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La Fauna della zona
I Mammiferi
Ultimi rappresentanti di un gruppo un tempo ben più numeroso (basti ricordare la scomparsa in tempi recenti della volpe, del tasso e della faina) i mammiferi attualmente presenti nel nostro territorio sono costituiti da un numero esiguo di specie, anch’esse (ad eccezione di topi e ratti) minacciate di estinzione. Tra le specie presenti nelle nostre aree a vegetazione spontanea, i Ricci (Erinaceus europaeus) sono i più diffusi. Il corpo, tozzo e raccolto, è coperto nella parte superiore da moltissimi aculei che costituiscono una barriera inespugnabile quando l’animale, impaurito, si “appallottola”. Il riccio solitamente frequenta le zone con cespugli o coltivazioni dove trova il cibo e i nascondigli in cui rifugiarsi. Nel nostro territorio esso manifesta una spiccata preferenza per le rive dei fossi. Quasi sempre solitario, ha abitudini tipicamente sedentarie in quanto tende a rimanere per diversi anni nello stesso luogo, operando in un territorio di poche centinaia di metri intorno alla tana. La sua dieta è costituita da insetti (soprattutto coleotteri e ortotteri), larve, lumache, chiocciole, lombrichi, rane, rospi, lucertole, serpenti, piccoli roditori e nidiacei di uccelli, ma sembra non trascurare anche la frutta, i funghi e i tuberi. Prevalentemente crepuscolare e notturno, il riccio si costruisce un nido di foglie secche in una depressione del terreno occupando anche tane abbandonate dove trascorrere l’inverno in un lungo periodo di letargo. I suoi nemici naturali come la puzzola, l’astore e il gufo sono oggi scomparsi dal nostro territorio, ma non per questo il riccio può dormire sonni tranquilli: l’aumento del traffico automobilistico ne provoca ogni giorno una falcidie e l’inquinamento, eliminando la base della sua alimentazione, ne sta mettendo a dura prova la sopravvivenza. La Donnola (Mustela nivalis) ha un corpo allungato, cilindrico e snello (la lunghezza varia tra i 15 e i 30 centi-metri). La pelliccia, densa e soffice, è di color bruno-giallastro nelle parti superiori ed esterne mentre le zone inferiori e quelle interne degli arti sono biancastre. Si ciba di piccoli mammiferi, di uccelli, rettili, anfibi e insetti, ma essendo incredibilmente vorace, assale anche mammiferi di stazza relativamente considerevole come le lepri, che vengono azzannate alla gola o alla nuca per succhiarne il sangue. Vivacissima e agilissima, corre, salta, nuota e si arrampica anche sugli alberi, introducendosi in ogni cavità che possa costituire rifugio per i roditori. Utilizza spesso tane di altri animali e la si incontra più frequentemente lungo i fossi.
La Lepre (Lepus capensis) ha gli arti posteriori molto più lunghi degli anteriori, tanto che può procedere correndo o saltando. Molto adattabile, si ciba di ogni tipo di vegetali. Soprattutto notturna, esce dal suo rifugio anche nelle ore di luce nelle zone dove non è perseguitata. Ha costumi sedentari e vive solitaria. Praticamente estinta la varietà autoctona, le lepri attualmente presenti nel nostro territorio sono legate ai ripopolamenti effettuati dalle Associazioni dei cacciatori. Il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) ha forme più raccolte e meno slanciate della lepre e orecchie più brevi. Di costumi soprattutto crepuscolari, frequenta terreni asciutti e preferibilmente sabbiosi con molti cespugli. E gregario e si costruisce tane molto complesse, scavate dalle singole coppie. In queste zone sono presenti anche piccoli roditori come il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), molto diffuso, ma difficile da osservare per le sue abitudini prevalentemente notturne e il Moscardino (Muscardinus avellanarius), piccolissimo divoratore di bacche, semi e noci.
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