. Fu continuata come sezione delle
Acli. Nella fotografia si osserva una scena della commedia poliziesca “La
sorpresa di mezzanotte": sul palco, da sinistra, Enrico Maghini, Enrico
Prinelli, Luigi Barbieri, Mario Marazzini, Francesco Goglio, Alessandro
Schiavini, Giovanni Colombo. Enrico Maghini era tra gli attori più
bravi e, in suo onore, dopo la morte, fu intitolata la “Piccola Ribalta”
della Città di Melegnano. |
La Filodrammatica
Il gruppo assai numeroso e capace
dei filodrammatici, tra loro affiatati ed alcuni di essi “artisti” notevoli,
quali Enrico Maghini e Peppino Scala, era una efficace stimolo per poter
impiantare anche il palco all’aperto, cioè dare spettacoli di buona
convinzione artistica per un pubblico più vasto e più vario.
Fu acquistato il legname necessario (per una spesa di lire 18.000) il 10
giugno 1946, mentre nello stesso giorno era abbattuto un vecchio albero
per fare il posto occorrente; furono comperate 57 lamine metalliche ondulate,
un copertone, materiali vari. Si lavorò alacremente, ed il 16 giugno
il palco all’aperto fu pronto. A luglio, un dramma psicologico: “Paludi”
ed il grandioso dramma in costume ‘Battesimo di sangue”. Alla fine di agosto,
“Tempesta d’anime”: e nei giorni 10, 11, 15, 17, 24 di settembre, l’operetta
di forte successo popolare “Una gara in montagna” e “C‘era una volta”.
A novembre si rientrò in salone per altre due rappresentazioni.
La fortunata serie teatrale riprese nel 1947, a gennaio e da febbraio con
la rivista “Così era, così è” ed ancora il 16 febbraio
con “Luci nella vallata ". I giorni 13, 14, 17 aprile deliziò il
pubblico la rivista “Luna Park” e nel maggio due serate con il dramma "Adamo”
di forte significato morale. Si ripresentò l’estate 1947, ed il
palco all’aperto fu protagonista: tre sere con l’operetta “Volendam” di
ispirazione olandese; due sere con “I cavalieri dei Principe Ako“; a metà
luglio la brillantissima commedia “Signore, voglio essere il vostro cameriere
particolare”, dove come altre volte si evidenziò il genio artistico
di Peppino Scala; il successo continuò con “L’uomo allo specchio”
e con l’operetta destinata a diventare famosa “Ma chi è?”. Con le
prime fredde nebbie di novembre si ritornò dentro per rappresentare
“Passato che torna” e per interpretare, il 21 dicembre, “Il ceppo di Zi’
Meo”. Iniziò la stagione teatrale, nel 1948, la domenica 27 giugno,
in occasione della Festa di San Luigi e Serata per i genitori, con due
spettacoli: “… e poi sarà la notte”e “Stasera si fa l’opera”. In
luglio si presentò “Il gondoliere della morte”, ed a dicembre “Senza
amore”. Un anno ricchissimo per l’arte filodrammatica fu invece il 1949.
A gennaio con “Sposo mia cugina”, a febbraio con “Tre ragazzi in gamba”,
a marzo con “Tre mariti senza moglie”, a maggio con “Uomini, alberi, un
cane” un dramma di pensosa commozione. L’apertura della stagione
all’aperto avvenne con la spettacolare “Passione di Cristo” dotata di cori
e di orchestra magistralmente diretta dal prof. Agostino Reati, presentata
il 12, 13, 16 e 19 giugno. In agosto, un buon lavoro di ideali umani “L'Aurora
ha visto la croce”. Ed eccoci a settembre 1949: vennero le opere liriche,
portate da altri artisti maggiori e cantanti di valore: “Elisir d’amore”
cui si aggiunse “Il barbiere di Siviglia “. Una rappresentazione per le
Missioni il 20 ottobre: “Il miracolo dell’amore”; e “La sera del 2”, a
novembre, chiusero l’annata 1949. Una forte partenza avvenne in febbraio
1950 con “L’uomo allo specchio” e con “Entro agosto una moglie ad ogni
costo”; il 7 ed il 21 maggio buona rappresentazione di “Anime inquiete”.
