Messina |
Messene, Messana (Μεσσάνα: questa la forma nominale
dorica in Pind. Pyth. IV 223. VI 35. Cic. Verr. II 5. Caes. bell. civ. II 3. III 101. Mela II 7, 16 (117). Liv. XXI 49. Plin. n. h. II 98 (10l). III 8, (121). Itin.
Ant. 86. 90. 491 ecc.); ma la forma nominale Μεσσήνη è più frequente nei greci:
Herodot. VII 164. Skyl. 45. ecc.; anche le monete hanno la forma nominale:
MESSENION, poi (cfr. prospetto per gli anni 491 e 461) anche MESSANION, inoltre
fino al 480 anche DANKLAION e dal 282-200 MAMERTINON. Forse dall’uso della
forma nominale M. o Messana si potrebbero fare deduzioni sulla fonte usata e la
sua epoca (prima o dopo il 461: cfr.il ‘prospetto’). Sui nomi delle monete:
Head HN 133 segg. La tradizione. Paus. IV 23,
5 racconta della guerra dei Messeni sotto Aristomene contro Sparta e del piano
di emigrazione dei Messeni: Gorgo pensò di impossessarsi di Zacinto e Mantiklos
di cercarsi una nuova patria in Sardegna. Poi arrivò un invito di Anassilao di
Reggio che discendeva anch’egli come quarta generazione da Messeni fuggiaschi.
Anassilao, che viveva in un rapporto di inimicizia con Zancle, consigliò di
conquistare quel ‘territorio fertile’ e quella ‘città in magnifica posizione’.
I Messeni accettarono la proposta e Anassilao li trasportò in Sicilia. Pausania
aggiunge a questa narrazione la storia della fondazione di Zancle. L’avrebbero
fondata i pirati, che in quella terra deserta circondarono il porto con un muro
per avere così un punto d’appoggio per i loro viaggi. Come capi di questi
pirati vengono indicati Cratemene di Samo e Periere di Calcide che avrebbero in
seguito chiamato altri greci come coloni. Nella lotta contro i Messeni e
Anassilao, gli Zanclei subirono una sconfitta per terra e per mare. La città fu
assediata e presa d’assalto. Quando gli Zanclei fuggirono agli altari,
Anassilao esortò i Messeni a uccidere gli uomini e a fare schiavi le donne e i
bambini. Gorgos e Mantiklos rifiutarono questo ordine, si riconciliarono con
gli antichi abitanti della città e abitarono insieme in quel luogo. Cambiarono
il nome della città da Zancle in M. Mantiklos avrebbe poi fondato un santuario
di Eracle fuori delle mura cittadine, il tempio di ‘Eracle Mantiklos’. Pausania
fornisce una data per questa fondazione della città di M.: ‘accadde nella
ventinovesima olimpiade’, quando il Lacedemone Chionis vince per la seconda
volta, durante l’arcontato di Milziade ad Atene. Prima di assumere una posizione riguardo questa tradizione,
ci volgiamo alla fondazione della città di Zancle da cui ebbe origine M. La
notizia più antica la offre Hekataios (fr. 72 in Steph. Byz. v. Zάγκλη): Zάγκλη πόλις
Σικελίας.
Εκαταιος
Ευρώπη. οι μέν
απò Ζάγκλου του
γηγενους ή απò
κρήνης
Ζάγκλης. Οι δέ
διά τò εκει Κρόνον
τò δρέπανον
αποκρύψαι, ω τά
του πατρòς
απέκοψεν
αιδοια.
Νίκανδρος εν
τω η Σικελίας.
,καί τις καί Ζάγκλης
εδάν
Δρεπανήιδος
άστυ’ τò γάρ
δρέπανον οι Σικελοί
καλουσι (Tuc. VI
4, 5). Nome. Se prescindiamo dalle derivazioni del nome Zancle da
persone (cfr. auch Diod. IV 85,1 = Timaios: απò Ζάγκλου βασιλέως) o dalla fonte,
resta la derivazione sopra menzionata da una parola sicula che si riferisce
alla forma della costa del porto.
Troviamo questa spiegazione anche in Strab. VI 268: M. si trova in una
baia del capo Pelorias - il tragitto alla volta di Reggio è di 60 stadi -. La
località è una fondazione dei Messeni peloponnesiaci che cambiarono il nome
perché prima il luogo si chiamava Zancle per la curvatura della costa (διά τήν σκολιότητα) (ζάγκλιον γάρ εκαλειτο τò
σκολιόν) ed era inizialmente un
insediamento dei Nassi di Catana; in seguito si stabilirono qui anche i
Mamertini, una tribù dei Campani. Non lontano dalla città si trova Cariddi,
dove molte navi affondano nella corrente. I Mamertini conseguono un predomini
così forte sui Messeni che tutti chiamano gli abitanti più Mamertini che
Messeni: ευοίνου τε
σφόδρα της
χώρας ούσης, ου
Μεσσήνιον καλουσι
τόν οινον, αλλά
Μαμερτίνον... La
spiegazione del nome che troviamo in Strabone e in Tuc. VI 4 \ 5 (v. sopra)
risale dunque a Hekataios. Per Strabone e Tucidide Antioco di Siracusa potrebbe
essere l’intermediario (cfr. posizione e territorio di M.) I due nomi. Il luogo ha dunque due nomi, uno più antico ‘Zancle’
e uno più recente ‘Messana' o ‘Messene’. Non tutti gli scrittori conoscono o
nominano i due nomi. Eforo, che per Scimno è la fonte, enumera v. 285 segg. le
città siciliane iniziando dallo stretto: Zάγκλη, Κατάνη, Καλλίπολις, έσχ’
αποικίαν./ πάλιν δ’απò
τούτων δύο
πόλεις, Εύβοια / καί Μύλαι
κατωκίσθησαν
επικαλούμεναι /ειθ’Ιμέρα καί
Ταυρομένιον
λεγομένη. Ritroviamo ciò in Strab.
VI 272; 268 e in Tuc. VI 2-5, che però non enumera soltanto. Anche qui Eforo,
Strabone e Tucidide potrebbero rifarsi ad Antioco. Eforo in Scimno dice poi
293: Μεσσήνην δ’Ιωνες εκ Σάμου (έκτισαν), senza però far capire che
le città nei v. 285 e 293 sono le stesse. Eforo sembra dunque trascrivere le
sue fonti in modo acritico. Anche Scilace enumera nel suo Periplus le città
greche della Sicilia: Πόλεις
δέ εισίν απò Πελωριάδος
Ελληνίδες αίδε: Μεσσήνη καί
λιμήν
Ταυρομένιον... Si vede che qui non scrive
un letterato come Eforo, ma un uomo che scrive un portolano d’uso
pratico in un’epoca in cui esisteva solo il nome M., e precisamente nella forma
Μεσσήνη. v. p. 1201, 63. La storia della fondazione.
Tucidide racconta (da Antioco?) dettagliatamente della fondazione VI 4, 5 segg.
