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Onomastica gotica
I Visigoti
I Visigoti (Westgoten = Goti dell’ovest) (15)
I Visigoti sono detti anche Tervingi (got. *Taírw-igg-ō -s, da got. triu = albero) perché la parte occidentale da loro abitata era ricca di foreste. Altro loro nome era Balti, come ci tramanda Jordanes (16), dove balÞs significa “audace”. Essi avevano fatto parte per un certo periodo del regno gotico comune, dominato da re ostrogoti nella regione del Ponto. Dopo il regno del re Ostrogotha (circa 250 d.C.) avevano preso coscienza di sé e vivevano in modo indipendente.
Una grande invasione di genti gotiche (268 d.C.) dalla Russia meridionale verso i confini dell’Impero venne dapprima arrestata e in seguito sconfitta dall’imperatore Claudio II (268/270) nella battaglia di Naisso in Mesia, dove si perpetrò una strage spaventosa: i Visigoti furono praticamente annientati e così grande fu il bottino per i Romani che a ogni soldato toccarono due o tre donne visigote come schiave. (17)
L’Imperatore Claudio riportò per questa vittoria il titolo di "Gotico". 
Il suo successore Aureliano (270/275) cedette la Dacia ai Goti e con tribù gotiche ebbe a scontrarsi anche Costantino. 
Comunque, verso la metà del IV secolo d. C., principi, conti e molti altri nobili visigoti, ognuno coi propri seguaci, convivono uno accanto all'altro. Un vero e proprio regno visigoto si sviluppa solo con Athanarich, un nobilissimo goto, fieramente antiromano e anticattolico, che ha sostenuto l'usurpatore Procopio (366) nella lotta contro l'imperatore Valente.
Questi, uscito vincitore dalla lotta, intraprende contro Atanarich tre successive campagne ma il fiero barbaro riesce a resistergli valorosamente, così che l'Imperatore alla fine consente alla pace attraverso trattative che si svolgono su una nave ancorata in mezzo al Danubio perché Atanarich vuole rispettare il giuramento, fatto al padre Rotesthes, di non calpestare mai suolo romano. (18)
Dopo qualche anno Atanarich viene sommerso dall’ondata unna: la maggioranza del suo popolo si crede al sicuro in territorio romano e si rifugia quindi oltre il Danubio, mentre Atanarich, nemico tanto del Cristianesimo quanto dell'imperatore, fugge con pochi fedeli verso nord - ovest. 
I Romani si trovano così a dover provvedere a un numero ingentissimo di fuggiaschi goti insediatisi in Tracia (addirittura un milione esagerano, al solito, le fonti, ma probabilmente non erano nemmeno la metà). E’ un periodo di grande disperazione per i profughi, che vengono ignobilmente sfruttati e depredati dai governatori romani Massimo e Lupicino; nascono inevitabilmente risse e violenze di ogni genere che sfociano poi in guerra aperta. 
Proprio questo avvenimento, la fuga delle genti gotiche di fronte al pericolo unno e il loro accoglimento in territorio romano, sarà il germe di tutte le successive peregrinazioni visigote. 
I loro re, da Alarich in poi, saranno sempre alla ricerca di una sede stabile per il proprio popolo, mai tentati di farsi imperatori essi stessi, quanto invece desiderosi di ricevere dall’Impero l'assegnazione e il riconoscimento di una patria bastevole ai loro bisogni e pronti per questo a servire lealmente. 
Frithigern, nobile visigoto di fede cristiana e antico alleato dell’imperatore, assedia Lupicino a Marcianopoli, raccogliendo sotto le suo insegne tutti i goti al servizio romano. 
L'Imperatore Valente viene sconfitto e ucciso nella grande battaglia di Adrianopoli (9 agosto 378); la Tracia e le province limitrofe vengono perdute dall'Impero romano. 
Soltanto Teodosio il Grande, eletto imperatore nel gennaio 379, mette fine a questa supremazia gotica non solo con le armi, ma anche e soprattutto con le arti diplomatiche.
Tutti i capi ostrogoti stipulano la pace col nuovo Imperatore e si dirigono in Pannonia, mentre molti visigoti passano al servizio dei Romani.
Frithigern muore nel 380 e la popolazione visigota, di fatto colonizzata, si trova di nuovo senza un capo; ci si rivolge allora al vecchio Atanarich, antico rivale di Frithigern, il quale, dimentico dell'antico giuramento, oltrepassa il Danubio, stipula anch'egli la pace con l'abile Teodosio che provvede a conferirgli ogni onore, invitandolo alfine anche a Bisanzio dove il vecchio re goto muore nel 381 e viene sepolto con grande pompa. 
Bisanzio è in questo periodo la più grande e potente città conosciuta; la sua corte è solenne e maestosa, il suo porto ricco di traffici e di navi provenienti da tutto il mondo, la sua popolazione cosmopolita: è una babele vivace e variopinta di lingue e commerci. 