Vennero nuovamente i cantanti lirici il 25 giugno con l’opera “La Sonnambula”
ed il 2 luglio con “Il Trovatore” che attirarono vastissimo pubblico nel
pur vasto cortile. I nostri filodrammatici in ottobre interpretarono “La
pianella perduta nella neve”, e fu l’ultimo lavoro del 1950. Il 1951 si
aprì con l’organizzazione di un Concorso regionale filodrammatico,
organizzato dall’Oratorio di Melegnano. Vi parteciparono dieci compagnie
teatrali, mentre la nostra compagnia presentò fuori concorso e come
chiusura “Pascoli bianchi” la sera del 25 febbraio. Dopo questa data la
filodrammatica in Oratorio svanì la sua carica: parecchi giovani
filodrammatici passarono alle Acli, non senza qualche diverbio, come causa
e presso le Acli si organizzarono in settori tipici delle Acli. Più
tardi, molto più tardi, alcuni prestigiosi filodrammatici, guidati
da Enrico Maghini, fonderanno la “Piccola Ribalta” a carattere cittadino
come anche oggi si vede. Un tentativo di spettacoli drammatici furono le
rappresentazioni del dramma “Miraggi” il 16 dicembre 1951, della commedia
“Il caso del giudice Helmer” il 21 dicembre 1952 e del dramma “Il paese
sotto il lago” del 30gennaio 1953. Ma la data del 1951 chiuse anche tutto
un passato filodrammatico tradizionale. Rimasero solo nella memoria, fino
ad oggi, almeno i nomi dei protagonisti o degli attori di primo o secondo
piano, di vecchia e recente generazione. E impossibile riportare tutti
i nomi, ma almeno un certo elenco è doveroso: Gaetano Massironi,
Franco Confalonieri, Luigi Del Corno, Giovanni Cappella, Angelo Biggiogero,
fratelli Marchesi, Edoardo Broggini, Emilio Bettinelli, Amelio Amelli,
fratelli Prinelli, Francesco Merli, Luigi Bianchi, Francesco Festa, Giovanni
Regorda, Antonio Marovelli, Carlo Peveri, Rinaldo Maraschi, Renzo Martinenghi,
Antonio Follini, Carlo Reati, Angelo Milani, Celestino Minoia, Felice Quartiani,
Carlo Faini, Adriano Reati, Berto Gandini, Guerino Merli, Antonio Marchi,
Franco Marchi, Ermenegildo De Rossi, fratelli Manara, Giuseppe Quaini,
Giovanni Ciceri, Angelo Bonacina, Cesare Castelli, Franco De Gradi, Fortunato
Segalini, Enrico Maghini, Giuseppe Scala, Francesco Goglio, Giovanni Colombo,
Guglielmo Scalmani, Pasquale Quartiani, Pasquale Crippa, Vittorio Dolcini,
Ernesto Benzoni, Remo Sommariva, Paolo Maraschi, Alessandro Schiavini,
Mario Marazzini. Ricordiamo al lettore che questo è solo un tentativo
di radunare tutti i nomi, perché la filodrammatica oratoriana San
Giovanni Bosco ha avuto nelle sue file tanti e tanti e tanti uomini e giovani
e ragazzi: una parte consistente dell’anima centenaria oratoriana. Ed oggi
è ancora viva la memoria del giovane Alfeo Goglio, morto il 28 febbraio
1950 all’età di anni 24, per ulcera duodenale perforata; quando,
in tempi recenti, le sue ossa sono state esumate si è trovata la
calotta cranica lesionata, probabilmente in seguito ad un violento scontro
politico con alcuni esponenti dell’Amministrazione comunale di Codogno
ai tempi focosi dei primi anni della democrazia del dopoguerra. Don Attilio
continuò la sua presenza in Melegnano sia come coadiutore sia come
assistente dell’Oratorio, mentre già si profilava un’altra responsabilità
di una istituzione che stava sorgendo: il Centro Giovanile in zona Largo
Crocetta. E nell’ultimo periodo della sua permanenza in Oratorio, dopo
il 1951, fu coadiuvato da un gruppo di giovani a lui fedeli. Tra gli altri
si ricordano Edoardo Mombelli, Santino Ciceri, Delio Bellodi, Mario Giaveri,
Alfonso Arioldi, Mario Mo retti, Mauro Cremonesi ,Adriano Sobatti, Angelo
Porro figlio di Pietro già cooperatore per tanti anni e vivamente
affezionato all’Oratorio ed alle sue opere specialmente nell’insegnamento
del catechismo, e tra i giovanissimi Giovanni Radaelli militante per decenni
nella Banda, e Giuseppe Marazzina. Questi giovani, per la loro presenza
continua, per l’impegno operoso, per la comprensione del momento, seppero
apportare e sostenere l’aiuto necessario e, sotto certi aspetti, assai
prezioso per alcune circostanze che richiedevano decisa collaborazione.
A questo punto si dovrebbero ricordare tutti i giovani che, nel periodo
tra il 1941 ed il 1957 furono all’Oratorio già dall’età della
prima fanciullezza. Ma il loro numero è tale che si presenta cosa
ardua doverne fare un elenco. Bisogna inoltre osservare che, nella massa
generale dei presenti in Oratorio, si formavano diversi gruppetti a seconda
delle affinità operative o delle simpatie. Intanto l’assistente
don Attilio Melli, passato a reggere il Centro Giovanile, chiudeva i conti
con l’Oratorio il giorno 15 luglio 1957. Ma i vari cambiamenti degli assistenti
non influirono sulla perdita dello spirito di servizio sociale di alcuni
oratoriani che diventeranno protagonisti in importanti settori: Cesare
Bedoni negli Scout, Pasquale Quartiani nelle Acli, Giovanni Goglio nella
Democrazia Cristiana, Gianni Menicatti alla Presidenza dell’Ospedale Predabissi
e della Associazione Commercianti, Ermenegildo De Rossi sindaco dal 1951
al 1956, Gian Luigi Prinelli sindaco dal 1967 al 1970, Andrea Pelosi presidente
del Corpo Musicale San Giuseppe dal 1973 al 1986. Gian Luigi Sala nella
Democrazia Cristiana, fondatore del quindicinale “Il Melegnanese” e di
“Radio Melegnano”, Luigi Corrada, già presidente dell’Associazione
Commercianti. |