Confrontiamo con il racconto di Pausania scritto sopra quello di Tucidide e
degli altri. Paus. IV 23, 5 segg. Thuc. VI 4 e altri cfr.
il racconto scritto di Pausania
scritto all’inizio dell’articolo. . a) Pirati fondarono Zancle. a) cfr. Thuc. VI 5: a Zancle abitavano pirati della calcidica Cuma
(Siculi come protoabitanti: cfr. interpretazione del nome Zancle e Tuc. VI 4,
5). b) Manca in Pausania. b) Thuc. VI 4: Zancle è
fondata απò Κύμης
της εν Οπικία, Χαλκιδικής
πόλεως. c) Fondatori: Cratemene di Samo c) Poi vennero genti da Calcide e dal resto dell’Eubea: e Periere di
Calcide. Periere di Cuma e Cratemene di Calcide.
Strab. VI 268: Nassi da Catana parteciparono prima
dei Messeni alla fondazione di Zancle. La differenza principale consiste in primo luogo nel fatto
che Pausania non distingue fra una prima fondazione ‘calcidico – cumana’ di
Zancle e il più tardo rafforzamento per opera di elementi di Samo. Registriamo:
Zancle è stata colonizzata dapprima dai Calcidesi dell’Eubea. Calcidesi erano
anche i Nassi di Catana, perché Calcide fondò Naxos e Naxos Catana. Intorno al
648, secondo Thuc. VI 5, Zanclei e Calcidesi fondano Himera, che effettivamente
intreccia il suo destino con quello di Zancle-M. Paus. IV 23, 5 segg. Thuc. VI 4 e altri d)
Manca in Pausiana. d)
Tuc. VI 4: ‘Samii e altri Ionii’ scacciarono i Calcidesi, Anassilao e poi in
seguito i ‘Samii’. Anche Eforo in Scimno v. 293 nomina in Messana ‘Ionii di
Samo’, ed egualmente Aristot. Pol. 1303a racconta dell’accoglienza di Samii a
Zancle. Cfr più sotto. e)
Mantiklos propone ai Messeni nella
e) L’esortazione agli Ionii all’emigrazione avvenne nel periodo
persiano: la meta doveva essere la Sardegna. Histiaios di Mileto e Bias ne
furono i promotori: Herodot. V 106. I 170
lotta contro
Sparta l’emigrazione in Sardegna. f) Manca in
Pausania. f) Erodoto VI 22
seg.: Dopo la battaglia navale di Lade i Samii decidono l’emigrazione. Zancle
esorta tutti gli Ionii a fondare una colonia ionica in Sicilia presso Kale
Akte. Samii e Milesi seguono l’appello di Zancle.
g) Anassilao 1 chiama i Messeni in Italia,
esalta la bellezza del paese e della città
degli Zanclei, li trasferisce
nell’isola e aiuta i Messeni nella
conquista della città. g) I Samii e i Milesi
seguirono il consiglio di Anassilao
di Reggio, nemico degli Zanclei,
e si impossessano con l’astuzia della città di Zancle (Erodoto). Anche Strab.
menziona VI 268 la provenienza peloponnesiaca dei Messani. In seguito Anassilao
scaccia di nuovo i neocittadini Samii. . h) h) Zancle chiama
in aiuto Ippocrate di Gela. Questi però li tradisce e lascia i Samii in
possesso della città di Zancle. Comunque, fra il periodo calcidico di Zancle, preceduto
da uno siculo, e la storia messenica di Zancle - Messana c’è un’epoca ‘samo –
milesia’.della città. Questo periodo viene distinto temporalmente ‘dopo la
battaglia di Lade’ – ‘invito degli Zanclei alla fondazione di una comune città
ionica’: nella lotta contro il loro nemico Reggio; - ‘all’epoca del tiranno
Anassilao di Reggio e di Ippocrate di Gela’: prima di seguire questo problema
cronologico, esaminiamo da vicino altre fonti. Nel suo excursus derivato da
Antioco, Tucidide non fornisce date sulle città greche siciliane (o solo date
molto imprecise; cfr. Beloch GG I 2. 784), ma Eusebio sì, forse dalla fonte di Tucidide,
quindi da Antioco, com’è probabile secondo Beloch op. cit. Zancle sarebbe stata
fondata secondo Euseb. Ol. 6. l (Abrah. 1260 =
756), e poi Naxos, Siracusa, Catana ecc. Indiscutibilmente l’occupazione dello
stretto nella storia della colonizzazione greca in Sicilia, in Italia
meridionale e poi sulla costa occidentale dell’Italia segnò uno dei passaggi
più importanti. Se ora prendiamo la storia della fondazione di Reggio, che
insieme a Zancle dominava lo stretto, troviamo una tradizione (Antioco in Strab.
VI 257; cfr. il mio articolo su Reggio), secondo la quale Reggio è una
fondazione di Zancle, che fece arrivare i Calcidesi e fondare Reggio insieme a
Messeni in fuga. In questa tradizione è importante che intorno allo stretto si
siano combattuti Ionii e Dori, così che entrambi gli elementi hanno un ruolo
nel racconto della fondazione. Ora, poiché il nome Zancle è sicuramente più
antico del nome Messana, i Calcidesi, gli Ionii, i Milesi, i Samii hanno
originariamente avuto in loro possesso le due località, Reggio e Zancle. Però
come a Reggio, alla fine anche a Zancle ai vecchi cittadini ne subentrarono dei
nuovi. All’inizio erano elementi Samii, riconoscibili come cittadini di Zancle
non solo nella tradizione, ma anche nelle monete. Già l’esortazione dei vecchi
Zanclei a fondare in Sicilia una città panionica deve essersi indirizzata
contro una minaccia dello Ionismo, quindi contro l’elemento dorico fra i coloni
greci, che furono spinti a emigrare nel corso delle guerre messeniche e del
dominio di Sparta, soprattutto all’epoca della rivolta di Cleomene (Ed. Meyer G.d.A. II 343 A u. III 203). Dood (The Samians at Zancle-Messana:
Journ. hell. stud. 1908 [28] 56 segg.) ha registrato monete di tipo samio
fra le monete di Zancle, come anche a Reggio. Quindi i Samii devono essere
giunti non solo a Zancle, ma anche a Reggio, dove secondo Erodoto (cfr. sotto
g) li chiamò Anassilao. Con questa azione panionica di Zancle si deve porre in
relazione anche la fondazione di Imerafissata nel 648 (cfr. sopra). Anassilao, così
la forma dorica del nome 2,
significò per Reggio la vittoria del Doricismo sugli antichi cittadini ionici;
con grande energia egli avviò la trasformazione della vecchia Zancle nella
nuova M.: Ed. Meyer G. d. A. II 506. All’inizio egli, il cui regno va dal 494 al 476 (cfr. art.
