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San Nazario: le sue famiglie e la loro storia
seconda parte
Gli atti notarili
Gli atti conservati presso l'Archivio di Stato ci permettono non solo di risalire oltre i registri canonici, ma anche di colmare le lacune, di correggere gli errori e di arricchire la storia delle famiglie.
È attraverso questi atti che si scopre la comune origine dei Ceccon e dei Dalla Zuanna.
L'acquisto di una "pezzà' di terra  in contrà Pianari da parte di un ramo degli Scotton favorirà, per necessità di distinzione con le altre famiglie, il cambiamento dell'antico cognome in quello di Pianaro.
Inoltre i Benacchio devono il loro cognome al nome "Benedetto" divenuto "Beneto", in seguito "Benathio", ma prima il loro cognome era "Prandin". Sono una delle più vecchie famiglie di San Nazario con i Marchesin e i Giacoppo.
Gli Scotton vennero da "Gualiva" (contrada di Campolongo) verso la metà riel '400, ma ne troviamo a Gallio (più precisamente, al Pra' di Rouchi) e a Foza dove esisteva una famiglia Stona detta "Scotton". Ulteriori ricerche dovrebbero permettere di conoscere più chiaramente le origini (di questa famiglia nel '400 e nel '500.
L'origine dei Gheno risale a prima del 1480 con un "Guielmo detto Gheno figlio di lu Chemin".
I Campana arrivano durante il '400 da Valstagna, "vegnando dai Ronchi da Gallio".
1 Moro sono senza dubbio un ramo degli Zuliani, fabbri di Oliero, installatisi al Merlo nel corso del '500.
I nomi di alcuni luoghi (contrada) sembrano essere spariti : "Mattani", "Gheni", "Lughi". Quasi tutte le famiglie danno il loro nome a un luogo, ma esistono delle eccezioni. Non ho trovato luoghi derivati da Marchesin e Dalla Zuanna. Ciò vale anche per i Moro, anche se è vero che si sono insediati in massa a Rivalta. Quanto agli Scotton li troviamo insediati perlopiù a Sarzé. La contrada "Lanari" non è citata che molto tardi: quale altro nome nasconde?
Gli atti notarili ci permettono di sapere che alcuni Ceccon emigrarono molto presto a Venezia ('500), cosi come dei Gheno, dei Benacchio e dei Giacoppo si fissarono in quel tempo a Bassano.

Come una ragnatela
Per il '500 e ancor più per il '400 la ricerca si amplia a quasi tutto il "Bassanese": è infatti necessario conoscere le famiglie di San Nazario/Solagna (fino al 1612 le due comunità erano un'unica parrocchia), ma ugualmente quelle delle comunità circostanti. Si comprende allora, attraverso gli atti, l'importanza della nostra zona per Venezia. La montagna fornisce il legno e sicuramente anche il metallo che viene fuso grazie al carbone di legna. I corsi d'acqua azionano le ferriere e i martinetti che forgiano il metallo. Inoltre azionano i mulini e i folli (1) per la carta e il lavoro del canevo (2), per macinare il grano, per spremere le olive e le noci per l'olio.
Il Brenta trascinava le zattere, cariche non solo di questi prodotti ma anche di lapa e di prodotti agricoli, fine a San Marco.

Venezia e Padova
Nei tempi antichi quando Venezia non si interessava ancora alla terraferma, era Padova che si arricchiva acquistando i nostri prodotti rivendendoli poi nelle laguna.
Padova gestiva questa arteria vitale per il suo commercio e per Venezia. In quell'epoca se il Brenta sbocca a Malamocco continua attraverso il "Canal Grande" fino a Piazza San Marco.
Gli abitanti delle sponde del Brenta non hanno pace finché non si liberano dei loro costosi intermediari padovani. Se noi non siamo la sola fonte di approvvigionamento per Venezia, siamo però la più diretta, la più vicina e la meglio collegata. Se il '400 sembra essere il secolo industrioso, il '500 resta industrioso ma l'economia si accresce del commercio, del contrabbando, del fatto che la frontiera si era stabilita dopo Cismon in seguito alla guerra detta "Lega di Cambrai".
Le ricerche sulle nostre famiglie - Benacchio, Campana, Ceccon, Dalla Zuanna, Gheno, Giacoppo, Marchesin, Mocellin, Moro, Pianaro e Scotton - si ampliano con l'emigrazione dell'800 e del `900 e tutte queste famiglie mi interessano per il motivo che vengono dal "Canal di Brenta" quale che sia l'epoca e il luogo di emigrazione, in Veneto, in Italia, in Europa o nel mondo.
Ho avuto modo di constatare, con rammarico, che troppi discendenti di emigrati dimenticano la pronuncia del loro cognome, il loro soprannome, il loro paese di origine, perdono le loro radici. Alcuni arrivano fino ad immaginare un'origine francese o austriaca perché il loro cognome termina per "n".
Io voglio invece ricordare i nostri antenati, farli rivivere in queste ricerche e, se posso, condividere con altri il frutto di questi lavori, e cosi il piacere sarà più grande.

(Si ringrazia per la collaborazione il Prof. Antonio Bonato di Campolongo sul Brenta)
PICCOLO GLOSSARIO:
(1) Follo. Macchina dell'industria laniera usata per la follatura.
(2) Cànevo. Una coltura oggi scomparsa nelle nostre zone è la coltura del cànevo (la canapa). Se ne coltivava nell'orto qualche pianta, soprattutto perché si pensava che essa tenesse lontani gli insetti dannosi dagli ortaggi, ma anche perché i semi servivano ai cacciatori corne becchime da dare agli uccelli da richiamo dal becco grosso. Ma c'era chi coltivava intere file o pezze di cànevo per ricavarne la fibra da filare o da tessere. Il processo per separare i filamenti, che costituivano il cànevo vero e proprio, dalle parti legnose era piuttosto laborioso. Ai primi di agosto, appena dopo la fioritura, la canapa si levava, si metteva a macerare in acqua stagnante per una quindicina di giorni e infine si lasciava asciugare: cominciava poi l'operazione della battitura.
Con le matasse di cànevo si tessevano capi di biancheria, e soprattutto lenzuola e vestiti, spesso per la dote.
(da "Civiltà rurale di una valle veneta, la Val Leogra" - Accademia Olimpica, Vicenza, 1986)

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