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Dicius ovvero Detti e proverbi del Campidano di Sardegna
parte diciottesima

Deus no tenit fillus de scabudai. Dio non ha figli e figliastri. Siamo tutti figli di Dio, in tutti i sensi, dal Presidente, al giovane disoccupato di Las Plassas, all’immigrato dal Senegal, al barbone  di Stazione Termini. Purtroppo è solo una credenza religiosa!

Deus pagat tottu. Dio paga tutto. Come è inutile pregare Dio per calmare le eruzioni dell’Etna, è altrettanto inutile incolparlo della siccità. Non sembra vero, nel paese di Orgosolo, per antica usanza, quando non piove da tanto tempo, legano il crocefisso ad una fune e lo calano nell’acqua di un pozzo, quasi per “punire Dio” della siccità (nd’hat a teni nexi Deus!) In molti altri paesi della Sardegna, e non, per richiamare la pioggia tolgono i vecchi simulacri dei Santi dalle nicchie e li portano “a spasso”: almeno per i simulacri è un bene perché prima delle processioni vengono ripuliti dalle muffe! Il proverbio da adito anche ad altre interpretazioni. Il Creatore governa dall’alto le sue creature, tra cui c’è l’uomo, che, diversamente dalle altre, è libero di agire nel bene e nel male e che alla fine dovrà rendere conto a Lui del suo operato. “I conti sono conti e devono tornare”! Va ripetendo Antonino Mameli. Vedi Dicius A – A contus malus si dho-y torrat.

Deus po tottus d-onnyùnu po sei: Dio per tutti, ciascuno per se. Universale. Aiutati che Dio t’aiuta. In molte situazioni della vita, l’essere umano, deve riuscire a cavarsela da solo, con le sue forze e col solo aiuto morale di Dio. La riflessione, il rimorso di coscienza, determinate scelte sono proprie dell’individuo.

Deus serrat ua porta e nd'aberrit un'atra. Dio chiude una porta e ne apre un’altra. Nella sofferenza umana, quando uno trova tutte le porte chiuse, se si rivolge a Dio ne trova una sempre aperta. La Divina Provvidenza non ha limiti. È l’uomo che invece ha limiti e chiude una porta e spranga tutte le altre.

Deus si dhu paghit! Dio ve ne renda merito! Quando uno riceve un dono risponde così. Ma anche quando uno riceve un torto!

Deus ti ndi campit: Dio te ne scampi! Più che un proverbio è un avvertimento, che ad esempio una madre indirizza al proprio bambino che vuol fare qualcosa di proibito o di pericoloso. È usato quindi nel significato di: “ Guai a te”!

Dh’hat a scì(ri) sa lumenàda qui èi. Lo saprà lei, che gode di “buona” fama. È un’espressione non proprio campidanese che si usa per una persona (evidentemente donna),che ha sempre da dire sugli altri, ma lei stessa gode di “buona” fama! “lumenàda”, che sta per “nominàda”(nominata), “connòta”(conosciuta), in senso negativo!

Dhi  fait che sa manu de Deus. Come se venisse toccato dalla mano di Dio. Il detto viene usato in senso negativo. Il proverbio si adatta alle persone che fanno qualcosa di molto pericoloso per la loro salute. Ad esempio, il bagno in mare dopo mangiato; il prendere freddo per uno già influenzato e quindi con la febbre; esporsi alle correnti d’aria fresca dopo una grande sudata, assumere droghe, bere alcolici, fumare, etc.

Dhi battit su coru che proceddu in su saccuGli batte il cuore come un porcellino nel sacco. Il proverbio indica una situazione di particolare spavento, riferito soprattutto ad un bambino/a.