Regium p. 497 seg.), si appoggiò sui nuovi cittadini. Dopo la caduta di Alalia,
gli abitanti focesi di questa città erano venuti a Reggio, da dove essi
approdarono a Velia (Erodoto. I 166 segg.). Che la tradizione in Strab. VI 257
racconti 3 che a Reggio prima di Anassilao
comandavano già ed esclusivamente i Dori, è inverosimile; sembra invece che
Anassilao abbia significato non solo l’inizio della tirannia, anche se mite,
(Aristot. Pol. VI p.l360 a. Dion. Hal. XIX 4. Erodoto VII 165. VI 23), perché
Anassilao avrebbe eliminato l’oligarchia, ma anche l’inizio del predomino
dorico. Anassilao si appoggiò, prescindendo dagli elementi dorici che circa
dalla seconda guerra messenica e poi specialmente dall’epoca di Cleomene
emigrarono poco a poco a Reggio, prima sui Samii per servirsi di loro, in
quanto nuovi cittadini, contro quelli vecchi e per vanificare agli Zanclei il
rafforzamento dell’elemento ionico. Poi però Anassilao si ricordò del suo
doricismo, scacciò i Samii e li aizzò contro Zancle. A Zancle i Samii non si
fermano a lungo, anche qui l’elemento dorico comincia a sopraffare quello
ionico. Anassilao conquista Zancle (cfr. sotto), aiuta i Milesi e i Sami a
ottenere il predominio sui vecchi cittadini sotto Skythes e tollera una
dominazione sotto Cadmo (Erodoto VI 23 VII 164: L. Pareti Contributi alla
scienza dell’antichità I Studi siciliani e italioti, Firenze 1914 75-77); poi
elimina la dominazione samia a Zancle (Erodoto VI 23. Tuc. VI 4 Ed. Meyer G. d.
A. II 506) e fonda le basi per la vittoria del Doricismo anche a Zancle. In tal
modo Zancle venne a chiamarsi Μεσσήνη (Erodoto VI 22, VII 164.
Tuc. VI 4, 5) 4. Secondo Busolt (Gr.
Gesch. II 782 e nota) i Samii a Zancle avrebbero già attuato il cambiamento di
nome in Μεσσήνη della città, e per questa
tesi egli crede di poter addurre monete di Zancle - Μεσσήνη di tipo samio. Io credo
improbabile che già i Samii, quindi Cadmo, abbiano nascosto tanto a lungo lo
Ionicismo da chiamare la città Μεσσήνη. Seguo dunque Tucidide e
non Erodoto. Tuttavia le monete sembrano avere dapprima la forma ionica Messenion,
ma dal 460 la forma dorica Messanion ha ottenuto la vittoria (Larizza
Rhegium Chalcidense la Storia e la Numismatica, Roma 1905 e Head HN 133 segg.).
Le monete dimostrano anche che il nome M. non è nato dopo il 460, per cui cade
anche l’ipotesi di Freemann (History of Sicily, traduzione tedesca II 276), che
il nome di Messana sia nato solo dopo la terza guerra messenica. (cfr. l’anno
396 in questo articolo) Facciamo il
punto: Zancle ha un nome siculo, è una delle prime colonie calcidico – cumano -
ioniche, insieme alla ionica Reggio rende sicuro per gli Ionii lo stretto,
intorno al 494, quando a Reggio il dorico-messeno Anassilao aveva raggiunto il
potere, esorta gli Ionii all’azione panionica, però deve vedere come i Dori a
Reggio trattengano i Samii, li mandino contro Zancle e li facciano signori di
quella città. Anassilao è temporaneamente (v. sotto) ο Ρηγίου και Ζάγκλης τύραννος (Diod XI 48 2), e anche la
coniazione delle monete fu unitaria per le due località (Head HN²). Poi però
intorno al 480 Anassilao pose fine anche al dominio samio a Zancle. Intorno al
480 compare il nome M., intorno al 460 la forma dorica Messane, così come il
signore di Reggio tiene molto alla forma dorica del suo nome ‘Anassilao’. Per
mantenere d’ora in poi lo stretto ai Dori, Anassilao fonda il porto di Scilla
contro i Tirreni (Strab. VI 257) e costringe i Messeni a mandare ogni anno un
coro di fanciulli a Reggio (Paus. V 25, 2). Lo sviluppo della potenza dorica di
Anassilao, che aveva anche buoni rapporti con Cartagine essendo nemico dei
Tirreni e dei greci ionici di Sicilia (Erodoto VII 165), assume forme
minacciose per gli Ionii. Egli aspira ad estendere il suo dominio sul
continente e prepara l’assalto a Locri. Sebbene sia diventato genero di
Anassilao (Diod. XI 26. Schol. Pind. Pyth. I 112), Ierone di Siracusa capisce il pericolo e
interviene quando Anassilao muove contro questa città (Diod. XI 48. Schol. Pind. Pyth.
II 34 e Ed. Meyer G. d. A III 348 A). Prospetto
della storia di Zancle-Messene fino
al 461. Prima del 750 Siculi a ‘Zankle’. (756)
735 (circa) Ioniii (Calcidesi) fondano a
Zancle una città, poi da Zancle a Reggio. Essi vivono secondo le ‘leggi di
Caronda.’ 1. 1.
guerra
messenica (intorno
al 740) I Messeni non arrivano allora agli stretti, al
massimo fino a Taranto. 2.
guerra messenica Forse i Messeni sono arrivati isolatamente a Reggio e a Zancle ma il
loro Doricismo rimane inizialmente senza importanza (intorno al 650) :
probabilmente Anassilao è il quarto nella successione della sua stirpe, cioè
(480 + [4x30] = 600) intorno al 600 il doricismo comincia l’ascesa. Intorno al
648 i Calcidesi fondano Imerada Zancle. Tumulti di Cleomene Altri
Messeni emigrano: il Doricismo prevale a Reggio che va con i Cartaginesi contro
Tirreni e Ionii. (intorno al 505) Insurrezione ionica,
Samii e Milesi emigrano, seguono
un invito di Zancle che esorta al panionismo contro i Dori, però si lasciano
trattenere da Reggio dove restano come nuovi cittadini. battaglia navale a Lade (intorno al 500) 494-476/5 Anassilao
trae le conseguenze dall’ascesa del Doricismo e diventa ‘tiranno’. Intorno al 494 I nuovi cittadini samii di Reggio danno
fastidio ai vecchi cittadini dorici e si lasciano spostare da Anassilao a
Zancle dove devono operare non a sostegno dello Ionicismo, ma a sostegno di
Reggio. Zancle
(e Reggio) conia monete col nome Messenion: Messene. Fino al 461 Anassilao
e il suo successore dominano le due città 494 - 461 (caduta della dinastia di Anassilao) Dal 461 si
incontra la forma dorica sulle monete di Zancle, che quindi si chiama dal 496
Messene, dal 461 Messana. Intorno al 461 Messana si stacca da Reggio. Per breve
tempo riaffiora ancora sulle monete il nome Δανκλαιον. M. dal 461 al 405. La popolazione a M. era dunque ξύμμικτος
(Thuc. VI 5, l). La città è dapprima ionica e fondatrice di Reggio, poi dorica
e dominata da Reggio, quindi nei contrasti fra Ionicismo e Doricismo non sa
bene da che parte stare. Oltre a ciò gli elementi costitutivi dorici delle due
città erano ‘Messeni’, quindi nemici di Sparta, cosa che avrebbe dovuto
spingerla più dalla parte dello Ionicismo che da quella del Doricismo. Nel 461
era avvenuta la caduta della tirannide fondata da Anassilao a Reggio e M. e il
passaggio alla democrazia, eventi nei quali Ierone di Siracusa, il genero di
Anassilao, svolge il ruolo principale tanto più che Ierone, dopo la distruzione
di Naxos e Leontini era diventato il vicino di Anassilao: Diod. XI 76. Nel
corso dei tumulti dei partiti (Giustino: IV, 3) M. si stacca da Reggio e va per
la sua strada. In questo periodo il vecchio nome di ‘Zancle’ sembra aver
ripreso vigore per breve tempo poiché Diod. XI 76, 5 parla di Ρηγίνοι μετά Ζαγκλαίων e vi sono monete con la
scritta Δανκλαιον che devono appartenere a
quest’epoca dopo il 461: A. I. Evans Num. Chron.
