Le sedi e gli spostamenti
Non è questa la sede per dilungarsi su un problema che ha dato origine a innumerevoli studi. Basterà dire che la sede originaria dei Goti era probabilmente l’attuale Svezia meridionale, che già in an. veniva chiamata Gotar. In Scandinavia essi facevano parte del più ampio gruppo delle popolazioni germanico-settentrionali.(1) In seguito a una prima migrazione finirono in una regione chiamata Gothiscandza (Gotiscanzia).(2) In seguito li troviamo alle estremità più orientali d’Europa, sulla riva destra della Vistola, sulle coste delle lagune baltiche e anche nell’entroterra. Solo con questo ulteriore passaggio i Goti possono essere chiamati a ragione Goti orientali. Sulla Vistola essi subirono gli influssi culturali dei Celti, come si evincerebbe da alcuni prestiti linguistici per cui ad es. il got. kelikn = torre, deriverebbe dal gall. celicnon e il got. siponeis = scolaro, da celt. sep, airl. sechem = seguire.(3) Si sa comunque pochissimo di queste prime loro sedi nel Nord Europa, tranne che nella loro peregrinazione verso sud est, al comando di Filimer, essi passarono attraverso una fertile regione detta oium (ovim). (4) Poi più nulla, finché li ritroviamo, due secoli dopo, alla foce del Danubio e sulla costa settentrionale del Mar Nero. I motivi di questa migrazione sono certamente gli stessi che originarono gli spostamenti di altre tribù; inondazioni, pestilenze, carestie, fame, sovrappopolazione, pressioni di altri popoli. il nome Problema dibattutissimo negli anni, ma mai completamente risolto. J. Grimm (5) fa risalire il nome Goti a Getae (Geti), cioè i Gaudae, come li chiama Plinio, che divennero poi rispettivamente GuÞans e Gautôs (6). I Geti erano una tribù tracica residente nell’attuale Romania, verosimilmente i progenitori dei Daci. Il Beowulf nomina i Gēatas, chiamandoli poi anche Wederas o Weder-Gēatas (7) che dovrebbe significare “i tempestosi” (ags. veder, a.a.t. weather = tempesta). Scrive Ludwig Schmidt (8): “ Nella loro lingua essi [i Goti] si chiamavano Gutans o Gutôs; (9) a Gutôs conducono le forme nominali Gothi, Guthi e simili tramandate dagli scrittori più antichi, a Gutans la forma ‘gutanio’ sull’anello d’oro di Pietroassa (10), come pure la più antica tradizione classica: Guttones, Gutones (Plinio e Pitea), Gothones (Tacito), Γύθωνες (Tolomeo)”. Schönfeld (11) ritiene che il nome Gutones e il suo derivato Gauti, usati per designare gli abitanti della Svezia meridionale, vengano dal got. giutan = versare, ma poiché egli pensa che il significato originario del verbo fosse “creare”, basandosi anche su an. gautar e gotnar = uomini, crede che anche Goti significhi “uomini”. Per un’ulteriore ipotesi sul significato del nome si veda anche quanto ne scrive Förstemann (cfr. più sotto voce Ostrogotha). |
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Note
1 L’unità dei Goti con i Germani del nord è attestata linguisticamente dal comune sviluppo dell’a. germ. ww e jj in nordgerm. ggw e ggj e got. ggn e ddg. Cfr. Schönfeld in : Pauly, Wissowa, Kroll, Suppl. 3, p. 798. 2 Cfr. Jord. Getica, cap. V, che divide erroneamente il nome in Gothi-scandza = Scandinavia gotica, mentre invece l’esatta divisione del nome dovrebbe essere Gothisc- andja = costa gotica, da an. endi = fine. Cfr. Schönfeld in : Pauly, Wissowa, op. cit. p. 798. 3 Cfr. Schönfeld in : Pauly, ecc. op. cit. 799. 4 Jord. Getica, cap. IV. Dativo plurale got. da *awi = prato (ted. Aue). Questa regione doveva essere sulle coste del Mare d’Azov, compreso fra le attuali Ucraina e Russia. 5 E’ opportuno dire subito che Jacob Grimm non fu solo, insieme al fratello Wilhelm, autore di famosissime fiabe, ma anche un valentissimo glottologo, tanto che a lui si richiama la prima rotazione consonantica (Legge di Grimm o Erste Deutsche (Germanische) Lautverschiebung) sui mutamenti di suono nelle lingue germaniche rispetto all'indoeuropeo. Cfr. nota 12 6 J. Grimm, Geschichte der deutschen Sprache, I, p. 439 segg. 7 Beowulf, V, 341. 8 Cfr. L. Schmidt : Geschichte der dt. Stämme bis zum Ausgang der Völkerwanderung. Die Westgermanen, München, 1938/40 - Die Ostgermanen, München, 1941. 9 Cfr. Wrede, Über die Sprache der Ostgoten in Italien, Straßburg 1891, p. 44 segg. Streitberg nelle Indogermanischen Forschungen IV, 1894, p. 308 segg. 10 Cfr. Henning, Die deutschen Runendenkmäler, Straßburg 1889, p. 27 segg. A Pietroassa in Romania fu riportato alla luce nel 1837, insieme ad altri reperti, un anello d’oro risalente al periodo dell’invasione unna con la seguente scrittura runica: Gutanî ô wîh hailag che forse va intesa nel modo seguente: Gutan(e) Iowi hailag = a Giove il Goto sacro. Quanto alle rune, esse non sono antiche quanto si potrebbe credere poiché le prime risalgono al III secolo d. C. 11 Cfr. Pauly, Wissowa, op. cit. p. 815. |
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abbreviazioni
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