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I Öff ne la cüsina meneghina
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L’ öf in cereghin, cioè l’uovo fritto al tegame con burro, così chiamato per il suo aspetto simile alla cotta (cerega) degli ecclesiastici, era la preparazione dell’uovo più comune nel Milanese. A differenza delle uova sode, öf in ciapa o i ciapp, se prese in coppia, a somiglianza delle natiche femminili, che nella cucina lombarda venivano usate come alimento conservabile da viaggio e, soprattutto, in occasione delle feste del periodo pasquale, l’uovo in cereghin rappresentava una ottima occasione per puciare, cioè per intingere il pane (o la polenta) nell’albume non rappreso costituendo quindi un vero e proprio pasto presso molta povera gente. Per questo motivo, generalmente,si abbondava con il condimento, che in alternativa al burro poteva essere lardo o più raramente olio. In mezzo alla tavola veniva posta la padella usata per cucinare le uova e i commensali potevano, a turno, puciare la polenta o il pane nel condimento. In Brianza si usa rivoltare l’albume sul tuorlo, ottenendo una specie di uovo in camicia. Anche in questo caso il tuorlo deve rimanere integro. Varianti all’uovo in cereghin erano le uova col pomodoro, quelle con i porri o quelle con gli asparagi molto apprezzate nelle zone di cultura milanese. Le uova strapazzate si ottenevano cuocendo rapidamente il tuorlo e l’albume sbattuti assieme, anche nelle varianti con la panna o con la pancetta. Si tratta si preparazioni intermedie, quanto a consistenza, tra il piatto da pucia e il piatto solido. Come rileva infatti Felice Bassani (El mangià di nost vecc a Comm e Lecc), in Lombardia la frittata è di antica tradizione solo nelle zone meno povere della regione, dedite ad una cucina solida, quando nelle altre si praticava una cucina liquida che permettesse la pucia del pane o della polenta. Si può fare frittata quasi con tutto e la gastronomia regionale è ricca di frittate, dalle più semplici, come quella raccolta proprio dal Bassani in Brianza, forse il prototipo campagnolo di questa formulazione, con salvia, erba de san Pedar (Eryngium o calcatreppola) e foglie di camomilla, a quelle in odore di gastronomia francese, come l’omelette al tartufo riportata dal Dubini (La cucina degli stomachi deboli) col nome di frittata con salsa d’uova. Decisamente d’autore le frittate d’erbicine battute et altre materie descritte nel CCLXXVII capitolo dello Scappi, con menta maggiorana e tartufi. Nella tradizione popolare era abbastanza comune fare frittate con quasi tutte le verdure dell’orto, precedentemente lessate o saltate nel burro. Avevano inoltre diffusione pressoché generale, sia pure con denominazioni variabili da una località all’altra, la frittata rognosa, con salsiccia o salame o cotechino tritati, la frittata con le cipolle o con i cipollotti, accompagnata da insalata o radicchio; la frittata con la polenta a tocchetti, di forte influenza Bergamasca; la frittata con verdure selvatiche (luvertis, curnagett), o con cime di ortica. 
Una menzione a parte spetta alla rüsümada, cioè all’uovo sbattuto con vino e zucchero, merenda energetica per i lavoratori e gli ammalati, ma apprezzata anche dai bambini, modello popolare dello zabajone della tradizione borghese, fatto con vin del tecc, cioè passito, o con marsala.
L’uovo è un alimento proteico ad alta densità nutritiva, soprattutto nella sua frazione proteica. Questa è infatti particolarmente completa, sia per quantità sia per qualità (cioè per il rapporto fra gli aminoacidi essenziali), tanto che la proteina dell’uovo è utilizzata come riferimento per il valore biologico delle proteine di altri alimenti o miscele. Il tuorlo è particolarmente ricco in grassi, con buona rappresentatività degli acidi grassi insaturi e dei composti essenziali. Nel tuorlo sono localizzate anche la vitamina A, numerose vitamine del gruppo B, la vitamina D e la niacina (o vitamina PP), molti sali minerali (calcio, ferro e fosforo) e il colesterolo. Quest’ultimo componente ha indotto una ingiustificata criminalizzazione dell’uovo. In realtà, il colesterolo è un fattore importante durante la crescita e il suo assorbimento (e la sua rideposizione nelle arterie) è comunque condizionato dal tipo di grassi presenti nella razionealimentare complessiva. Se l’uovo è consumato crudo e intero, come nella rüsümada, la presenza di acidi grassi insaturi limita la rideposizione del colesterolo, mentre se consumato con burro questo fenomeno viene enfatizzato. L’albume è composto da proteine che a crudo non sono digerite, mentre il tuorlo è particolarmente digeribile appunto a crudo.
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