1896, ll0 segg. e Hill Coins of Sicily, Westminster 1903, 70. Beloch GG II l. 131 mostra,
basandosi su Giustino e il papiro Oxyrhynchos, che dopo il 461 a M. vinsero gli
elementi dorici per cui le monete da allora portano l’iscrizione Messanion. I
mercenari insediati da Anassilao a M. avevano portato la vittoria del Doricismo
a M. Si associano Locri e Siracusa e intorno al 440 si oppongono a Reggio che
intorno al 433 si unisce ad Atene insieme a Leontini. Tuttavia il modo di
pensare della popolazione a M. (e a Reggio) per il suo carattere misto non fu
mai unitario. Atene dominava attraverso Reggio solo una parte dello stretto, ma
aveva i suoi seguaci anche a M. (Holm Gesch. Sizil. II 5). D’altra parte ciò
non era diverso nelle altre città con la loro popolazione mista, così anche a
Reggio, che come Locri nel 427 era di nome alleato di Atene e il cui partito
leontino non poteva però essere troppo forte, tanto più che nel 461 era stato
debitore ai Siracusani della liberazione dalla tirannide. Tale era dunque la
discordante posizione dei Messeni e dei Reggini, quando nel 427 scoppiò la lotta
fra Leontini (Ionicismo) e Siracusa (Doricismo). Dalla parte di Leontini
stavano naturalmente Naxos e Catana, oltre a Camarina (Thuc. III 86, 2), e
appunto Reggio. M. stava senza dubbio dalla parte più forte e comunque sempre
là dove non stava Reggio da cui si era separata. Quando gli Ateniesi assalirono la fortezza di Mylai (Thuc.
III 90. Diod. XIV 8 seg.) che si appoggiava su una lingua di terra molto
sporgente nella parte orientale della costa settentrionale di Zancle (Strab. VI
266. 272. Scimno 287. Euseb. Ol. 16, l. Thuc. III 90) ed era sempre
appartenuta ai Messeni, e la conquistarono nell’estate 426, ciò ebbe tanta
efficacia per gli amici di Atene che nel 426 M. si arrese ad Atene. Thuc. III
90, 2 racconta a tal proposito: έτυχον
δέ δύο φυλαί εν
ταις Μυλαις
των Μεσηνίων
φρουρουσαι. La fusione della
popolazione mista a M. sembra dunque essersi attuata poco, evidentemente nelle filai
(distaccamenti) continuava a vivere la tradizione di stirpe; l’attacco
di Atene avvenne qui perché la parte messena, a cui competeva la sorveglianza
di questa importante fortezza, non era fidata. La conquista di Mylai non fu
incruenta, perché altri elementi avevano teso un agguato agli Ateniesi (Thuc.
III 90. 2). In ogni caso nelle filai (distaccamenti) messene vinse la
tradizione della loro discendenza o del loro legame con Reggio, quindi con
Atene; essi difesero Mylai molto negligentemente e andarono con gli Ateniesi
contro M. (Thuc. III 90, 3), che egualmente si acconciò a tutte le condizioni
senza una seria resistenza, cioè fece una alleanza e diede ostaggi.
Probabilmente i Siculi sono intervenuti, ma non è chiaro (all’inizio: cfr. però
sotto!) a chi vennero in aiuto (Diod. XII 54). Pertanto lo stretto nel 426 era
totalmente in possesso di Atene. Siracusa aveva
avuto un duro colpo, i primi abitanti dell’isola, i Siculi, si sollevano contro
il loro oppressore e si alleano con Atene (Thuc. III 103). Ma proprio questa
importanza strategica di M. sullo stretto induce Siracusa e soprattutto Locri a
lavorare alla riconquista di M. che vuole mantenersi neutrale. Quando le 10
navi dei Siracusani comparvero davanti a M., vinse di nuovo il partito dei
vecchi cittadini e M. passò di nuovo a Siracusa (Thuc. IV l). Così lo stretto,
dove a M. comandavano i Siracusani e a Reggio gli Ateniesi, fu controverso e
divenne campo di battaglia. Gli Ateniesi hanno perdite, i Siracusani gettano
l’ancora nel porto di M. (Thuc. IV 25). I M. sfruttano questa opportunità per
predisporre una spedizione per terra e per mare contro Naxos che era allora la
vicina del loro territorio. (Thuc. IV 25). Presso Akesines le navi si
fermarono. Quando i M. attaccano, i Siculi vengono improvvisamente in aiuto ai
Nassi (Thuc. IV 25, 9); Diod. op. cit. menzionò un intervento dei Siculi già
nell’assalto a Mylai. Poiché qui i Siculi sono amici dei Nassi e dunque nemici
dei Messani e anche dei Siracusani, l’unione dei Siculi ad Atene, di cui si è
detto sopra, deve essere avvenuta qui; a Mylai i Siculi dunque dovettero (cfr.
sopra!) essere venuti in aiuto a quei Mylaiesi che volevano unirsi agli
Ateniesi, cioè alle filai (?) messene. L’aggressione dei Siculi e una sortita dei
Nassi portò a una brutta sconfitta dei Messeni che perdettero circa 1000
uomini. L’esercito messeno riuscì a fatica a fuggire a M. e la flotta federata
non diede più notizie di sé per lungo tempo (Thuc. IV 25). M. dovette
accogliere in città perfino Locresi per poter resistere. Questo fu per Atene
una prova della debolezza di Messana. Si decise perciò un nuovo attacco a M.
