Gigen |
Oescus. Città
della Mesia inferiore alla foce del fiume omonimo, prima che esso si getti nel
Danubio. La città ebbe il suo nome dal fiume. (Su altri specchi d’acqua di
questo territorio che ebbero il nome dai fiumi, Patsch S.- Ber. Akad. Wien 208
[1928] 2. Abh. III 4 segg.; sulla formazione della parola G. Mateescu Ephem. Dacorom.
I [1923] 171, 2.) Gli importanti resti di questo insediamento romano
sono stati descritti per la prima volta dal conte Marsig1i Description du
Danube [1717] II 35. Nelle iscrizioni la città è chiamata Colonia Ulpia
Oescus. La vera e propria città si trova a 1 km a nord ovest dell’odierno
villaggio di Gigen. Fino a poco tempo fa non si poteva seguire il suo piano
d’insieme perché l’area era divisa in tre parti da due laghetti. La parte più
importante, anche con riferimento ai resti di costruzioni che vi si trovano,
era su un triangolo circondato dall’acqua, a nord del Danubio, a ovest dello
Isker e a est di un braccio del lago comunicante con lo Isker. A seguito dei
lavori di drenaggio in questa regione, durante i quali fu eretta sulla riva
destra dello Isker una diga lunga parecchi km, tutta la città si trova sopra il
livello dell’acqua così che ormai è possibile il suo studio e appare come un
compito molto gradito. Sulle rovine di O., ancora oggi visibili, cfr. Lejean
Rev. arch. 1868, 81. F. Kanitz Donau-Bulgarien und der
Balkan² II 162. V.
Dobruskỳ Sbornik II 39 segg. La posizione di O. era scelta perfettamente sotto
l’aspetto geografico e strategico. La città era il naturale punto d’incontro di
importanti strade e soprattutto capolinea della strada che collegava
Filippopoli, cioè la Tracia, con il Danubio attraverso il passo Trojanski (cfr.
Jireček Heerstraße 165 segg. Kazarow Bull. soc. arch.
bulg. I
[1910] 117. Avramov Bull. soc. arch. bulg. IV [1914] 227). Da questa strada se
ne diramava un’altra nei pressi di Melta, che collegava O. con Nicopolis ad
Istrum (cfr. sopra pag. 518. Seure Rev. numism. 1923, 49). In direzione
est lungo il Danubio una strada correva verso Novae, dove era stazionata la
Legio I Italica. Un’altra strada portava da O. a Serdica ma il suo tracciato
non si può stabilire con esattezza (Seure Rev. numism. 1923, 50 segg. dello S.
A. e Kiepert FOA Bl. XVII). La città aveva inoltre una posizione strategica
molto favorevole. A ovest, a nord e a est confinava con laghi grandi e
apparentemente profondi; un braccio di lago la circondava anche da sud. In
questo modo O. poté essere per secoli uno dei principali capisaldi dei romani
sul basso Danubio. O. era uno degli
insediamenti che i romani incontrarono nella loro penetrazione in Mesia. Che
esso fosse originariamente un insediamento tracio, risulta chiaro dalla sua
denominazione in Tolom. III 10: OiskoV tvn Triballvn (sulle sedi dei
Triballi in epoca romana cfr. Vu1ič Wien. Stud. XXI). Non si sa se già fin
dall’inizio fu costruito presso O. un accampamento legionario. In ogni caso,
dall’epoca di Vespasiano, al più tardi dalla divisione della provincia di
Mesia, era stazionata là la Legio V Macedonica. La sua presenza è ampiamente
attestata da iscrizioni di O. Fi1ow Die Legionen der Provinz Moesia 64, 2.
Ritter1ing sopra vol. XII pag. 1573 e
anche Not. dign. or. 108. Come si sa, dopo la conquista della Dacia, Traiano
ha posto per primo una base per l’urbanizzazione dei paesi danubiani. Filow Kaiser Traian und die heutigen bulgarischen Länder, Bull. soc.
arch. bulg. V 1915, 199 segg. (bulg.), e Rostovtzeff Gesellsch. u. Wirtsch. I 201. O. fu innalzata
a colonia da lui. La conseguenza di ciò fu lo spostamento della Leg. V Mac. da
O. a Troesmis. La più grande fioritura
della città cade nel II secolo d.C. e precisamente nel periodo immediatamente
successivo a Traiano. Di quest’epoca sono anche la maggior parte delle iscrizioni
e i più grandi monumenti architettonici e artistici. All’inizio della seconda
guerra dacica Traiano andò da Eno a Nicopolis ad Istrum passando per l’Emo,
dove fece un sacrificio; da qui si affrettò verso O., v. Domaszewski Röm. Kaisergesch.
