Solo
nel 195 a.C. gli insubri vengono assoggettati a Roma, l’Insubria diviene
così una provincia romana della Gallia Cisalpina. Termina così
l'epoca gallica della quale a noi rimangono reperti, toponimi e, ci piace
pensare, il forte carattere l'indole laboriosa e tenace, tanto che Cicerone
definì questa provincia, fiore d'Italia, saldezza dell'Impero, del
popolo romano ed ornamento della dignità. Nell'89 a.C., probabilmente
prima del 27 dicembre, Laus
per effetto della "Lex Pompeia de Traspadanis",
promulgata appunto da Cneo Pompeo Strabone, diviene una colonia latina fittizia,
in altre parole senza deduzione di coloni romani, una specie di semi cittadinanza
romana o titolo giuridico e grado intermedio tra la qualità di cittadino
e peregrino, si estendeva così lo "Ius
Minus Latii" (diritto latino), alla comunità
insubre. Asconio Petronio dice, "i Transpadani
restavano nei loro territori ove non venivano condotte nuove colonie, anche
se fusi con i numerosi italici che vi si erano insediati per l'agricoltura
ed i commerci, ebbero la cittadinanza dell'antico Lazio e potevano ottenere
la cittadinanza romana esercitando le magistrature municipali.
" Con la riforma di Silla, la Transpadana, diventò una provincia
, i primi documenti sicuri testimoni di questo fatto , risalgono al 77 a.C..
Cesare nel 49 a.C., concesse la cittadinanza romana, iscrivendo i
Laudensi nella tribù Pupinia e rendendo tutti gli abitanti dei centri
urbani di maggiori dimensioni, cittadini romani a tutti gli effetti. Si
legge però, in Tacito, che venivano ancora guardati con disprezzo,
benché la loro pronuncia del latino non fosse differente da quella
degli antichi romani, (22) ed annota Cicerone, "...
qualcosa dell'antica asprezza celtica rimaneva nelle parlate della (Gallia)
Cisalpina;". Tacito scrive, "per
la comodità dei fiumi, per la ricchezza delle campagne, per i legami
d'ogni genere con le altri genti, s'ingrandì e fiorì".
Oltre all'aspetto amministrativo, i romani rimaneggiarono completamente
l'assetto urbano delle città e delle campagne, iniziando la bonifica
dei terreni e la costruzione delle ville e degli agra romani. Il decumano
massimo, cioè la strada che tagliava in latitudine, il territorio
laudense, è identificabile in alcuni tratti di strada campestre a
sud di Salerano sul Lambro, a nord di Caselle Lurani, alla cascina Piacentina
ed a sud di Vigonzone. Mentre i centri abitati sorti nelle sue vicinanze,
sono, ad est del Lambro, San Zenone al Lambro, di fronte, Villa Rossa, Mairano
e Riozzo, più a sud, Salerano sul Lambro, una località presso
la Stazione, Villarzino, forse Beccalzù e continuando verso ovest,
troviamo Bascapè, Torrevecchia Pia e più a nord Landriano.
Il periodo che va dall'Impero all'evento del cristianesimo, è
poverissimo di documentazione. Si hanno memorie solo delle invasioni barbariche.
Nel III secolo d.C., gli abitanti dei centri urbani, erano costretti a scappare
nelle campagne per evitare i barbari che percorrevano le strade di collegamento
tra le principali città. Ma nel 258 o 259, l'imperatore Gallieno,
fermò gli alamanni, che nel 271, con gli iutungi, riuscirono a devastare
le campagne tra Milano e Piacenza. A fronte di questi eventi, Diocleziano,
due anni dopo essere stato acclamato imperatore a Nicomedia nel 284,
nomina Massimiano imperatore dell'Impero Romano d'Occidente, ponendo la
capitale a Milano. Mentre Nicomedia diventa la capitale dell'Impero d'Oriente.
Nel V secolo, la Transpadana , dopo la riorganizzazione di Diocleziano e
Costantino, torna ad essere chiamata Liguria. Probabilmente prima
del III secolo d.C. è la fondazione di Bascapè, come sostenuto
da alcuni storici. |