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I cugini di Goethe

Articolo pubblicato su Il Sodalizio - anno V - n. 2 - giugno 1991

Nel presente articolo intendiamo esaminare due linguaggi di ceppo germano che sono stati abbastanza trascurati dalla linguistica ufficiale: lo jiddisch e l'afrikaans. 

Nonostante la comune origine germanica la genesi di queste due lingue è oltremodo dissimile: la prima è la lingua degli ebrei centroeuropei che nasce in un certo periodo storico (il primo Medioevo) per motivi non ancora ben chiariti e si pone subito come codice di una minoranza conculcata da un ambiente ostile e più forte; la seconda è la diretta continuazione del medioolandese dei Boeri che si è conservata come lingua di una minoranza colonizzatrice ricca e potente in un ambiente completamente dissimile, sempre ostile, ma molto più debole, per cui il concetto linguistico-sociale di minoranza adatto al caso dello jiddisch viene qui completamente ribaltato. 

Lo jiddisch è un linguaggio derivato dal tedesco che nacque tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo dalla sua base dialettale medio alto tedesca, insieme ad alcune lingue settoriali del tedesco di quel tempo, come quella del commercio, delle attività marittime, della stampa, come la lingua ecclesiastica e della scienza nonché quella della mistica. . 

La genesi precisa di questo linguaggio non è ancora, come si è detto, ben chiara ma è certo che esso scaturì dall'isolamento e dalle precarie condizioni di vita che, a partire dal XIII secolo, le popolazioni ebraiche dovettero affrontare all'interno dei ghetti in cui vivevano rinchiuse (jiddisch = jüdisch = ebraico). 

Accanto al lessico propriamente tedesco e a poche parole di origine romanza, lo jiddisch sviluppò elementi linguistici ebraico-aramaici e slavi; questi ultimi ebbero a originarsi per la maggior parte dopo l'inizio di quelle emigrazioni verso l'Europa orientale che furono la conseguenza delle feroci persecuzioni antiebraiche nella Germania del XIV secolo. 

In quest'ultimo secolo è aumentato nello jiddisch il numero dei prestiti linguistici dall'angloamericano. Lo jiddisch odierno viene usato come lingua madre da circa dieci milioni di individui soprattutto in Olanda. Polonia, Unione Sovietica, Paesi Balcanici, Israele, Argentina e Stati Uniti. 

A cominciare dalla seconda guerra mondiale, in seguito alle misure di annientamento intraprese dal nazismo contro gli Ebrei, il centro di gravità della lingua si è spostato dall'Europa verso Israele e gli Stati Uniti. Attualmente vi e una fiorente attività teatrale jiddisch che va di pari passo con quella editoriale e letteraria: a questo proposito non si deve dimenticare il conferimento del premio Nobel a Salinger che è scrittore jiddisch. L'afrikaans è invece la lingua dei Boeri del Sud Africa originatasi dalla trasformazione di alcuni dialetti olandesi. 

L'attuale lingua olandese ha la sua prima e lontana origine nel germanico occidentale e precisamente nel basso tedesco (niederdeutsch) che veniva parlato nell'odierna Germania settentrionale e nelle regioni limitrofe. 

Questo insieme di dialetti non venne toccato dalla seconda rotazione consonantica e la caratteristica di avere praticamente mantenuto il consonantismo protogermanico si nota ancor oggi in alcune lingue moderne (si confronti al proposito ted. Apfel (mela), dove lo spostamento consonantico è avvenuto, con olandese Appel e inglese Apple che non hanno conosciuto tale fenomeno). 

Il basso tedesco si divise poi in basso sassone e basso francone (niederfrankisch) da cui derivarono col passare dei secoli l'inglese (solo parzialmente), il fiammingo, l'olandese e i moderni dialetti della Germania settentrionale che vengono designati col nome plattdeustsch e che solo per una serie di vicende storico-politiche sfavorevoli non ebbero a costituirsi in lingua nazionale come avvenne invece per l'olandese. 

Quanto a quest'ultima lingua che proviene direttamente dal basso francone, essa consta, come del resto anche il tedesco, di tre diversi periodi di sviluppo: uno più antico (oud-nederlands), uno medio (middel-nederlands o dietsch) che si sviluppò, anche nella sua forma scritta, soprattutto nel XIII secolo come lingua del commercio nelle ricche città delle Fiandre e del Brabante ed è da considerare la vera base dell'olandese moderno quale esso si formò nell'ultimo periodo, quello del niew-nederlands. 

Accanto alla lingua nazionale, come sempre avviene, venivano e vengono tuttora parlati molti dialetti che nel caso dell'olandese possono essere ricondotti ai gruppi basso sassone, fiammingo, basso francone e frisone. 

Proprio da alcuni di questi dialetti, come si è detto, si sviluppò quella che ora è, assieme all'inglese, la lingua ufficiale del Sud Africa: l'afrikaander o zuid-afrikans, formatosi sotto l'influsso inglese e arricchito da prestiti dai dialetti indigeni delle zone confinanti. 

I Boeri (olandese Boer = contadino) erano i discendenti di quei coloni di origine non solo olandese ma anche sassone, prussiana, bavarese e austriaca che nel XVII secolo erano insediati intorno al Capo di Buona Speranza e ai quali si erano uniti emigranti di altri stati europei, come la Francia e il Piemonte, sfuggiti alle persecuzioni religiose. 

Essi invasero i territori occupati da tribù negre (Zulu e altre) per cui sorsero innumerevoli conflitti; anche con l'Inghilterra, che governava la Colonia del Capo, i rapporti non erano dei migliori, soprattutto in seguito al fatto che l'Inghilterra aveva decretato l'abolizione della schiavitù e aveva così privalo i Boeri di mano d'opera a buon mercato. Tali contrasti portarono alla guerra con gli inglesi che ebbe vicende alterne e sfociò in una definitiva sconfitta dei Boeri, allorché nei loro territori vennero scoperti ingentissimi giacimenti diamantiferi. 

Tali territori, il Transvaal e l'Orange, furono annessi ad altri possedimenti inglesi, il Natal e la Colonia del Capo, e andarono a formare, insieme con questi, l'Unione Sudafricana.


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