Parma |
Parma. Città nella Gallia Cispadana, l’odierna P.
Apparve fra i Romani solo nel periodo in cui la via Emilia venne costruita. Nel
183 a.C. P. diventa colonia romana insieme a Mutina e le vengono assegnati 2000
cittadini romani, Liv. XXXIX 55. E’ probabile che qui ci fosse già un
insediamento più antico, forse d’epoca etrusca, meno di quella dei galli Boi,
alla cui conquista P. sembra essersi sottratta come la vicina Mutina; però non
ci sono attestazioni letterarie. Tuttavia i dintorni di P. sono ricchi di
costruzioni palafitticole (Terramare), come mostra p. es. la carta in Helbig
Die Italiker in der Poebene 1879 (lì a pag. 8 importante bibliografia specifica
sulle costruzioni palafitticole di P.). Inoltre Holder (Altcelt. Sprachsch. v.
Parma) fa derivare il nome non dal celtico, ma dal ligure, sebbene la parma fosse
un tipico scudo celtico, così che dunque si deve considerare un insediamento
preromano e preceltico nel territorio. L’importanza della località è data dal
suo sistema stradale. La via Emilia attraversa la località, cioè in origine la
città si trovava naturalmente soltanto su un lato della strada, a destra del
Parma, così che sull’altro lato si deve essere formata una città nuova. Il
ponte che in città attraversava il Parma è ancora riconoscibile. In seguito il
duomo venne costruito, come spesso avviene, fuori dalle mura cittadine, così
come già nell’antichità l’antico teatro e l’anfiteatro a sud, davanti alle
porte della città (documentazione in S. Udalrico: Lope Bull. dell' Instituto
1844 p. 168); insieme al fiume omonimo, P. venne dunque smembrata dalla strada
in quattro parti. La città dominava non solo la via Emilia ma anche il
collegamento dalla Toscana al Po, dove il Parma e l’Enza (= Incia) sfociano
insieme vicino a Brixellum e conducevano all’attraversamento del fiume. Da
Mutina P. era distante 35 mp., da Placentia 40 mp., da Brixellum 18 mp., da
Forum novum sul Taro 14 mp. Importante era anche la strada che, partendo da P.
e superando il passo della Cisa (o Pontremoli nell’alta valle della Macra),
portava nella valle della Macra, dunque a Luna e Lucca in Toscana, secondo
l’Itin. Ant. 284 lunga circa 100 mp. E’ la stessa strada che prese il nome dal
Mons Bardonis, come si chiamava prima il passo della Cisa. Quanto questo passo
debba essere stato importante per P., si desume dal fatto che il Podestà di P.
nel suo giuramento doveva solennemente promettere in special modo anche la cura
della strata Francisca per Monbardonum (L. Schütte Breslauer Festschr.
des Geogr. Seminars 1901, 213). Poi divenne d’uso comune la denominazione di
passo della Cisa (1040 m), sotto il qual nome esso appare nell’epoca dei Goti e
dei Longobardi. Poiché questa strada seguiva la valle del Taro, P. non si
trovava esattamente all’incrocio di questa via ma poteva anche essere evitata.
L’odierno collegamento ferroviario porta oltre il passo di Pontremoli e taglia
direttamente P. Per la politica imperiale tedesca P. possedeva perciò
un’importanza particolare poiché questa città assicurava il collegamento con
Pisa che era fedele all’imperatore,
cosicché nella lotta per le investiture ci sono due vescovi di P. come antipapi
(cfr. A. von Hofmann Das Land Italien und seine Geschichte 61 seg.). Anche nel
periodo longobardo P. era sede di un duca. Così pure sotto i romani P. appare
come importante fortezza, nel 176 nella guerra dei romani contro i Liguri (Liv.
XLI 17), e viene saccheggiata nel 43 da L. Antonio, quando questi deve
sgomberare Mutina (Cic. Phil. XIV 8 seg.; fam. X 33, 4. XI 13 seg. XII 5, 2). Sbaglia invece Pais Stud. storici I 300
segg., quando cerca presso P. anche i
Campi Raudii (fra P. e Brixellum), scambiando gli inviati di Panormus,
nominati da Plut. Mar. 27, per quelli di P. (Παρμητων invece di Πανορμιτων) e un Βρίξελλον con Βερκέλλας (Plut. Mar. 25), sebbene Pais
stesso faccia notare che presso i Salassi, amici dei Cimbri, Eporedia fu
fondata come colonia un anno dopo (Pais 304), così che i Campi Raudii si devono
cercare presso Vercellae, e sebbene l’etnico per P. sia solo Παρμαιος o Παρμανός (cfr. Steph. Byz. P. 506). Il territorio
di P. era ragguardevolissimo poiché i 2000 coloni ricevettero ognuno 8 iugera,
così che i Boi dovettero cedere 4000 ha. I confini furono determinati dal Po,
dal Taro e dall’Enza, ma sono indefiniti verso la montagna. Come in tutto il
bacino fluviale del Po, anche qui fiorì l’allevamento delle pecore che, insieme
alla produzione di una lana particolarmente fine, viene lodato come fonte della
ricchezza di questa città, Martial. V 13, 7. XIV 155. Colum. VII 2, 3: magnaque
Niliacae servit tibi gleba Syenes tondet et innumeros Gallica Parma greges. –
velleribus primis Appulia, Parma secundis nobilis: Altinum tertia laudat ovis. Sotto
Augusto, a P. furono nuovamente assegnati dei cittadini, ed essa prese il nome
di Iulia Augusta Parmensis, che poteva permettersi anche belle costruzioni
(cfr. sopra), ma secondo Ephem. ep. V 255 doveva presentare meno reclute della
vicina Mutina. Strab. V 216 nomina P. fra le città più importanti; essa viene
inoltre menzionata da Pl. n. h. III 115. VI 163 (= Phlegon. frg. 29 Mü.), per
cui a P. viene constatata un’età tarda (degli abitanti) (Ptolom. III 1, 42 e
Steph. Byz. P. 506, che tramanda gli etnici sopraddetti). Anche Kubitschek Wien. Numismat. Ztg. XLII [1909] 38 segg. è
d’accordo che l’agiatezza di P. derivasse dal commercio della lana e
dall’attività edilizia, anche nel periodo imperiale. L’Itinerarium della Geogr.
Rav. IV 33 menziona P. come Iulia Chrisopolis quae dicitur Parma, cioè
dei Bizantini. Bibliografia.
Niessen It. Ldk. II 268 segg. – Iscrizioni: CIL XI 1048-1128 e p. 188. Not. d.
scav. 1895. 406 segg. IG XIV
2289. – Medioevo (e su base linguistica): L. Busato Per la lingua d’Italia e
per la storia di Padova. Padova 1887 (senza carta). [Hans Philipp] |