La città impressiona enormemente Atanarich e i suoi goti, tanto che il vecchio re, poco prima di morire, avrebbe esclamato: "Davvero, l'Imperatore è un Dio in terra, e chiunque avrà alzato la mano contro di lui dovrà espiare col suo sangue!" (19)
Non c'è più re per i Visigoti, vi sono solo conti e nobili vari. Favoriti dalla politica teodosiana, essi servono nell'esercito imperiale, tra loro anche Alarich, nato probabilmente intorno al 360 sull'isola danubiana di Peuke. Egli ha combattuto ad Aquileja nel 394 contro l'usurpatore Eugenio in nome dell’Imperatore Teodosio e ha fin d'ora chiaro in mente il concetto - guida dei suoi futuri anni errabondi: vuole conquistare una sede definitiva al suo popolo che vaga ormai in Europa da tanti, troppi anni. 
Teodosio il Grande, che aveva saputo riunire politicamente l'impero, muore il 17 gennaio 395 e con la morte di questo imperatore "amico dei Goti" la situazione politica muta completamente. 
Sotto il suo successore nella parte orientale, il figlio Arcadio, ancora fanciullo, prende il sopravvento il partito cattolico antibarbaro e i Goti sono malvisti e odiati; anche alla corte di Ravenna, dove è imperatore Onorio, l'altro figlio di Teodosio, sono in contrapposizione tra loro i partiti antibarbari, uniti comunque dall'odio contro i "non romani". 
I Visigoti sono costretti a darsi un nuovo re con Alarich e sotto la sua guida si sollevano contro Bisanzio nel 395. Il giovane re attraversa la Tracia, la Macedonia, la Tessaglia, l'Arcadia ed entra in Grecia dove conquista Sparta, Corinto e Atene. Nel 396 è sconfitto presso l’Istmo di Corinto da Stilicone, il grande generale imperiale di origine vandalica, ma riesce a dirigersi verso l’Epiro. Da qui si volge verso l'Italia, attraversa il Veneto e il Po ed entra in Liguria e in Toscana, mentre le sue più veloci staffette raggiungono il sud del paese provocando allarme e sensazione tra la popolazione italica. Nel 402 è di nuovo sconfitto da Stilicone a Pollenzo, una località a sud di Asti, ma riesce nuovamente a riprendersi dirigendosi verso il Norico, l'attuale Carinzia. Da qui, dopo una serie di trattative, volge ancora verso l’Illiria. 
Quando Stilicone viene assassinato alla corte di Ravenna (408), Alarich attraversa come in trionfo tutta la penisola senza trovare praticamente alcuna resistenza: attraversa il Po, arriva a Rimini, la occupa nel 409 e poi prosegue fino alle porte di Roma. 
Qui sta bene attento a non attaccare la città, provvista delle spesse mura aureliane e si limita ad assediarla, contando sul fatto che non sarà possibile al senato romano nutrire una popolazione che è pur sempre considerevole sebbene non superi il milione di abitanti come al tempo di Augusto e Traiano. 
La città deve capitolare il 24 agosto 410 e il Senato deve accettare le condizioni di pace del barbaro: Alarich pretende dapprima tutto l'oro e l'argento della città e la liberazione degli schiavi di origine barbarica, ma poi ridimensiona le sue pretese e chiede una somma di denaro in oro e argento, seta, porpora e pepe, una spezie a quel tempo assai pregiata. 
Enorme in tutto il mondo è la sensazione. 
Alarich toglie quindi l'assedio alla città dove si è fermato appena tre giorni e pone i suoi quartieri invernali in Toscana, ove accorrono masse enormi di schiavi germanici fuggiti. Egli è di fatto padrone dell’Italia perché l'imperatore Onorio è rinchiuso a Ravenna e, completamente succube del partito antibarbaro, rifiuta ostinatamente di venire a patti col re visigoto. 
Dopo alterne vicende, Alarich attraversa la Campania e arriva fino a Reggio con l'intenzione di passare in Sicilia e di lì in Africa. Il piano è giustificato: egli non vuole fondare un regno, ma costringere Ravenna ad arrendersi tagliandole la strada dei rifornimenti africani o almeno spingere Onorio a concedergli la tanto sospirata patria per il suo popolo. Bisogna quindi andare in Africa e sconfiggerne il governatore, ma una tempesta distrugge tutte le navi nello stretto di Messina e subito dopo Alarich muore (fine 410).
I Visigoti sono ora davvero disorientati: il nuovo re Athaulf, successore di Alarich, vaga qua e là per l'Italia combattendo e trattando con Onorio, e qui gioca un ruolo importante anche Galla Placidia, sorella dell'Imperatore, che seguiva i Goti come ostaggio dopo essere stata catturata nella presa di Roma. 
Athaulf si dirige in Gallia, meditando di sposare Galla Placidia onde accordarsi più facilmente con Onorio e ciò avviene nel 414 a Narbo. Però questa unione, ottenuta con la coercizione, peggiora ancor più i rapporti già pessimi con Onorio. Ne deriva una serie di scontri in seguito ai quali il nuovo re, Wallia, rilascia la principessa in cambio della provincia Aquitania Secunda ove finalmente i Visigoti si insediano. 
