Brindisi |
Brundisium
(tardi e male Brundusium, Brendesium Geogr. Rav. IV 31 p 261; Brindisi
Tab. Peut. e Itin. Geros. 609; Brindice Geogr. Rav. V 12 p. 273;
abbreviato poeticamente: Brenda di Ennio secondo Fest. ep. 33; abitante Brundisinus;
greco: Brentesion - Brenthsion in Polib. XXI 24, 16 errore di trascrizione – o Brendesion, Tol. III 1, 14.VIII 8, 4; Brendhsion, Etym. Gud.; abitanti Brontesinoi sull’iscrizione nota solo in
copie del XVI secolo CIL IX 48 = IGI 674, dove Var. Broundesinoi und Brendesinoi; Brendesinoi sulla vecchissima IGI 672, Brwtesinh iscrizione di Naxos
Dittenberger Hermes XVI 1881, 163), importante città portuale in Calabria, ora Brindisi.
Pare che il nome derivi dal messapico e significhi “testa di cervo“, per la
somiglianza dell’insenatura portuale molto ramificata con i fusti delle corna
del cervo (Strab. VI 282: th Messapiwn glwtth Brentesion h kejalh tou elajou kaleitai. Steph. Byz.: Brention para MessapioiV h tou elajou kejalh, wV SeleukoV en deuterw glwssvn. Esichio: brendon elajon, similmente Etym. Gud. Schol. Bern. Lucan. II 609: Brundusium
oppidum in fine Italiae, quod conplures auctores a forma situs cognominatum
tradunt, est enim simillimum cervino capiti, quod sua lingua ‘brunda’ dixerunt).
Tradizioni incerte di una colonizzazione greca in tempi remoti (fondatore un
figlio di Eracle, Brento: Stef. Biz.; o Diomede con Etoli in fuga:
Giustin. XII 1, 7, cfr. Heracl. Pont. R. p. 27; o cretesi in fuga sotto la
guida di Minosse o Iapigio o Teseo: Strab. VI 282. Mitogr. Vat. II 125.
Schol. Lucan. op. cit.) fanno capire che qui l’ellenismo non ha preso piede
stabile nei tempi più antichi. Come colonia greca in territorio brindisino
compare invece Taranto che entrò in molteplici relazioni con B. (Strab. op.
cit. Giustin. IlI 4, 12) e seppe concentrare essenzialmente su du sé il
commercio fra la metà orientale dell’Italia meridionale e la madrepatria
(Polib. X 1. 8). Il porto di B., già ricordato da Erodoto (IV 99), rimase un
deposito per le popolazioni indigene (Scymn. c. 363: Brentesion epineion tvn Messapiwn ; cfr. Skylax 14). La città era governata da propri
principi (Strab. op.cit.): a B. è stata trovata un’unica iscrizione messapica
che però è una delle più lunghe e forse la più antica di questo dialetto
(Mommsen Unterital. Dialekte 60). Di questo periodo è anche il caduceo di
bronzo con iscrizione (da sinistra destra) damosion Fouriwn (da destra a sinistra) damosion Brendesinwn (IGI 672. Mommsen Herm.III 298). Maggiori informazioni
sulla città le abbiamo dopo che essa, sconfitti i Salentini nell’anno 488 della
città = 266 a.C. (Eutrop. II 17. Floro I 15 [20]. Zonara
VIII 7 da Cass. Dio),
cadde in mano ai romani. Lì venne condotta nel 246 (Liv. ep. 19) o nel 245
(Vellei. I 14) una colonia di diritto
latino: il giorno della fondazione erano le nonae Sextiles (Cic. pro
Sest. 131; ad Att. IV 1, 4). La principale preoccupazione dei romani era quella
di rendere utilizzabile l’eccellente porto per la loro marina: esso compare
come punto d’appoggio delle operazioni della flotta già nella guerra illirica
del 229 (Polib. II 11), e poi durante la seconda guerra punica contro i
macedoni (Liv. XXIII 48, 3. XXIV 10, 4. 11, 3) e spesso durante tutto il II
secolo a.C. (Liv. XXXI 14, 1. XXXIV 52, 1. XXXVII 4, 1. XLIV 1, 1. XLV 14, 8).
Anche gli emblemi delle monete coloniali (solo rame; Mommsen Röm. Münzwesen
284. 291. 321 351): Nettuno incoronato dalla Vittoria, o Eros sul delfino (tipo
dei tarantini) sottolineano l’importanza marittima della città (Cat. Brit. Mus.
Italy 154 - 157. Garrucci Mon. dell'Italia II 121. Berliner Münzkatalog III 1,
213). Nella guerra annibalica B. si mantenne fedele a Roma (Liv. XXV 22, 14.