II² 177. Sul ruolo importante che O. giocò nelle operazioni dei romani durante
la guerra dacica, cfr. v. Domaszewski Philol. LXV (1906) 32 segg. e la
bibliografia lì indicata. Anche Adriano nel suo primo viaggio venne dal corso
inferiore del Danubio verso occidente passando forse per O. (CIL III 7427. 14414)
e Drobeta, che fu da lui rifondata; cfr. W. Weber Unters. zur Gesch. des
Kaisers Hadr. 153. Di O. si parla per la prima volta sotto Aureliano
(270-275), in occasione dell’abbandono delle province transdanubiane e della
fondazione di due nuove province - la Dacia ripensis (fra la riva del Danubio e
i Balcani) - e la Dacia mediterranea
(dietro, con Serdica come capitale). In questa Dacia creata artificialmente le
vecchie legioni daciche ebbero i loro distaccamenti sul Danubio: la XIII Gemina
a Ratiaria (oggi Arčar), la V Maced. di nuovo a O.; cfr. Patsch Anz. Wien. Akad. 62 (1925), 212 e A. 4. La decadenza di O. e della provincia di Mesia è
chiaramente in relazione con le invasioni dei goti. Nel 250 d.C. i barbari
irruppero in Mesia sotto il loro re Kniva (L. Schmidt Gesch. d. deutschen
Stämme I 61. Seure Rev. numism. 1923, 49 segg. d. S. A.). Presso Novae
l’esercito goto si divise: mentre una parte rimase indietro e iniziò l’assedio
di questa città, l’altra si diresse attraverso i Balcani a Filippopoli. Quando
Treboniano Gallo, il governatore della Mesia inferiore, si affrettò alla volta
della città di Novae, i goti si volsero contro Nicopolis ad Istrum (v. sopra
pag. 521) e iniziarono l’assedio di questa città. L’imperatore Decio, che
comparve personalmente in Mesia all’inizio del 250, si diresse col grosso
dell’esercito contro i goti che erano a Nicopolis e inflisse loro una
sanguinosa sconfitta. L’esercito goto sconfitto oltrepassò l’Emo per riunirsi
con le schiere che avevano assediato Filippopoli e tentato invano fino a quel
momento di espugnarla. Nei pressi di Beroe (Augusta Traiana) i goti attaccarono
di sorpresa (in modum fulminis) l’esercito romano che si era accampato
senza preoccuparsi di nulla e quasi lo annientarono. Mentre l’imperatore
radunava a O. le truppe sbaragliate cercando di riorganizzarle, i germani
poterono liberamente espugnare Filippopoli, essendo in ciò appoggiati dal
comandante traditore di questa città L. Prisco (cfr. L. Schmidt 62. Seure Rev. numism. 1923, 51 segg. E soprattutto Iord. Get. 103: illico
Kniwa cum Gotis in modum fulminis ruit, vastatoque romano exercitu, cum
pauculis, qui fugere quiverant, ad Eusciam rursus trans Alpes in Mysia
proturbavit). O. è menzionata di nuovo in occasione della
costruzione del ponte di Costantino, connessa da una parte con gli scontri di
Costantino con il continuo disturbatore gotico della riva sinistra del Danubio,
dall’altra con la pacificazione del Transdanubio e la protezione dei territori
a destra del fiume. Il ponte a nord di O. (Aur. Victor
Caes. 41, 18; Epit. 41, 14. Chron. Pasch. M. G. H. IX 233 [per l’anno 328]. Theophanes 28, 19 segg. = Cedreno pag. 517. Cfr. inoltre il medaglione
di bronzo: Costantino condotto dalla Vittoria, che incede su un ponte di pietra
sul DANUVIUS, davanti a lui un germano inginocchiato, Cohen VII² 285 n. 483; la
bibliografia recente in Patsch S.-Ber. Akad. Wien 208 [1928] 21, 3 e
soprattutto 23, 1. Inoltre A. Alföldi Ztschr. f. Num. XXXVI [1926]
161-165. A. Piganiol L'empereur Constantin 39. D. Tudor Arhivele Olteniei XIII [1934] n.
