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El Piviun
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Nella cultura tradizionale le galline erano allevate principalmente per la produzione delle uova, mentre l’onere e l’onore della mensa (apporto proteico e dignità gastronomica), soprattutto della mensa borghese, toccava spesso ai piccioni. Già dal XV secolo si era andata diffondendo la creazione delle piccionaie nei locali alti delle ville di campagna, ma la tendenza non era sconosciuta nemmeno nelle città, per le scarse cure richieste dall’allevamento dei piccoli volatili domestici. A Como, in piazza San Fedele (dove si teneva in passato il mercato delle granaglie), la decorazione pittorica della fascia sottostante la cimase dell’abitazione alla sinistra della chiesa, fa ancora memoria di questa consuetudine. La carne dei piccioni (per gusto e consistenza a metà strada tra quella del pollame domestico e quella della cacciagione) era considerata ricostituente e veniva ammannita agli ammalati e ai convalescenti. La gastronomia lombarda è perciò ricca di piatti di piccione, nei quali si evidenzia la perfetta omogeneità di questo pennuto rispetto alle scelte gustative della regione. Notissimi, per esempio, i piccioni con il riso (adagiati sul risotto o preparati in timballo e passati nel forno), i piccioni in salsa di limone, con o senza uova (in tal caso si tratta di fricassea); i piccioncini in umido con i piselli, serviti su crostone o su polenta, lo stufato di piccioni, spesso consumato con abbondante contorno di patate in umido; il monumentale timballo di piccioni derivato dalla tradizione settecentesca.
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