Dhi battit su coru che topi in casiddu. Gli batte il cuore come topo in trappola (come il precedente). Su casiddu è un contenitore di forma cilindrica, dalle pareti abbastanza alte; i sardi lo costruivano di sughero, dalla corteccia appunto della quercia. Su casiddu lo si usava come contenitore per alimenti, come unità di misura per le granaglie (s’imbùdu = poco più di tre litri; su cuartu = 12,5 litri;  sa cuarra = 25 litri; su moi = 50 litri;  etc. per saperne di più: u’ moi de trigu pesàda 40 chilus = un moggio di grano pesava 40 chili.); si usava inoltre come alveare per le api ed altro.

Dhi mancat sa melus dì de s'annu. Gli manca il miglior giorno dell’anno. Si dice di persona che apparentemente è normale, ma alla prova evidenzia segni di incertezza ( in riferimento più alla mente che al corpo).

Dhi stai beni che barritta a tinjosu. Gli sta bene come il berretto ad un tignoso. Si dice di uno che tenta di nascondere i propri difetti. Può avere valore tanto materiale( estetico), quanto morale.

Dhu sciri Deus e d-onnyunu. Lo sa Dio e lo sanno tutti. Quando una notizia è diffusa in mezzo alla gente, si usa comunemente questa espressione.

Dilicau che su burriccu. Delicato come l’asino. All’asino attribuiamo dei difetti che in realtà non ha: è un animale molto docile, delicato ed intelligente: quando si comporta da testardo ha sempre le sue buone ragioni. Se applicato alle persone umane, il detto sta ad indicare coloro che si comportano da screanzati e maleducati.

Dominedeu nci nd’est unu fetti. Signore Dio ce n’è solo uno. Non ha bisogno di chiarimenti.

Domu sen’’e fundamentu no durat annus centu. Casa senza fondamenta non dura cento anni. Per casa si può intendere una famiglia quanto uno Stato. Le famiglie “solide” riescono a far fronte ad incombenze talvolta anche gravi e durature nel tempo. Gli Stati con buone Istituzioni possono durare non uno, ma diversi secoli.

Dona fidi a tottus, ma no ti fidisti de nemus. Dai fiducia a tutti ma non fidarti di nessuno. È un controsenso, ma a riflettere bene sul proverbio, antico quanto il mondo ( fidarsi è bene, non fidarsi è meglio), ci si convince che la fiducia nel prossimo è una cosa santa e giusta, ma che non deve assolutamente essere cieca ed incondizionata.

Donai u’ cropu a s’incodia e unu a su ferru. Dare un colpo all’incudine ed uno al ferro. Chi si recava nell’officina di un fabbro ferraio poteva constatare da vicino il significato letterale del proverbio: un colpo al ferro caldo ed uno all’incudine, per dosare meglio il successivo al ferro e via dicendo. Il proverbio si adatta benissimo a quelle persone che riescono nella propria vita ad essere “moderatamente” equilibrati un po’ in tutte le cose. Si adatta perfettamente anche alle amministrazioni politiche, che sanno ben dosare la loro azione, accontentando un po’ tutti: così è la democrazia! Nella storia politica italiana la Vecchia DC ha saputo fare questo ed ha governato l’Italia per ben 40 anni.

D-onnya cosa in su logu suu. Ogni cosa al suo posto. Il nostro perenne desiderio è di trovare sempre le cose a posto, ma spesso siamo noi stessi la causa del caos. Anche nella Natura il Creatore ha sistemato tutte le cose bene e nel loro posto, ma ci ha pensato l’uomo a metterle alla rinfusa!

D-onnya lingua portat su bremi(ni) suu. Ciascuna lingua ha il proprio verme. È un avvertimento per chi si trova di fronte a persone che solitamente parlano poco e con umiltà. Bisogna fare attenzione perché queste persone se offese in maniera pesante si difendono con “lingua” tagliente come una lama ben affilata.

D-onnya mali no benit po noxi. Non tutti i mali vengono per nuocere; altro proverbio universale, che indica che non sempre, ma spesso, l’errore e soprattutto la coscienza di esso, può riportare sulla giusta via. Si dice anche: “Sbagliando s’impara”.

