parti del corpo
BÁCCA SÓTTA – bocca asciutta
BUDÈLA – le budella, perché probabilmente
era un mangione
GAMBÌN - gambina
GURÒUN – le gambe
modo di vestirsi
CENCIOSO – figura notevole nella Rimini del passato:
era sempre sporco e malvestito, da qui il soprannome. Faceva l’asta del
pesce nella Vecchia Pescheria e si faceva pagare a scudi (uno scudo erano
5 lire)
GIACHTÈIN – diminutivo dialettale del sostantivo
giachèta = giacca. Quindi: giacchettina
SCAMICIÒLI – da ‘camicia’
SCARPÈINA, BARABA – perché si pavoneggiava
sempre per le sue scarpe. Baraba = Barabba, nel senso di furfante, imbroglione
ma anche di povero disgraziato
cibi, bevande e commestibili
BISCÒT – pane biscottato, senza sale, a forma
di ciambellina, per la provvista di bordo. Si conservava a lungo e diventava
durissimo. A pezzi e fatto bollire col sugo di pesce, costituiva al sópi,
le zuppe (14)
BUMBA – si intende il vino, il buon bere, anche se bumba
è uno di quei vocaboli inventati che si usano per dare da bere ai
bambini
CARAMÈLA – caramella
CICHÉTTI – cicchetto, perché gli piaceva
bere
CIRÒ – vino calabrese. Evidentemente un gran bevitore
E BUCÒUN – il boccone
E SQUAQUARÒUN – squaccherone, formaggio stracchino
della Romagna. Ma anche possibile il significato di chiacchierone
GELATI
INSALADÈIN – insalatina
PAGNÈT – panetto di burro
PASTA CALDA
PATATÈINA - patatina
PUTÀĆ – sorta di povero gulasch, composto di brindelli
di carne, regaglie e patate (15)
RADIŚÈIN – ravanello
TRIPLE-SÈC – MEZÈTO – il soggetto aveva
navigato come marconista e portava questo soprannome riferito al liquore
anche se non era solito bere, ma solo perché era molto strambo e
talvolta dava l’impressione di essere ubriaco.
attrezzi, oggetti, luoghi pubblici
BAGÀI – cosa, oggetto qualsiasi
BARILÒUN – grosso barile
BASTÒUN – bastone
BATÀNA – cfr. batlèina
BATLÈINA – diminutivo di batèla, piccola
barca malandata, spesso con un palmo d’acqua nel fondo, usata spesso nei
porti per pitturare o per piccoli servizi. (16)
BICÉR – bicchiere, perché gli piaceva il
vino
BICÉRINI – bicchierini, come sopra
BICICLETTA
CADNÀZ – catenaccio, ferro vecchio.
CANÒUN – cannone, per la sua voce stentorea
CAPLÌNA – cappellino
CAVÀGNA – cesto
CÌNO – cinema
CIÒCIUL – i ciòciul erano palle ovali
di legno, della grossezza di un melone, che si fissavano sotto la rete
per proteggerla dal fondo sporco della spréa. “La spréa è
un termine che vale a definire lo specchio d’acqua e i relativi fondali,
che si trovano a 25-26 miglia dalla nostra costa (con una profondità
di 26-27 braccia) fino alla costa iugoslava. Spréa deriverebbe da
aspro: il fondale è cosparso di sabbia grossa e ricco di vegetazione.”
(17)
DIVERGÈNT – si tratta di due tavoloni di legno
- chiamati anche ‘porti’- fissati alla barca a dritta e a sinistra della
poppa, aventi lo scopo di tenere divaricati i bracci della tartana, consentendo
a un solo barchetto il traino di questa. (18)
E BLÀC – BUL – lo straccio. Bul è incomprensibile
E STRÀZ – lo straccio
GABIÒUN – gabbione
GAMÈLA – gamella, recipiente metallico per il
rancio di soldati e marinai
LA PIVA
LA SVENTULA – la ventola
LAVADÙR – SORMAIÉR – Il lavadùr
era il lavatoio pubblico. Sormaier significa ‘sommellier’.
MANGALÒT – da ‘manga’, il sacco di qualsiasi rete
da pesca
MARMUTÈIN – senza dubbio dalla voce dialettale
marmòta che era una robusta cassetta di legno contenente tutti gli
attrezzi del calafato. (19)
MASCARUNZÈIN - da ‘mascaròn’ = uomo che muta parere
e opinione con estrema facilità. E Mascarunzèin era stato
un marinaio famosissimo a Rimini. (20)
Da it. maschera, forse anche nel senso di faccia dipinta o con voglie?
PIFFARINO – da piffero
PISTOLA – perché si diceva portasse una pistola
PISTÒUN – pistone o pestone?
PIVIÈL - piviale, veste religiosa
PZÀZA - bisaccia
RUCHÈT – rocchetto, forse anche per assonanza
col cognome del soggetto (Rocchi)
RUMGÀIA – era quello che rimaneva nella rete dopo
aver tolto i pesci
SACTÈIN – diminutivo della voce dialettale sachèt,
che era una piccola palla di cordame con un peso all’interno e che, legata
a una sagola, veniva lanciata a terra da bordo durante l’operazione di
ormeggio. Alla sagola era unito il grosso cavo d’ormeggio. Così
si poteva far giungere il cavo a chi era sulla banchina. (21)
SC’IAFULÈINA – ciabattina
SCUDLÒT – ciotola, spesso di legno.
