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Soprannomi Riminesi
introduzione e note esplicative
Il presente corpus consta di 393 soprannomi di marinai e pescatori presenti a Rimini tra il 1900 e il 1978 ed è stato trascritto dal capitano Marino Ghirardelli. L’ho ricevuto molti anni fa, all’epoca della rivista “Il Sodalizio”, dall’amico e collega Prof. Enzo Pirroni, giornalista e scrittore, ma soprattutto profondo conoscitore del dialetto e della storia di Rimini. Per questo mio breve lavoro il suo aiuto è stato prezioso. 
L’importanza dei soprannomi nella formazione dei cognomi è unanimemente riconosciuta dai linguisti; a ciò si aggiunga la valenza che essi rivestono per lo studio di usanze, credenze e costumi popolari di determinate popolazioni e delle loro classi sociali. Per non parlare della loro rilevanza nello studio dei dialetti che, nonostante il loro declino, rimangono pur sempre un patrimonio linguistico importantissimo. 
I motivi della nascita del soprannome sono di una estrema varietà. Scrive G. Rohlfs al proposito: “Mentre valore e significato di un tale nome generalmente risulta chiaro e evidente nella sua traduzione letterale, il particolare motivo dal quale ha potuto spuntare, rimane spesso oscuro.” (1)
Gli unici soprannomi per i quali si può individuare con certezza il motivo della loro nascita sono quelli riconducibili a un nome proprio o a un cognome. Per gli altri si può solo supporre che abbiano giocato un ruolo le caratteristiche fisiche in generale o una parte del corpo in particolare, le qualità caratteriali o spirituali e la somiglianza fisica o comportamentale, intesa naturalmente in senso metaforico, ad animali o a prodotti del mondo vegetale e infine la professione.
Nei piccoli centri il soprannome originario del capostipite, nato spesso da una distorsione del vero cognome, da una vecchia professione o dal luogo di origine, si tramandava per generazioni a tutti i discendenti e non era raro che esso fosse più conosciuto del nome di famiglia, anche perché permetteva di distinguere fra nuclei famigliari di uguale cognome. 
Esempi a Rimini: 
BARCHE – Soprannome tipico della famiglia Ghirardelli. 
BINDILEIN – Soprannome della famiglia Costantini.
BRUDORA – Soprannome della famiglia Bracconi.
E’ necessario aggiungere che nel presente corpus alcuni soprannomi sono in italiano forse per accentuare l’ironia che si riservava, in un mondo abbastanza rude come quello marinaresco, a chi teneva comportamenti e/o linguaggi dissimili da quelli degli altri componenti il gruppo, ma talvolta anche per rispetto. Anche per i cognomi dialettali si può senz’altro affermare che l’intento canzonatorio sopravanzava di gran lunga quello riguardoso. Alcuni altri sono femminili, anche se si riferiscono a uomini: per essi, a mio parere, bisogna sottintendere: ‘figlio di / della…’
Da un punto di vista socio-antropologico si può affermare che in generale l’esame dei soprannomi qui raccolti mostra che la comunità riminese dei primi quaranta anni del secolo scorso era una città provinciale, dove però cominciava a svilupparsi una economia turistica soprattutto con la costruzione del Grand Hotel, inaugurato nel 1908. La maggioranza della popolazione era tuttavia ancora formata da pescatori, contadini e braccianti. La passione per la politica era assai viva, come sempre lo era stata in tutta la Romagna fin dall’Ottocento, ma molto più sentite erano le pulsioni che potremmo definire ‘corporee’: mangiare, bere, fare l’amore. La prima guerra mondiale arrestò ogni attività, tuttavia nel periodo seguente la propensione della città verso il turismo balneare si riaffermò prepotentemente. Dopo la seconda guerra mondiale, che distrusse quasi il 50 per cento degli edifici cittadini, l’intraprendenza riminese riprese la vocazione turistica ricostruendo, trasformando i contadini in albergatori e, attraverso un grande sviluppo del terziario, portando la città a un livello di turismo elevato ma ancora vivibile. Negli ultimi 30 anni la Rimini di un tempo è purtroppo scomparsa per trasformarsi in una città del turismo di massa e del divertimento. 