insieme ai Leontini, che sono nominati (Thuc. IV 25), ma anche con la
partecipazione dei Siculi e dei Nassi. Thuc. IV 25, 10 menziona l’ingresso
degli Ateniesi nel porto senza accennare a battaglie, così che il porto appare
indifeso. Però i M. vincono per terra e volgono in fuga i Leontini. Anche la
flotta ateniese si ritira, ma innalza un segnale di vittoria. Poiché Atene
anche nel 425 si comporta passivamente e lascia a se stessi i Greci dell’isola,
a Gela nel 424 iniziano trattative di pace. A questo punto inizia la sua ascesa
Ermocrate, il plenipotenziario dei Siracusani che vuole ‘la Sicilia per i Greci
siciliani’, respinge cioé ogni intromissione di Greci non siciliani. Si fa la
pace. La conseguenza sono sovvertimenti all’interno dei partiti cittadini,
anche a M. I Locresi, venuti
come aiutanti dei Messeni dopo la sconfitta del 425 contro Naxos, a M., intorno
al 424, avevano apparentemente strappato il potere (Thuc. V 5), tanto più che
Locri, a prescindere dalle truppe d’occupazione, in un conflitto cittadino
aveva mandato altri cittadini; i Locresi potrebbero essersi mantenuti a M. fino
al 422. Quando Atene
intraprende la spedizione siciliana (416), è difficile per Atene trovare
alleati in Sicilia, eccetto Segesta. Nonostante ciò, il dominio dello stretto
resta strategicamente importante. Alcibiade mette perciò in evidenza la
necessità della conquista di M. (Thuc. VI 47). Ma un tentativo della flotta
ateniese di conquistare la città fallisce. In questo frangente è importante che
gli Ateniesi credessero di poter contare di nuovo su un partito amico fra i
cittadini (Thuc. VI 74). Ma Alcibiade, che intanto era passato a Sparta, aveva
avvertito il partito dei Siracusani a M. e tradito i membri del partito
ateniese (Thuc. VI 74, 5). Perciò, quando gli Ateniesi arrivarono e rimasero in
porto 13 giorni, i membri del partito siracusano in città presero le armi e
impedirono l’annessione (Thuc. VI 74, 2 e Freemann-Lupus Gesch.
Siziliens III 160). I
partiti devono essersi abbastanza uguagliati, poiché M. rimase da allora in poi
neutrale e non è più menzionata in questa guerra. Lascia andare in rovina le
sue mura. In seguito
incontriamo M. in occasione del ritorno di Ermocrate e di una spedizione contro
Siracusa (407-406). Egli sbarcò a M. e formò un reparto di mille uomini presi
dai cittadini fuggiti da Imera, con il quale muove senza successo contro la sua
città natale (Diod. XIII 63 segg.). M. partecipa alla battaglia dei Siracusani
contro Cartagine (406). Nell’intesa di Dionisio I con Cartagine (405),
ricordata da Diodoro (XIII 114) (cfr. Freemann-Lupus Gesch. Sizil. III 685),
viene espressamente sottolineata l’indipendenza dei Messeni insieme con Naxos e
Catana, poi Leontini, dove si erano rifugiati gli abitanti di Gela, Akragas e
Camarina e con i Siculi. Cartagine si fa quindi garante della loro indipendenza
nei confronti di Siracusa. Nel sud dell’isola comandavano i Cartaginesi, come
anche sulla costa settentrionale fin oltre le rovine di Himera. I mercenari
campani che avevano fondato a oriente di Imerala città di Halaisa, formavano la
truppa coloniale dei cartaginesi (Diod. XIV 8, 5 e Holm Gesch. Siziliens II 433). Quando
poi Dionisio I. dopo il 405 fa i conti con i suoi avversari politici e si
guadagna le simpatie dei mercenari campani dei Cartaginesi, dovette fare i
conti anche con M. che insieme a Reggio si era dichiarata per gli avversari di
Dionisio e aveva messo a disposizione una flotta. Dionisio vinse questi
avversari e si vendicò crudelmente sui loro aiutanti. Catana, Naxos e Leontini
furono in questo frangente di nuovo annientate, così che Siracusa divenne con
il suo territorio vicina di M. Perciò nel 399 M. si armò per la resistenza,
vale a dire formò un partito cittadino, che insieme a Reggio effettuò una
spedizione contro Siracusa. Ma nel frattempo i membri del partito di Dionisio I
a M. si sollevarono e ottennero in sua assenza la cessazione delle ostilità.
Poiché Dionisio I. stava per intraprendere una nuova guerra con Cartagine, M.
ottenne il perdono di Dionisio che regolò i confini a favore di M. (Diod. XIV
40. 44). Nel 397 troviamo perciò dei Messeni nella cavalleria di Dionisio
(Diod. XIV 56,4; diversamente Polyain. V l, 17). Nel 396 scoppia
di nuovo la guerra fra Dionisio e Cartagine. Imilcone si guadagna le simpatie
dei Siculi e sposta il teatro di guerra sulla costa settentrionale dell’isola.
Così M. è subito coinvolta nella guerra e deve pagare amaramente la sua
amicizia con Dionisio e la totale incuria per le sue mura. I partigiani di
Dionisio fuggono già prima a Siracusa, il resto tenta di resistere, ma si
lascia attirare fuori per combattere a capo Peloro, mentre la flotta
cartaginese entra in porto; le mura furono facilmente superate dalle truppe da
sbarco e la città conquistata. Gli abitanti di M. fuggono nei luoghi
fortificati (Diod. XIV 57, 6) del loro territorio o in città amiche. Tuttavia
Imilcone fa distruggere completamente M. (396) (Diod. XIV 54 segg.). Da M.
intraprende poi le ulteriori operazioni contro Dionisio che portano alla
vittoria navale presso Catana. Ma nell’esercito cartaginese che assedia Siracusa
scoppia la peste, sopraggiunge la sollevazione in Africa, la salvezza di
Dionisio. Nel 396/5 M.
risorse come colonia siracusana. Coloni provenienti da città greco - italiche,
soprattutto mercenari di Dionisio, rinforzano il numero degli abitanti (Diod. XIV
77), così che la nuova popolazione consisteva di Greci e non Greci (i
mercenari!). Era dunque una colonia militare (Diod. XIV 78, 5). Di nuovo sono
menzionati Μεσσήνιοι che,
coinvolti nella caduta di Lisandro, dovettero emigrare da M. (Diod. XIV 33. 78, 5. Paus. IV 26, 2). Essi intendevano insediarsi a M. ma Dionisio desiderava
evitare un conflitto con Sparta (Beloch GG III l, 369) e li insedia in
territorio messanico, 7 miglia a ovest di Tindari, di fronte a Lipari, su una
solida altura della costa settentrionale. Qui i Messeni, insieme con altri
coloni, formarono un insediamento abbastanza importante. Quando poi M.
come fondazione siracusana passò di nuovo dalla parte di Dionisio, Reggio si
precipitò contro M. I Reggini cominciarono la guerra contro M. nel 344 e sotto
Heloris assalirono Mylai, dove insediarono profughi di Naxos e Catana. Ma
questo insediamento sulla lingua di terra di Mylai resistette solo dal 896 al
894. I Messeni di Tindari (Diod. XIV 88, 5 e Ed. Meyer G. d. A. V 799 A.)
posero fine a questa fondazione reggina a Mylai. M. stessa resta tranquilla.