Qui essi fondano la tanto agognata patria, partecipano alla battaglia dei campi Catalaunici come federati al fianco di Ezio contro gli Unni di Attila (20) e i loro cugini Ostrogoti, raggiungono un buon grado di civiltà ma poi sono costretti a soggiacere, loro ariani, ai cattolici Franchi (507 Poitiers). 
Si trasferiscono allora oltre i Pirenei cacciandone i Vandali e nel periodo dal  568 al 586 il re Liuvigild  assoggetta tutta la Spagna.
Il regno visigotico di Spagna dura fino al 711, quando le armate arabe attraversano il mare al comando del generale Tariq ibn Ziyad e approdano nella baia di Gibilterra. Le seguono altri contingenti arabi ed ebrei (che erano stati perseguitati durante il regno visigotico) e si giunge alla decisiva battaglia di Xerez de la Frontera dove muore combattendo Roderich, l’ultimo re dei Visigoti.  
“Fu un avvenimento di portata così grande che il celebre storico Henri Pirenne indica l’anno 711 come lo spartiacque tra la fine dell’età antica e l’inizio del Medioevo”. (21)
Note
15 Non appare convincente l’etimologia proposta da alcuni studiosi, tra cui Schönfeld, cfr. Pauly, op. cit. 816, che Visigoti, invece di “Goti dell’Ovest” (got. wist = ovest), significhi “Goti saggi” (got. wĪs = saggio) e che Ostrogoti, invece di “Goti dell’Est” significhi “ Goti brillanti”. In realtà non v’è molta differenza fra queste due ultime definizioni poiché il germ. *austa, *austra, divenuto in seguito got. *austra = orientale, deriva dall’ie. *ắus-, *ues-, *us- = illuminare, splendere. Infatti il sole comincia a illuminare e a risplendere sorgendo a est. L’ipotesi che i punti cardinali siano all’origine dei nomi è messa in dubbio da Hermann Schreiber nel suo libro ‘I Goti’.
16 Jord. Getica, V, “ Tertia vero sedes supra mare Ponticum, jam humaniores, et ut superius diximus, prudentiores, effecti, divisi per familias populi, Vesegothae familiae Balthorum, Ostrogothae praeclaris Amalis serviebant.”
17 Alcuni storici sostengono che la vittoria di Naisso sia stata postdatata per attribuirne il merito a Claudio, ma che in  realtà essa sia stata opera di Gallieno e sia avvenuta un anno prima, nel 267. Questo falso storico si sarebbe prodotto in epoca costantiniana perché Costantino il Grande pretendeva di discendere dalla famiglia di Claudio.
18 Atanarico, "iudex" e non re dei visigoti, fu uno spietato persecutore del Cristianesimo, come ci attestano tutte le fonti del martirologio cristiano del IV secolo d.C., e un inflessibile propugnatore del politeismo germanico. Scrive infatti Socrates nel Tripartitae liber VIII, al cap.  XIII: "Athanaricus (Athalaricus) videns religionem patriam violari, multos Arianorum suppliciis tradidit, quos Ariani martyres nunc appellant ".
19 Jordanes, Getica, XXVIII: ‘Deus – inquit – sine dubio terrenus est imperator, et quiquis adversus eum manum moverit, ipse sui sanguinis reus existit”.
20 Quanto al nome Attila, esso significa ‘piccolo padre’, dal got. atta = padre. Poiché nel suo nome  tedesco, Etzel, è già attuata la seconda rotazione consonantica (2. Lautverschiebung), e poiché il re unno è morto nel 453, alcuni linguisti collocano l’inizio di questo secondo mutamento consonantico verso la metà del V secolo d.C. Secondo diversi studiosi anche i nomi dei principi unni Bleda e Mundiuchus sarebbero gotici, ma E. A. Thompson nell’appendice intitolata “I pretesi nomi gotici degli Unni” del suo volume “A History of Attila and the Huns” nega che vi siano mai stati Unni con nomi germanici. Scardigli contesta questa ipotesi ricordando gli stretti rapporti sul piano della magia e dei riti fra Goti e Unni, che la leggenda voleva nati dal connubio di spiriti immondi erranti per il deserto con le donne – mago dei Goti, cacciate da Filimer che diffidava di loro. Cfr. P.G. Scardigli, Lingua e storia dei Goti, pp. 102/104.
21 H. Schreiber, I Goti, p. 271.
abbreviazioni
a.a.t. = antico alto tedesco ted. = tedesco  ags. =  anglosassone airl.  = antico irlandese aisl. = antico islandese an. = antico nordico celt. = celtico finn. = finnico
a.germ. = antico germanico Först. = Förstemann gall. = gallico germ. = germanico gr. = greco got. = gotico ie. = indoeuropeo lat. = latino
nordgerm. = germanico settentrionale lit. = lituano

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