71-74) fu aperto nell’anno 328 verso Sucidava (oggi Celei) che si trovava di
fronte, senza dubbio alla presenza di Costantino; il suo soggiorno a O. è
attestato per il 5 luglio 328 (Seeck Regesten 178). In epoca più tarda non sappiamo quasi nulla sulla
sorte della città. La Not. dign. menziona la sua guarnigione militare. (Seek
Oriens 89). Costituzione e popolazione. O. venne elevata a
colonia da Traiano, come si è già detto. La lingua ufficiale era il latino.
Troviamo qui un ordo coloniae Ulpiae Oescensium Dess. 1465; si incontra
un decurio coloniae sull’iscrizione in Ka1inka Ant. Denkm. Bulg.
n. 399; troviamo un duumviralis iterum nell’iscrizione in Kalinka n. 388;
il M. Tizio in essa onorato dall’actor Narcissus era anche quinquennalicius
coloniae, flamen perpetuus, praefectus saltus e patronus
fabrum; un duumviralis coloniae si trova nell’iscrizione pubblicata
da Welkov Bull. Arch. Bulg. V 370. Nella grande iscrizione, bene accessibile in
Dess. 7178, il primipilo Tito Aurelio, in essa onorato, è indicato come princeps
ordinis coloniae Oescensium. La popolazione di O. sarà stata mista; per
l’elemento indigeno tracio non vi sono testimonianze dirette. Invece sulle
iscrizioni dei veterani compare gente originaria dell’Asia minore e delle
province galliche. Nell’iscrizione di O. pubblicata da Kazarow Bull. Arch. Bulg. IV 91 = Philol. Woch. XLVI (1926), 767, è menzionato un certo Primipilus
Fl. Zosimus ex provincia Asia civitate Efisianorum (sic!); Filow Bull. Soc.
Arch. Bulg. IlI 6 ha pubblicato un’iscrizione di O. nella quale incontriamo di
nuovo un veterano della Leg. V Mac. P. Scribonio di Efeso; su un’altra
iscrizione di O. (Filow Bull. Soc. Arch. Bulg. III 5) troviamo un veterano
della stessa legione di nome C. Roscio, che apparteneva alla tribus Aniensis ed
era originario di Troia; nell’iscrizione in Ka1inka n. 405 troviamo un veterano
di Brescia; un’altra iscrizione menziona un veterano L. Firmo, nativo della gallica
Narbona, Dobruskỳ Sbornik XVIII 751 = CIL III 14211. Infine troviamo un
veterano (Ka1inka 407) nativo di Lucca in Liguria. L’iscrizione funeraria di un
archisynagogus Bull. Soc. Arch. Bulg. IlI 190, 3. IV 276 (secondo la lettura
di Dessau; cfr. anche Seure Arch. Thrace II 1, 162 n. 160) ci permette di
supporre che a O. vi fosse anche una comunità ebrea. Gli abitanti di O. si
stabilirono, a quanto pare, anche in altre città romane sul Danubio. La pietra
tombale di un veterano della Leg. I Italica di Svištov (Novae), dove c’era il
presidio di questa legione, ci dice che egli era nativo di O. Welkov Bull. Arch. Bulg. IV 314. La Leg. V Mac. stazionata a O. ha sviluppato
un’intensa attività edilizia; ne sono testimonianza i mattoni con l’iscrizione
L. V M. Oes. (Dess. 9111) che vengono alla luce in diversi luoghi sulla riva
sinistra e destra del Danubio. Re1igione. Il culto del cavaliere trace è
testimoniato per O. da tre rilievi. Dobryskỳ Iswestija Mus. I 136 n. 139
ha pubblicato già tre anni fa un rilievo sul quale compare lo heros unito a
Epona; cfr. inoltre il rilievo in We1kov Bull. Arch. Bulg. VI 306 ill. 225. Un
terzo rilievo non ancora edito dello heros tracio di O. si trova nel museo
nazionale di Filippopoli. Dioniso e i suoi compagni li troviamo su
relativamente numerosi monumenti di O. Nel frammento in Ka1inka n. 468 troviamo
una scena bacchica dove si è conservata solo una menade; inoltre un torso
marmoreo di Dionysos con la pelle di pantera sulla spalla (Welkov Bull. Arch.