Nell’inverno 894 Dionisio muove contro Tauromenion che non riesce a strappare
ai Sicheli e ai Nassi. In seguito a questa batosta i Messeni di Tindari
sciolgono il loro patto con Dionisio, mentre M. dal canto suo gli resta alleata
(Diod. XIV 90. 8). Quando nel 393,
dopo la repressione della ribellione libica, ricompaiono i Cartaginesi e
conquistano parti dei Siculi, Dionisio viene in aiuto ai M. La battaglia
decisiva avviene a Tindari dove i Cartaginesi sono battuti sui monti di
Abakainon (393) (Diod. IVX 90). Quando Dionisio nel 392 fa la pace con
Cartagine, che gli porta cinque sesti dell’isola, M. resta sotto la sua
protezione, ma la resa dei conti con Reggio è il prossimo compito di Dionisio che
distrugge Reggio (368). Fra i reggini poté rimanere solo chi poteva pagare una
mina di riscatto, gli altri furono venduti come schiavi. Seguì il crollo
delle grandi potenze greche e la tirannide di Dion a Siracusa, che fu ucciso
nel 354 dai suoi mercenari. Nacque una bruttissima guerra civile a Siracusa, le
cui città federate e colonie ormai diminuiscono. A M. in quel periodo si fece
tiranno Ippone, mentre a Catana s’impadronì del potere un capo campano dei
mercenari, Mamerco (Nep. Tim. 2, 4).
Quando poi nel 343 Timoleone
dopo la vittoria sui Cartaginesi era diventato realmente signore di Siracusa e
capo dei Greci occidentali, M. sotto Ippone simpatizza per lui (Diod. XVI 69,
6. Plut. Tim. 20 e Beloch G G III l. 585 A.) ma, temendo di perdere la sua
indipendenza, fece un patto con Mamerco e altre città greche rivolto contro
Timoleone. Quando Cartagine viene in aiuto a questa lega, Timoleone comincia la
guerra nella quale sconfigge Mamerco. (Plut. Tim. 30, 34). I mercenari campani,
chiamati precedentemente dal più vecchio Dionisio, vengono cacciati da
Timoleone dovunque li trova, Mamerco cercò invano di far venire nuovi Campani e
fuggì presso Ippone di M. Così M. fu
coinvolta nella caduta delle città federate e dei Campani. Nel 346 Timoleone conquista
M., riesce a prendere prigioniero Ippone e lo fa giustiziare nel teatro davanti
a tutta la cittadinanza, compresi i bambini. Nel 337 la tirannide è eliminata a
M. (Plut. Tim. 37 seg.). I descritti destini della città di M. avevano
naturalmente rafforzato ancor più il suo carattere misto, poiché ai primitivi
componenti ionico-dorici si erano aggiunti dalla morte di Anassilao e dei suoi
figli Locresi, Messeni (cfr. 396/5), Nassi e Catanesi (cfr. ancora 396/5) e
altri. I Mamertini signori di
M. A Siracusa
Agatocle aveva fondato la sua tirannide. Egli sottomise quasi tutta la Sicilia
colonizzata dai Greci, così come molte tribù dei Siculi. L’assedio di M. fu
l’inizio di questo assoggettamento. Tuttavia nel 314 (Diod. XIX 65) M. riuscì a
respingere l’assedio per l’intervento di Cartagine e a conseguire la pace. Poi
però trovò un alleato in Akragas alla quale si unisce Gela. Poiché però anche
questa lega di tre città sembrò troppo debole, ci si rivolse per aiuto contro
Agatocle alla madrepatria dove Sparta, quindi l’egemonia dorica, promette
aiuto. Il re spartano Acrotato trovò un ulteriore aiuto nella dorica Taranto
nella quale erano pronte 20 navi, ma la disciplina spartana era troppo malvista.
Così gli Spartani si affrettarono a ritornare, Taranto si ritira, la lega delle
città deve cercare la pace attraverso la mediazione cartaginese. Nel 313 M.
divenne autonoma come le altre città, ma dovette riconoscere l’egemonia
siracusana (Diod. XIX 70 segg.), era dunque dal 313 effettivamente sotto il
dominio di Agatocle. Gli esuli siracusani dovettero lasciare M. (Diod. XIX
102). Ora Agatocle iniziò la lotta con i Cartaginesi, subì però, dopo iniziali
successi, una brutta sconfitta a Imeranel 310, in seguito alla quale M.,
Leontini, Catana, Camarina, Tauromenion ecc. abbandonarono e cercarono di
unirsi ai Cartaginesi (Diod. XIX 109 seg.). Nel 289 Agatocle morì e il
suo regno si disgregò. Nel 288 i famigerati mercenari di Agatocle, i Mamertini
campani, si stabilirono a M. con un attacco proditorio, la saccheggiarono
secondo le regole del loro antico signore, uccisero i cittadini, si divisero il
possesso delle donne e dei beni e usarono M. come base di partenza delle loro
scorrerie.5 Distrussero Gela e Camarina ed estesero
il loro dominio fino ad Halaisa (Diod. XXII 13, 1-2). I Mamertini erano ben
consapevoli dell’importanza strategica di questo luogo che dominava lo stretto
e assicurava il passaggio da e per l’Italia. Lo difesero contro Pirro e fecero
anche puntate offensive contro Siracusa e in Italia, dove Reggio era in
possesso dei Mamertini. Reggio si era unita, infatti, a Roma nel 282 per paura
dei Mamertini; come presidio romano aveva ricevuto una guarnigione campana che
impedì la defezione verso Pirro, ma nel 280, seguendo l’esempio dei Mamertini a
M., abbatté i cittadini e si impadronì della città. Così i Romani furono
coinvolti nella storia di Reggio e di M. Quando i Mamertini di M. fecero le
loro scorrerie sul continente, i Romani arrivarono davanti a Reggio, la
assediarono con l’aiuto siracusano e la conquistarono; i Campani furono
giustiziati (270). Il destino di Reggio tirò con sé anche quello di M. tanto
più che anche Siracusa ebbe in Ierone II un valido signore. Ierone II. incominciò la
lotta contro i Mamertini (269/8), prese i castelli nella valle del Simeto,
poi Halaisa, indusse Tindari e
Abakainon all’annessione e circoscrisse i Mamertini quasi esclusivamente a M.
Sul fiume Longanos, nella pianura di Mylai, annientò nel 264 i Mamertini (Polyb.