Da un punto di vista fonetico, si nota subito che il vocalismo è in genere quello tipico dell’Italia settentrionale. Ecco alcuni esempi:
1.  usuale caduta della vocale atona in posizione protonica. (2) 
      CADNÀZ = CATENACCIO
2. passaggio A > E in sillaba libera (vocale lunga + consonante breve). (3) 
BIÈS = BIAGIO
MANGÈTI = MANGIARE
Molto interessante è il soprannome DIÈVUL = DIAVOLO, che oltre al fenomeno descritto in 2 
mostra anche la metafonia di O > U.
3. caduta della vocale mediana nei proparossitoni.
      CIARGOT = chiericotto da CHIERICO o CHIERICA (4) 
4. sviluppo metafonico di E > IE che però in alcuni casi diventa I.
      ZIG = CIECO (soprannome ZIGHITÒUN  = ciecone, grosso cieco = miope) (5) 
5. Invece un fenomeno tipico del riminese rispetto agli altri dialetti romagnoli è la E finale in parole come  ad esempio 
‘quatre’ = quattro, in confronto a ‘quatar’. (6)
      PINO – E PÈDRE (PÈDAR) – Pino il padre
Anche il consonantismo non si discosta molto da quello settentrionale.
6. Passaggio a inizio parola da affricata prepalatale sonora G a affricata sonora ? 
      ZIRÒLME = GIROLAMO
7. La normale degeminazione delle consonanti geminate non solo nei soprannomi in dialetto, ma anche in quelli in italiano.
      BELEZZA 
      CIUFINO, ecc.
8. Nel gruppo DR assimilazione consonantica di D a R. (7)
      PAROUN DOLZ – PADRONE (CAPITANO) DOLCE
      PARUNZEIN – PADRONCINO
9. Casi di dissimilazione consonantica, cioè la tendenza a differenziare i medesimi suoni che si ripetono   nella parola. 
      ANARTICH = ANARCHICO. (8)
Quanto alla morfologia è opportuno segnalare che l’articolo determinativo maschile singolare nell’Italia Settentrionale era originariamente derivato dall’antico pronome dimostrativo ILLE,  sviluppatosi poi in parte come EL e in parte come LO. Nei testi antichi si trova in Emilia EL divenuto in seguito AL e in Romagna E che, come si vedrà, accompagna numerosi soprannomi. (9) Questa E diventa L’ con i sostantivi maschili inizianti per vocale; esempio L’americhén = l’americano. In tutti i dialetti emiliani e romagnoli (10) LA per il femminile singolare, I per il maschile plurale, AL per il femminile plurale (AGL’I se il sostantivo femminile inizia per vocale). 

Nella trascrizione dei soprannomi dialettali gli accenti e i segni grafici saranno ridotti al minimo per facilitare l’intelleggibilità della pronuncia. Infatti “una trascrizione fonetica su basi scientifiche muterebbe il dizionario in una giungla di segni accessibili soltanto a pochi iniziati”. (11)
A 
a tonica lunga :  à come in ‘màt’ =  matto
a tonica breve :  á come in  ‘báca’ = bocca
E
e tonica aperta : è come in ‘pèla’ = pelle
e tonica chiusa : é come in ‘céccia’ = ciccia
ée finale, suono raddoppiato con la prima e tonica e la seconda articolata abbastanza chiaramente come in ‘stipèe’ = stipato 
èin : suono di ei, con e tonica seminasale e i semivocale come in ‘albinèin’ = albino
I 
come in italiano
O
o tonico aperto : ò come in ‘livròt’ = leprotto 
o suono chiuso : ó come in ‘gózz’ = aguzzo
òun : finale, con o tonico seminasale e u semivocale come in ‘barbòun’ = barbone
ò suono aperto come in gòb = gobbo
C finale
ć affricata prepalatale sorda come in ‘putàć’ = sorta di zuppa
c suono di k come in ‘blac’ = straccio
G finale
g affricata prepalatale sonora come in ‘gàg’ = rosso
S finale
ś sonora come in ‘radiśèin’ = radicino
s sorda come in ‘sèt’ = sette
s’c suono di s sorda + c sorda davanti a e / i come in ‘sc’iafulèina’ = ciabattina
Z
z affricata sorda come in ‘belézza’ = bellezza
ź affricata sonora come in ‘ źighitòun’ = miope
note
1 G. Rohlfs, Dizionario dei cognomi e soprannomi in Calabria, Longo Ed. Ravenna, 1993, p. 307
2 G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti – Vol. I, Fonetica, Einaudi editore, 1966, p.169  
3 G. Rohlfs, Grammatica storica ecc., I, p. 39  
4 G. Rohlfs, Grammatica storica ecc., I., p 172  
5 G. Rohlfs, Grammatica storica ecc., I, p. 116
6 F. Schürr in: G. Quondamatteo, Dizionario romagnolo (ragionato), Rimini, 1982,  I, VIII
7 G. Rohlfs, Grammatica storica ecc., I, p. 371
8 Altri esempi di dissimilazione consonantica, che però non competono ai soprannomi, sono la voce PÓPLA = ciuffo di capelli in cima al capo, crocchia, che, secondo altri dizionari del romagnolo (Morri, Ercolani) diventa LÓPLA, NÓPLA Quond. 392 e CAPUMÈLA = CAMOMILLA. Quond. 114. G. Rohlfs, Grammatica storica  ecc. p. 461, cita anche il romagnolo (?) FIÒPA di fronte a PIÒPA (pioppo).
9 G. Rohlfs Grammatica storica ecc, II, pp. 104-5
10 Quanto ai dialetti emiliano – romagnoli, per F. Schürr “ ‘l’emiliano’ si dovrebbe definire come un gruppo di parlate lombarde gradualmente romagnolizzate e non parlare più di un gruppo dialettale ‘emiliano – romagnolo’, il che non è giustificato né storicamente né strutturalmente.” F. Schürr : L’evoluzione dei dialetti romagnoli, in La voce della Romagna. Profilo linguistico letterario, p. 31
11 F. Schürr, in Quondamatteo, op. cit. I, XI

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