XXVII 10, 7), dopo la guerra degli alleati divenne municipio e i suoi cittadini
assegnati alla tribù Maecia (Kubitschek Imp. Rom. tributim discr. 39). Quando
nell’anno 83 Silla ritornò dalla guerra mitridatica per volgersi contro i
seguaci di Mario in Italia, gli abitanti gli aprirono città e porto, per cui
egli li beneficò con una esenzione fiscale di cui la città fruì ancora a lungo
(Appiano b. c. I 79: edwken ateleian hn kai nun ecousin). B. viene nominata spessissimo
nella guerra fra Cesare e Pompeo
(Cesare b. c. I 24 - 28. Cic. ad Att. IX 3. 13. 14. 15. Lucano Il 609 -
735. Cass. Dio. XLI 12. Appiano b. c. II 40), e poi nelle operazioni belliche di
Ottaviano e Antonio (Appiano b. c. IlI 11. V 56. 57 -
60. 93. Cass. Dio XLVIII 27-30. Plut. Anton. 35). In epoca imperiale B. rimase municipio e mantenne la sua
importanza di porto mercantile più importante della costa orientale dell’Italia
meridionale, così come per il traffico dei viaggiatori diretti in Grecia
(Strab. VI 282. 283. Plin. n. h. IlI 101. Ulpian.
Dig. XIV 1, 1, 12. Itin.
Ant. 317. 323. 497). Virgilio morì a B. nel 19 a.C. di ritorno dalla Grecia
(Donat. vita Verg.); Agrippina approdò qui con le ceneri di Germanico (quod
naviganti celerrimum fidissimumque appulsu erat, Tac. ann. III 1); anche in
seguito B. viene nominata spesso in occasioni di campagne militari e viaggi di
imperatori (Hist. Aug. M. Aurel. 9, 4. 27, 3; Sever. 15, 2). Una stazione della
flotta di guerra sembra esservi stata solo sotto Augusto e per breve tempo (CIL
IX 41- 43 con l’osservazione di Mommsen). Per la rete stradale italica B. aveva
grande importanza come punto d’arrivo della via Appia, che dal II secolo a.C.
portava a B. passando per Venosa - Taranto (Itin. Ant. 119. Tab. Peut. Geogr.
Rav. IV 31 p.261, v. vol. II p. 241); Traiano costruì nel 109 a.C. (pietre
miliari CIL IX 6003. 6004. 6008. 6013. 6015 ecc.: viam a Benevento
Brundisium pecunia sua fecit; l’anno seguente fu eretta all’imperatore dai decuriones
et municipes Brundisini una statua: CIL IX 37) la strada più diretta che
prese il suo nome da Benevento attraverso Canusio e Gnathia fino a B. (Itin.
Ant. 118. 315; Geros. 609. Tab. Peut. Geogr. Rav. IV 31 p. 261. V 1 p.
329 P.). Il territorio comunale di B. era esteso e fertile, celebri il miele e
la lana che venivano prodotti là (Strab. VI 282). Il mare forniva eccellenti
pesci (sargus, Enn. Hedyph. 4 in Appul. de mag. 39) e ostriche (Plin. IX
169. XXII 61). Secondo Plin. XXXIII 130. XXXIV 160 a B. venivano fabbricati
specchi di rame e stagno. In epoca tarda l’importanza di B. diminuì e al suo posto fiorì Hydruntum (Otranto);
Procopio (b. Goth. Il 18 p. 350. 27 p. 392) dice che la città non era fortificata. La Brindisi moderna ha solo resti antichi di scarsa
importanza: dirimpetto all’ingresso al porto interno un’alta colonna di
cipollino insieme con la base di una seconda, che probabilmente sostenevano un
fanale (un grande faro era piazzato sull’isola di Barra o Faro che si trova
davanti al porto esterno, cfr. sopra p. 26); inoltre resti di terme e
acquedotto. Le necropoli a occidente della città offrono numerosissime
iscrizioni funerarie, quasi solo di schiavi, liberti e gente minuta, come è
naturale in una città portuale con una grande moltitudine di operai. B. viene
menzionata fra gli altri ancora da Plinio VI 216. X 141 (avicoltura). XVII 166
(viticoltura) e più. Mela II 66. Lib. colon. II p. 262 Lachm.; senza dubbio la
firma di una costituzione di Diocleziano e dei suoi coreggenti, Cod. Giust. V
16, 23 (Bartudixi Mommsen). CIL III 3171. VI 2375 a 30. 2382 b 31. IX
23. Iscrizioni latine di B. CIL IX 32 –214. 6096 – 6150. 6391 – 6396c. Ef.
Epigr. VIII 2 – 51; greche in Kaibel IGI 672 – 684. [Hülsen.] |