I 9. Diod. XXII 13; cfr. Beloch GG III l, 668, l). M. e i resti dei Mamertini
non osarono unirsi a Roma perché temevano di subire la sorte di Reggio, quindi
passarono ai Cartaginesi la cui flotta incrociava presso le Lipari. Ierone II.
si rassegnò. (Polyb. I 10. Diod. XXII 13. 7. Zonar. VIII 8). Così Annibale
divenne padrone della fortezza di M. (264). Roma non si rassegnò alla
occupazione cartaginese di M. e nel 263
trovò aiutanti in una parte della popolazione mamertino-messena. Solo insieme a
M. i Romani a Reggio erano padroni dello stretto e dell’attraversamento. Il
console romano Appio Claudio (Polyb. I 10. Liv. per. 16. Zonar. VIII 8. e
Beloch GG III l, 560 e 670) ricevette il comando di attraversare lo stretto e
di intervenire. Gli amici dei Romani a
M. ebbero il sopravvento e i Cartaginesi se ne andarono. Però anche i
Siracusani avevano interesse a M. e ora Ierone II e i Cartaginesi fecero fronte
comune contro i Romani per mantenere M. Essi assediarono M. mentre i Romani
riuscivano a mandare alcune reparti da Reggio a M. Dopo un insuccesso di Appio
Claudio, il romano ManioValerio riuscì nel 263 a battere i Siracusani per terra
e i Cartaginesi per mare e a liberare M. dall’assedio. Da allora M. rimase in
mano ai Romani. M. e i Mamertini divennero nel 263 federati di Roma, cioè
rimasero indipendenti ma obbligati al servizio militare (civitas foederata:
Cic. Verr. V 19, 50). Appoggiandosi a M., Roma cominciò la lotta contro Ierone
che, posto di fronte alla scelta se volesse dipendere da Roma o da Cartagine,
scelse Roma come il male minore. Così Roma iniziò la prima guerra punica
insieme a Ierone e ai Mamertini e non lontano da M., a Mylai, ottenne una
grande vittoria navale che però non fu decisiva. M. era l’importante base dei
Romani sul mare. M. sotto Roma. Quando nel
241 fu raggiunta la vittoria finale, M. ebbe il privilegio (insieme con
Tauromenium e Netum) di essere esente da imposte, di poter riscuotere per conto
proprio i dazi portuali e di stare sotto una propria amministrazione interna.
Anche se M. non poteva praticare una propria politica estera, aveva tuttavia
diritto d’esilio e di moneta e non era assolutamente sottoposta all’azione dei
funzionari romani, così che perfino i magistrati di passaggio dovevano deporre
le insegne della loro carica. Cic. Verr. III 6, 13. Plut. Pomp. 10 (Marquardt St.-Verw. I² 75, 12). Anche Verre favorì la città. Quando Pompeo
volle tenere un’udienza a M. (conventus), M. respinse questa ingerenza
nella sua sovranità in base al foedus (Plut. Pomp. 10). In questa posizione
eccezionale fra i 68 comuni (sulla posizione giuridica delle città siciliane in
ambito romano cfr. Marquardt 244 segg.) M. poté fiorire enormemente verso la
fine della repubblica ed ebbe un ruolo, anche se più di tipo passivo, nella
guerra degli schiavi e in quella civile (Cic. Verr. II 5 e III 6. Plut. Pomp. op. cit. Caes.
bell. civ. II 3 segg. ecc.). Nel 103 il cilicio Atenione avrebbe quasi
conquistato M. e solo nel 100 il pericolo viene eliminato da Manio Aquillio. M.
ebbe un ruolo importante insieme a Lilybaeum come base principale per la flotta
di Sext. Pompeo. Nella lotta fra Ottaviano e Pompeo M. subisce un saccheggio
dai soldati di Ottaviano. Nell’elenco di Plin. n. h. III 88 M. appare come una
delle due oppida civium Romanorum, insieme con Lipara, ma secondo
Marquardt op. cit. Plinio è poco esatto e affidabile nella classificazione
delle città secondo i diritti. Il mutamento prodottosi sotto Cesare, Antonio e
Augusto non è chiaramente riconoscibile nelle particolarità. Plinio parla di M.
(n. h. III 8 [14]) come oppidum Messana civium Romanorum, qui Mamertini
vocantur, e anche n. h. XIV 6 (8) dei tipi di vino (cfr. Athen. I 27) al
tempo del divus Julius: Mamertina circa Messanam in Sicilia genita.
L’episodio dei Mamertini rimase dunque unito al nome di M. In epoca romana M.
viene menzionata ancora spesso, soprattutto dagli autori del periodo imperiale,
anche se politicamente la città non gioca più un ruolo principale (Tolom. III 4, 9. VIII 9, 4. Plut. Tim. 20. Dion.
48. Appian. Samn. 9; bell. civ. II 97. Cass. Dio XL 8. Tab.
Peut. Geogr. Rav.). Un ruolo simile a quello
antico M. lo giocò grazie alla sua posizione anche nel medioevo, allorché i
Saraceni sotto Abul Abbas passarono da M. a Reggio. Dopo il 901, proprio a
partire da M. cominciarono sotto Ibrahim le disgrazie dell’Italia. Quando poi,
intorno al 1060, i Normanni presero piede a M., si avviava, come accadde una
volta con la presa di possesso di M. per opera dei Romani, il dominio normanno
della Sicilia e dell’Italia meridionale. M. determinò il destino dell’isola. Ritrovamenti, posizione e
porto di M. a) Come già
sottolineato, l’importanza della città Zancle-M. risiedeva nel dominio
strategico e politico - commerciale dello stretto di Messina. Solo un sottile
stretto di mare separa la punta settentrionale della Sicilia, la Peloria, dal
continente, nel punto più stretto largo poco più di 3 km (v. sopra), dunque più
stretto del basso corso del Danubio. Da Zancle si avviò perciò la fondazione di
Reggio, e il destino di Messina non si può facilmente separare da quello di
Reggio. Ionii e Dori avevano un uguale interesse a queste città, come anche
Atene e Siracusa. b) La città
greca si deve cercare fra il Torrente Boccetta e il Torrente Portalegni.
All’interno della città non vi sono costruzioni antiche e anche la posizione
dei templi è incerta. Così si cerca un tempio di Posidone sul posto della più
antica chiesa normanna di Messina, S. Annunziata dei Catalani, la cui abside è
in parte ancora conservata. Un santuario arcaico si trovava nel forte S.
Salvatore (Not. d. scav. 1929, 38), l’oggetto più antico dei tempi di Zancle
con motivi subgeometrici, protocorinzi e corinzi. Nel sud della città, nella
Contrada Angelo fu scoperta nel 1886 una necropoli greca (Giac. Tropea Studi
siculi e la necropoli zanclea, Messina 1894) e confermata nel 1924 attraverso
nuovi ritrovamenti (P. Orsi Not. d. scav. 1929, 46 segg.), cfr. su ciò Arch.
Anz. 1930, 415 seg. Nel duomo della città sono state usate colonne di marmo di
un tempio di Posidone che pare si trovasse nell’odierno lago salato di Pantano
presso capo Faro, e un tempio di Artemide stava al posto della chiesa la
Grotta. Molto promettenti sarebbero secondo P. Orsi (Not. d. scav. 1929, 59
segg.) gli scavi nel territorio di Milazzo (Mylai) dove è venuta alla luce una
necropoli arcaica. Iscrizioni di M. (greche e latine): IG XIV 401-420 e CIL X
6976. Una monografia su M. manca; sulla posizione: Holm Geschichte Siziliens
III 137, materiale in Busolt GG I. Head HN² 151. c) La costa sale
a terrazze da ambo i lati dello stretto, la sottile striscia del terziario e
del quaternario è chiaramente riconoscibile. Lo stretto di M. si deve
considerare non una valle d’erosione immersa, ma una creazione tettonica (cfr.