SGADÉZZ– segatura, il segaticcio.
VALÌSA – valigia
ZINALÒUN - grembiulone
chiesa e religione
DIASÉLLA – il ‘Dies Irae’. Per un certo
periodo fu molto popolare in città la seguente cantilena basata
appunto sul Dies Irae: “Dio séla, Dio sèla, / tott i dè
foss sempar d’quela (Dies Irae, Dies Irae / tutti i giorni fosse sempre
lo stesso), con allusione al preteso desiderio del parroco di fare, per
desiderio di quattrini, un funerale tutti i giorni. (22)
E CAPLÈN – il cappellano
E PRÉT – il prete
S. ANTÒGNE – S. Antonio
animali
BAGARÒZ – larve dell’Hipoderma bovis, mosca che
vive nei pascoli oltre i 400 m. e depone le uova sul pelo dei bovini
BARÀCULA – specie di razza con occhi piccoli
e cisposi
BICÀZA – beccaccia
BISÁT – anguilla
CANARÈIN - canarino
CANINI – una sorta di amante dei cani
CAPÒUN – significa ‘cappone’ e ‘tarabuso’, ma
è anche uno pezzo di cavo robusto con un grosso gancio metallico
alla estremità per issare a bordo, con il paranco, l’ancora, agganciandone
la marra
E CHÈN DE CANTINÈIN – il cane della cantinetta
E GATÒUN – il gattone o forse anche, in senso
traslato, da ‘gàta’ = sbornia, quindi ‘grossa sbornia’
E GRÀNC – il granchio
E LEÒUN – il leone
E NÉĆĆ - il nicchio, conchiglia di mollusco, oppure
nella locuzione “dè d’ néćć” = irritare, sfregare
E STURIÒUN – lo storione
E SUMÀR – il somaro
FIS’CIÒUN – fischione, forse perché il
soggetto fischiava forte, ma il fischione è anche un uccello e così
era detta anche la sirena a vapore che chiamava al lavoro gli operai delle
officine locomotive. Era anche un maccheroncino fatto a forma di penna.
(23)
GALARÒUN – nome del cappone mal castrato
GALÈTT - galletto
LA BRÉCCA – la somara
LA CAVALÉTTA
LA FOCA – forse per il suo incedere
LA MUNGHÈNA – munghèna significa in riminese
‘mongana, vacca da latte’. In senso figurato anche una donna giovane e
prosperosa (24)
LA PÉGURA – la pecora
LA VÀCA – a mucca, la vacca
LASCÒUN – la ‘lasca’ è la saraghina piccola.
I riminesi chiamano saraghina’ un pesce della famiglia dei clupeidi alla
quale appartengono l’acciuga o alice, la sarda o sardella, la cheppia e
l’aringa. (25)
LIVRÒT – leprotto
MANDRÉLL – generalmente è il soprannome
di Armando ma potrebbe anche significare ‘mandrillo’, forse con allusione
erotica
MERLÓZ – merluzzo
MUSLÈIN – moscerino, forse per la corporatura
minuta
NASÈLO – nasello
PAGANÈL – ghiozzo paganello (Gobius paganellus)
o ghiozzo nero (Gobius niger jozo). Secondo la leggenda il nome di paganello
gli deriverebbe dal tempo delle predicazioni di S. Antonio da Padova a
Rimini, fra il 1221 e il 1223. Non ascoltandolo gli uomini, il Santo si
mise a predicare ai pesci alla foce del Marecchia. Soltanto un pesce non
volle ascoltarlo: era il paganello (26)
PAZÈTT – sorta di anitra
RAGNÒUN - accrescitivo della voce dialettale ragn
che può significare tanto ‘ragno’ quanto ‘pesce ragno’.
SCÌPA - seppia
SFÓIA CÈRA – sogliola chiara
SUSÈINA – pesce che appartiene alla fauna sottomarina
e trae il suo nome dalla somiglianza col frutto
TIGRA – tigre
ZÈMPA ED LÉVRE – zampa di lepre
ZI PÉGURA – zio pecora
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note
14 G. Quondamatteo, op. cit.
I, p. 64
15 G. Quondamatteo, op. cit.
II, p. 408
16 G. Quondamatteo, op. cit.
I, p. 50
17 G. Quondamatteo, op. cit. I,
II, pp. 134, 505
18 G. Quondamatteo, op. cit. I,
p. 169
19 G. Quondamatteo, op. cit. II,
p. 300
20 G. Quondamatteo, op. cit. II,
p. 302
21 G. Quondamatteo, op. cit. II,
p. 440
22 A. Fabi, I sipulèin d’Rémin’
in: La mia Rimini, Cappelli Ed. 1967, pp. 149-50
23 G. Quondamatteo, op. cit. I,
p. 201
24 G. Quondamatteo, op. cit. II,
p. 323
25 G. Quondamatteo, op. cit. I,.
446
26 G. Quondamatteo, op. cit. II,
p. 351 |