La Vettabia
Il commercio attraverso la Vettabia
I longobardi e i Bizantini addivennero alla  pace firmata nel 680. Ed una delle positive conseguenze fu la ripresa e lo sviluppo del commercio, che avveniva anche in modo intenso sui fiumi della Valle padana.  Il re longobardo Liutprando, il 10 maggio 715, fece agli abitanti di Comacchio, che all'epoca gestivano le barche da trasporto sui fiumi padani,  alcune concessioni per il trasporto fluviale essi arrivavano con le loro barche commerciali anche a Melegnano e fino a Milano: si tratta di prestazioni che i Comacchiesi devono dare soltanto a determinati posti di dogana sulla linea di transito del Po ed i suoi affluenti Oglio, Adda e Lambro. Ed il cronista Landolfo Seniore narra che ai primi dell’anno 1000 il commercio era notevolmente sviluppato. Infatti dice che il Po, collegato con il Lambro e la Vettabia inviava una volta , come madre generosa, a Milano ogni genere di merci che venivano dal mare.  La Vettabia si univa al Lambro nei pressi della Cascina Cappuccina, quindi alla immediata periferia di Melegnano, sul fiume Lambro, si svolgeva un buon traffico quotidiano delle merci che venivano dalle regioni marine.  Il fiume Po, collegato con il Lambro e la Vettabia, era la via per far arrivare a Milano ogni sorta di merce.  Il fiume Lambro è unito al Po nella località Corte Sant'Andrea, mentre la Vettabia è unita al Lambro nella zona chiamata oggi La Cappuccina. Lo stesso vocabolo Vettabia è la trasposizione italiana di un termine latino: vectabilis, che significa precisamente una condizione di trasportabilità. A Milano perciò arrivavano, mediante la navigazione sul Po, sul Lambro e sulla Vettabia, utensili, prodotti agricoli, oggetti di lusso, i manufatti artigiani, le spezie, e soprattutto il sale che evidentemente doveva essere trasportato dai paesi rivieraschi.
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