Philippson Das Mittelmeergebiet und das fernste Italien l98 segg.). La sua
profondità è scarsa, l’altezza di soglia arriva all’estremità settentrionale
fino a 100 m. Qui non sono mancati i terremoti. Ancora oggi la città vecchia di
M. è in rovina per il terremoto del 1908, e fra le macerie si possono vedere solo
poche costruzioni nuove. Il sottile stretto produce una corrente alterna con
vortici sulle sponde, la leggendaria Scilla e Cariddi. Le condizioni del porto
erano nell’antichità più favorevoli di oggi anche se il porto troppo piccolo è
stato ingrandito artificialmente (cfr. la mia cartina all’articolo Reggio). L’emblema della
città fu sempre il suo porto, cioè la lingua di terra che formava e circondava
il porto e che per la sua forma a falce diede al luogo il primo nome di Zancle
(siculo = falce). (Illustrazione in v. Duhn Aus dem klassischen Süden, tav.
68). Anche le
monete di Zancle, ma non quelle di M., mostravano questa falce; esse però non
danno come emblema e stemma della città la lingua di terra del porto, ma
appunto questa falce (cfr. Lehmann-Hartleben Die antiken Hafenanlagen des
Mittelmeeres, Lipsia. 1923, 237 seg.) Tuttavia il porto non era allora sicuro
come oggi, poiché i terremoti hanno fatto sorgere solo in epoca più moderna la
sua principale difesa, il Braccio di S. Ramieri. Il porto, che non ebbe mai
bisogno neppure di moli, non sembra avere avuto fortificazioni poiché
l’ingresso degli Ateniesi nel 426 (v. sopra) avvenne senza resistenza. Diod.
XIV 56 fa capire che un merlo girava intorno al porto per mettere al sicuro la
città dopo l’ingresso di navi nemiche. Particolarmente forte era la cittadella
della città. Pare che il porto offrisse spazio per 600 navi (Diod. 30 op.
cit.). I vortici che sono alla base della leggenda di Cariddi (sopra, vol. III
p. 2195) si originano principalmente presso il villaggio di Faro e al piccolo
faro della falce portuale di M., dove si trova soprattutto il vortice Garofalo,
nel quale si immerse il ‘tuffatore’ Cola Pesce di Catana sotto lo Hohenstaufen
Federico II. Il cambiamento della corrente avviene di 6 ore in 6 ore. d) Come forte di
M. viene fondata Mylai (oggi Milazzo) sulla costa settentrionale del territorio
di Zancle (Strab. VI 266. cfr. sopra all’anno 461-405, p. 1222). Mylai formava
sulla costa settentrionale il confine occidentale del vero e proprio territorio;
ancora più a ovest c’era Himera, la fondazione dei Calcidesi di Zancle. Sulla
costa orientale si incontravano i territori di M. e Naxos (Thuc. IV 25), come
si può dedurre dalle battaglie delle due località non ancora separate da
Tauromenion. Poiché in queste battaglie continuano a immischiarsi i Siculi (v.
sopra), la derivazione del nome Zancle dal siculo viene confermata anche da
questo fatto. L’entroterra apparteneva dunque ai Siculi che entrano in azione a
Naxos e a Mylai scendendo dai monti (Thuc. IV 25, 9 e v. sopra). Politicamente
Zancle era unita a periodi con (424:
Thuc. V 5) Reggio e Locri (v. sopra). Infine deve essere stata una fondazione
di Zancle anche Imeraalla foce del fiume settentrionale di Himera, cioè il
Fiume Grande, poiché Imeraè, come il castello di Mylai, l’avamposto di Zancle
contro i Cartaginesi sulla costa settentrionale. Nel 403-399 circa, dopo la
distruzione di Naxos, Siracusa divenne diretto vicino di M., a cui Dionisio nel
399 riconsegnò parti del territorio occupato (Diod. XIV 40. 44. 56. 59). Reggio
rifiutò la riconciliazione con Dionisio, batte dunque altre strade da quelle di
M. (Diod. XIV 44. 107), così che Dionisio si mette con Locri e M. contro
Reggio. Nel 396, dopo la
distruzione di M. per opera di Imilcone, sorge Naxos sul territorio di
Tauromenion. I temuti Messeni si erano però ritirati in ‘luoghi fortificati’ (φρούρια: Diod. XIV 57, 6) del loro
territorio. Fra il 396 e il 394 si costituì sulla lingua di terra di Mylai una
colonizzazione di Nassi e Catanesi diretta dai Reggini contro M. Nel 396/5 (cfr.
sopra per l’anno 396/5), quando M. risorse, furono insediati da Dionisio nel
territorio di M., 7 miglia a occidente sulla costa settentrionale, dei
‘Messeni’ di Grecia a Tindari, (395/4), che nel 394 pongono fine ai Nassi di
Mylai. Al di sopra di Tindari nel 393 viene menzionata la montagna di
Abakainon. Nel 394 Dionisio intraprende invano una spedizione contro
Tauromenion che, oltre ai Nassi, ha degli abitanti siculi (cfr. inoltre sopra
all’anno 269/8). Per grandezza,
M. si deve annoverare fra le importanti città medie, quindi grande quanto
Akragas e Selinunte, il cui numero di abitanti nel 406 e nel 408 viene indicato
in 20000 (Diod. XIII 84, 57 seg.; sul territorio cittadino cfr. La popolazione
dell’antica Sicilia, Arch. Stor. Sicil. nuova serie XIV, 1889, 12 segg.: citato
in Beloch GG III l, 305 A.). Il buon vino di M. è lodato oltre che da Strab. VI
268 (v. sopra), da Athen. I 27 (ο Μαμερτινος
έξω της
Ιταλίας…εν
Σικελία ..)
e Plin. n. h. XIV 6 (8); i pesci presso l’isola di Βότρυς Alkimos in Athen. VII 322. [Philipp.]
[Hülsen.] |
NOTE
(1) Cfr. Beloch GG I 2, 266 seg.: Anassilao è Messenio: Thuc. VI 4, 5. Strab. V 257; il suo bisnonno Alcidame giunse per primo a Reggio: Paus. IV 23, 6. Morte di Anassilao: 476 (Diod. XI 48, 2). Strabone e Pausania mettono Anassilao troppo presto: intorno al 660. Ed. Meyer G. d. A. III 350 collega la ribellione dei Messeni, la loro emigrazione verso la Sicilia e la fondazione di M. con la sollevazione di Cleomene. (2) Ed. Meyer G. d. A. II 506 dubita dell’origine messena di Anassilao, che secondo lui è piuttosto ricostruita dal nome M. (3) Beloch GG I 2, 272 segg. tratta accuratamente il problema dei Messeni a Zancle. Cfr. su questo le mie argomentazioni v. Regium e Ed. Meyer G. d. A. II 343 A. III 203. (4) Herodot. VII 164: Messene nasce come nuovo nome quando Anassilao invia i Samii; così anche le coniazioni di monete Samii di Zancle con la scritta Messenion. Tucidide data il mutamento di nome solo dopo la caduta dei Samii a Zancle per opera dei nuovi cittadini di Anassilao. (5) Secondo Beloch GG III l, 560, l: dopo il 289 e prima del 283. |