La
3° divisione Bazaine che si andava presentando in fronte al borgo
melegnanese era anticipata da settanta genieri zappatori per ogni brigata,
che avevano il compito di bonificare i percorsi, a seguire vi erano
una decina di tirailleurs (tiratori scelti) poi in successione
vi erano schierate le due brigate: la prima brigata, comandata dal
generale di compagnia Goze, era composta da tre reggimenti, il 1° reggimento
Zuavi comandato dal colonello Paulze d’Ivoy e in sottordine dal tenente
colonello Brincourt e dal comandante Rosseau, il “33° reggimento
di linea” con a capo i colonnelli Bordas e Rey ed infine il “34°
reggimento di linea” dei colonnelli Micheler e Silvestre.
La seconda brigata era composta da soli due reggimenti il 37° e il
75° di linea comandate dal generale Dumont. Un’azione di più
ampio respiro fu affidata a Mac-Mahon che si trovava a transitare
su Mediglia e che doveva agire in concerto con altre quattro divisioni
in modo da avvolgere in un abbraccio mortale la sola brigata austriaca
che appunto si trovava insediata a Melegnano. Il generale austriaco
Roden appartenente alla divisione di retroguardia Berger dell’ 8° corpo
d’armata, teneva saldamente in mano le rive del Lambro: il reggimento
Boemi del principe di Sassonia occupava la destra e le cascine ivi presenti,
mentre i battaglioni di riserva con l’artiglieria erano posizionate
al ponte ed all’entrata di sud-est del borgo. Il piano dei francesi consisteva
nell’abbattere e preparare un’agevole percorso, sino all’interno
del borgo, con i cannoni posizionati dai rispettivi lati, da una
parte della 1°divisione Forey e dall’altra dalla 2° divisione
De Ladmirault, in modo da agevolare il successivo ingresso
della 3°divisione Bazaine all’interno del borgo, ma lo stesso
Baraguey trovandosi di fronte ad un borgo e non ad un semplice
villaggio, come erroneamente le fu segnalato, decise per un assalto
e non già di bombardarlo con i cannoni. Gli
austriaci intanto avevano potenziato le fortificazioni di alcuni
punti scoperti: appostarono due cannoni all’ingresso del paese
(ingresso detto del “Ponte di Milano”) con un terrapieno elevato
che attraversava la strada, dietro il quale fu collocata la truppa,
anche l’altro ingresso del borgo detto Portone (Portone di San Rocco)
fu barricato, mentre nessuna difesa fu predisposta all’uscita del
paese verso Lodi, nella persuasione che da quella parte più
che una difesa necessitava una strada libera per una eventuale evacuazione
dal borgo. Sulla piazza centrale di fronte alla chiesa maggiore (S.Giovanni
Battista) vi era schierato parte del battaglione Boemi che erano
le migliori truppe scelte austriache. Dall’altra parte dello schieramento
il maresciallo d’Hillers, non aveva alternative, in quanto aveva
ricevuto precisi ordini formali direttamente da Napoleone III: l’imperatore
voleva assicurarsi a tutti i costi il borgo di Melegnano, in
quanto ritenuto troppo vicino a Milano. L’inizio dei combattimenti ebbe
inizio alle sei di sera, con i cinque reggimenti della divisione Bazaine
che, sullo stradale di Milano, ingaggiavano il combattimento contro i due
pezzi d’artiglieria austriaca. La tattica utilizzata da Baraguay-d’Hilliers
fu quella di affrontare il nemico frontalmente con abbondanti forze e un
appoggio sicuro sulle due ali in modo da non avere sorprese.
Sulla zona intanto sopraggiungeva un forte acquazzone, che oscurò
tutto il cielo, molti zuavi già bagnati dalla pioggia si calarono
nell’alveo della roggia Spazzola che fiancheggiava il lato sinistro della
strada, percorrendola con l’acqua sino alla cintura per sottrarsi
al facile tiro dei cannoni austriaci ed espugnando casa per casa giunsero
sino sotto alla barricata che venne presa,dopo circa una mezz’ora,
d’assalto alla baionetta. n’altra colonna staccatasi dal corpo di Baraguey
si porta davanti al Portone (portone di San Rocco), fu proprio in questa
area dove si consumò il leggendario eroismo del
1° reggimento Zuavi e del suo comandante colonnello Paulze d’Ivoy
che cadde colpito alla testa mortalmente. La caduta del loro comandante
segnò il momento, in cui gli Zuavi, esasperati dall’ira si precipitarono
sulla barricata e la superarono non dando possibilità di scampo
a quanti capitavano nelle loro mani. Accanto al colonnello d’Ivoy cadde
anche il capo-tromba e in seguito alle gravi ferite riportate cadde
anche il comandante Rousseau. I nostri cronisti citano anche particolari
sul valore degli ufficiali degli altri quattro reggimenti di linea che
presero parte alla presa del borgo: il colonnello Bodras e il luogotenente
Rey giunsero sulla piazza della chiesa maggiore non prima di aver
conquistato spazio casa per casa. Dal memoriale del Frassi deduciamo lo
svolgimento della battaglia in modo insolito: “..il rombo del cannone
durò circa una mezz’ora, seguì un breve silenzio, poi un
grido di voci indescrivibile, e subito dopo un nutritissimo fuoco di moschetteria,
e, cessato questo poco a poco, seguì un breve silenzio, poi alcuni
altri colpi di cannone rari e assai più lontani, ed in poco più
di un paio d’ore tutto era rientrato nel silenzio..” Gli assalti alla baionetta
avvennero quasi contemporaneamente, e ciò si desume dalla combinazione
di due circostanze: la prima riguarda le truppe austriache che respinte
dallo stradale di Milano fuggirono per la strada di Lodi passando sul lato
sinistro del Lambro, mentre gli altri soldati che cedettero alla furia
degli Zuavi al Portone non ebbero più libero scampo per il ponte
che attraversava il fiume nel centro del borgo, ma dovettero diversamente
fuggire attraverso le campagne di Cerro mantenendosi sulla destra del Lambro.
La durata del combattimento fu breve, ma relativamente grande fu la strage
subita da entrambe le parti. Il giorno dopo, il nostro testimone unitamente
al cugino ed a un amico, aggirandosi tra i morti e i feriti ammassati in
gran parte sotto il porticato del castello, raccoglierà anche delle
preziose testimonianze circa il fatto che lo stesso generale austriaco
Roden sia stato ferito mortalmente e che spirò nel tragitto
tra Melegnano e Lodi. Il bollettino conclusivo della giornata, emanato
dal responsabile francese fu il seguente: “…abbiamo fatto da otto a novecento
prigionieri e preso un cannone. Le nostre perdite ammontano a 943 uomini
tra morti e feriti. Molti sono gli ufficiali colpiti: il gen.Bazaine e
gen. Goze sono contusi, il col. Poulze d’Ivoy e il comandante Rosseau deceduti
unitamente a altri 11 ufficiali, mentre 56 sono gli ufficiali feriti…” |