Bulg. IV 312); alcuni anni fa fu trovata a O. una maschera bronzea di Sileno,
Welkov ibid. V 370; anche su una lampada d’argilla (Welkov ibid. 371) troviamo
una rappresentazione di Sileno con la scritta STROBILI. Infine una statuetta
marmorea di O. (Welkov Bull. Arch. Bulg. IV 312 ill. 130) rappresenta Dionysos
con il piccolo Pan. A Iuppiter Optimus Maximus è dedicata un’iscrizione
(Kalinka Ant. Denkm. Bulg. nr. 124). Il culto di Atena è
testimoniato da una piccola statuetta marmorea della dea (menzionata in Filow
L'art antique en Bulgarie 47). A Diana Regina sono dedicate due iscrizioni: una
in Ka1inka 167, l’altra CIL III 7423 = Arch. epigr. Mitt.
III 46 n. 23. Di
Asclepio abbiamo una testa marmorea, Filow L’art antique en Bulgarie 49 ill.
38. Una statuetta di terracotta (Welkov Bull. Arch. Bulg. IV 305) rappresenta
la Venus pudica. Su una lastra di calcare proveniente da un sarcofago sono
rappresentati Amore e Psyche (Welkov Bull. Arch.
Bulg. IV 314 ill. 131). Il culto di Hermes è attestato da una statuetta bronzea di Hermes con
il piccolo Dionysos in braccio, Welkov Bull. Arch.
Bulg. III 250 ill. 67. Su una piccola ara (Ka1inka n. 192) troviamo una consacrazione alle deae
quadriviae. Il Genius mortis è testimoniato da una statuetta marmorea
(Welkov Bull. Arch. Bulg. IV 312). Il culto di Mitra è rappresentato da numerosi
monumenti, Kazarow Bull. Soc. Arch. Bulg. II 1911, 54 e 68; v. sotto vol. VI A
pag. 530 segg. e infine Ann. Mus. Nat. Bulg. VI 40. A O. c’era sicuramente un
Mitreo (Kalinka 137). Su una lastra dedicatoria (We1kov Bull. Arch. Bulg. V 371
ill. 241), sulla quale è rappresentato Giove con l’aquila, leggiamo
l’iscrizione Deo (a)eterno Apollonianus ducen(arius) pro se et suos
v. l. f. Sulla parte laterale sinistra e destra di una pietra tombale di O.
troviamo Attis (Kalinka 381). Costruzioni. Il campo di rovine di O. è servito fin
dai tempi antichi come cava di pietre per i suoi dintorni più e meno prossimi.
Numerose iscrizioni sono arrivate fino a Nicopoli sul Danubio. Finora O. non è
mai stato indagata sistematicamente. Tutti i ritrovamenti effettuati finora
hanno un carattere di casualità. In seguito ai lavori di drenaggio in questa
regione sono venuti alla luce nuovi quartieri, così che i progetti di pianta
cittadina fatti finora sono superati. Delle costruzioni urbane bisognerebbe menzionare in
primo luogo il grandioso complesso di corridoi sotterranei che occupa una
superficie di circa 50x5 m. e si trova fuori del muro della fortezza. I
corridoi sono alti 1,50 m. e larghi 0,50 m. La destinazione di questa costruzione
resta per il momento sconosciuta. Fra i monumenti artistici bisognerebbe menzionare al
primo posto la colossale statua di una dea matronale (alta circa 3 m.), Fi1ow
Bull. Soc. Arch. Bulg. I 1910, 1 segg. = L'art antique en Bulg. 47 ill. 39;
inoltre la statua di un giovane romano a grandezza naturale, Fi1ow L'art
antique en Bulg. 47 ill. 36. Degli altri ritrovamenti di O. voglio menzionare le
tre tombe romane scoperte nelle immediate vicinanze della città, Welkov Bull. Arch. Bulg. III 250. Attraverso le monete trovate in situ (due di Costantino e una di
Valente) esse possono essere datate abbastanza esattamente. Nell’anno 1929,
all’estremità meridionale di O., vennero alla luce altre due tombe il cui
inventario è pubblicato da Kazarow Bull. Arch. Bulg. VI 127-131. In una di queste tombe si
trovò una moneta di bronzo di Adrianopoli (Gordiano III). Alcuni componenti
molto interessanti di splendidi finimenti di cavallo dell’epoca delle prime
migrazioni sono pubblicati da Welkov Germania XX 203 segg. Bibliografia. Oltre ai lavori citati sopra cfr.
ancora Besnier Lex. de géogr. anc. 542 e W. Smith Dictionary of Greek and roman
geogr. II 469 (pieno d’errori). [Christo M. Danoff.] |