D-onnya mandroni tenit sorti. Tutti i poltroni sono fortunati. Direi che non è proprio come dice il proverbio. Gli indolenti non saranno mai fortunati. La fortuna uno se la cerca dandosi da fare con le proprie mani e con la propria mente e non certo standosene in poltrona.

D-onnya mesi tenit su frori suu. Ogni mese ha il suo fiore. Se scavi nell’animo umano, anche nel cuore di un uomo crudele puoi trovare la bontà, che tuttavia tarda ad emergere o non affiora mai. Il proverbio indica tra l’altro che l’uomo non nasce malvagio, ma può diventarlo.

D-onnya nù benit a su pettini. Tutti i nodi vengono al pettine. È un proverbio universale, che indica che i malfattori, presto o tardi devono rendere conto dei loro crimini, davanti agli uomini e davanti a Dio.

D-onnya peccau torrat a penitentzia. Ogni peccato ha la sua penitenza. Come il precedente. Quand’anche uno, nella sua crudeltà, non rende conto agli uomini delle sue malefatte, ne deve rendere conto alla sua coscienza e a Dio.

D-onnya pilloni torrat a su niu. Ogni uccello torna al suo nido. Il proverbio indica il forte richiamo della terra di nascita e di infanzia. È un desiderio che tormenta chi sta lontano dalla propria gente. Un attrazione che ha ispirato le menti di grandissimi poeti come Dante Alighieri, Ugo Foscolo, D’Annunzio e tanti altri. –… “ Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura” ( Foscolo: a Zacinto); - “… Han bevuto profondamente ai fonti / alpestri, che sapor d’acqua natìa / rimanga nei cuori esuli a conforto /…Ah perché non son io coi miei pastori? (D’Annunzio: I Pastori). È un sentimento che tormenta i tanti sardi sparsi per il mondo, attratti fortemente dal richiamo della propria terra.

D-onnya sonu mi parrit unu tronu. Ogni suono mi sembra un tuono. Il proverbio sta ad indicare la situazione psicologica in cui si trova uno che ha brutti presentimenti, e se sta in uno stato d’animo da far pietà, per cui si spaventa ad ogni piccolo rumore.

D-onnyùnu bantat s'arrega de s'ortu suu. Ciascuno vanta i ravanelli del suo orto. È un proverbio universale dovuto al sentimento che lega una persona alle sue cose, ad esempio, un genitore ai propri figli.

D-onnyùnu portat sa gruxi sua. Ciascuno porta la propria croce. (In ista lacrimarum valle) In questa valle di lacrime non esiste la felicità perfetta; non c’è persona umana che non abbia avuto o abbia problemi nella propria esistenza. Ci sono le persone che per non arrecare disturbo agli altri per le proprie preoccupazioni, appaiono disinvolte e felici. Ma quando si rimarca la loro apparente felicità rispondono: “D-onnyùnu portat sa gruxi sua”!

D-onnyùnu s'arrangiat accumenti podit. Ciascuno si arrangia come può. La cosa più importante è mantenere l’onestà ed il rispetto per se stessi e per il prossimo. Torniamo al famoso detto: “Tristu e miserinu s’arriccu, su poburu jei s’arrangiat”!

D-onnyùnu tenit caras is cosas suas, ma jei castiat is allenas. Ciascuno ha care le proprie cose, ma adocchia le altrui. Si dice anche: “Sa meba de s’ortu allenu est prus saporìda”! = le mele dell’orto degli altri sono più dolci! Il proverbio è valido per tante altre situazioni.

Dus sartzagonis e unu talleri no bandant beni. Due crapuloni ed un tagliere non vanno bene. Il proverbio insegna che è del tutto inutile cercare di accontentare due ingordi con un solo pasto, anche se abbondante. La voracità umana, poi, si manifesta in diversi aspetti.


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