I
primi gruppi di uomini che hanno abitato l'Italia utilizzavano le scarse
risorse che offriva loro l'ambiente. Si riparavano in cavità naturali,
usavano armi in pietra scheggiata per uccidere gli animali (tra le loro
prede c'erano già gli stambecchi) di cui usavano le pelli per coprirsi,
le ossa e le corna come utensili. Erano cacciatori e raccoglitori. Questi
uomini indifesi dovevano affrontare la terribile avanzata dei ghiacci che,
per una inspiegabile diminuzione di temperatura, dalle calotte polari si
estendevano a coprire tutta la superficie terrestre fino alle nostre latitudini.
Gli uomini venivano sospinti dal gelo fin sulle rive del mare. Presso
l'attuale Ventimiglia nelle Grotte dei Balzi Rossi, sono stati rinvenuti
resti di uomini costretti a rifugiarsi nelle caverne che condividevano pericolosamente
con il terribile Ursus Spelaeus: erano i cosiddetti uomini di Grimaldi.
Con i ghiacci arrivarono gli animali del grande freddo: alcuni, i mitici,
enormi mammouth, scompariranno, come già accadde per i dinosauri,
al variare delle condizioni ambientali. Altri, come l'ermellino, la
pernice bianca, la lepre bianca, più piccoli e adattabili a territori
di minori dimensioni, riusciranno a sopravvivere sulle cime nevose delle
alte montagne. Nel giro di mezzo milione di anni i ghiacci subiranno
quattro oscillazioni, corrispondenti ad altrettanti periodi glaciali, intervallati
da periodi interglaciali relativamente caldi. Anche la vegetazione
venne profondamente influenzata da queste cicliche variazioni climatiche:
alla comparsa di elementi artici al seguito delle glaciazioni si associa
la penetrazione di elementi liguri - mediterranei nei periodi caldi interglaciali,
penetrazione resa possibile dalla relativa vicinanza del mare. Per questo
motivo, e perché il rilievo aspro e accidentato crea condizioni di
estrema variabilità ambientale e di esposizione, in una superficie
relativamente ristretta, si è potuta sviluppare una vegetazione ricchissima
di specie dalle più diverse origini. Finisce anche l'ultima
glaciazione, quella wurmiana: i fiumi di ghiaccio che hanno scavato le valli
si sono disciolti, trascinando verso la pianura padana e verso il Mar Ligure
tonnellate di ciottoli e detriti, strappati ai fianchi delle montagne: immani
accumuli morenici giacciono ai lati e agli sbocchi vallivi, mentre i resti
degli smisurati ghiacciai si sono ritirati in alto, annidati nelle conche
scavate sui versanti rocciosi delle montagne, o si stanno dissolvendo lentamente
a formare gli specchi azzurri dei laghi glaciali. Levigate dalle masse
di ghiaccio, emergono rocce lisce e dall'aspetto arrotondato, a gobba di
montone. Tra esse si aggirano le groppe vive e lanute dei greggi belanti
che un popolo di primitivi pastori spingeva innanzi a sé, in cerca
di pascoli estivi. Le rocce lisce, quasi pagine aperte di un libro
non scritto, erano un invito a disegnarvi, incise rozzamente con scalpelli
di pietra, semplici immagini di vita quotidiana: animali dalle lunghe corna,
ambita preda di caccia, armi e punte di freccia, ma anche recinti di greggi
o villaggi, buoi aggiogati all'aratro, testimonianza degli albori dell'uomo
agricoltore. La maggior parte di questi graffiti rupestri, più,
di un migliaio, è raccolta in uno spazio relativamente ristretto
nella Valle delle Meraviglie, in vicinanza del Monte Bego, dove essi si
arricchiscono di simboli magici e misteriosi. L'identità di
questi antichi pastori - raccoglitori che, qualche migliaio di anni prima
di Cristo, lasciarono testimonianze della loro vita nelle rocce levigate
dai ghiacciai delle Alpi Marittime, è ancora avvolta nel mistero.
Forse potrebbe trattarsi dei Liguri, un popolo che i romani definirono con
disprezzo "capillati" alludendo ai capelli lunghi e alle abitudini rozze
da pastori. La Liguria costituisce un’unità etnica e linguistica
legata al territorio da tempi immemorabili, tanto che Esiodo in particolare
parla dei Liguri come dei più antichi abitatori dell’Occidente, caratterizzati
da un carattere fiero e bellicoso, mantenuto tale da condizioni di vita
quasi ferine: ma nemmeno gli autori classici immaginavano quanto fosse antica
la presenza in loco di questo popolo. La terra ligure ha ospitato una fauna,
a seconda dei periodi climatici, che va dall’elefante al bue muschiato,
e popolazioni di raccoglitori e in seguito di cacciatori, presumibilmente
nordici, che inseguivano gli ultimi residui di branchi di animali. Incontriamo
qui per la prima volta il tipo cosiddetto del "cacciatore primordiale" da
riferirsi ai resti dell’uomo di Cro-Magnon, vero prototipo delle future
razze europee. Questi costituisce l’antecedente diretto dell’etnia ligure,
oltre a segnare l’inizio della civiltà nella penisola italica. Le
sepolture di questa cultura in uno strato di ocra rossa e le pitture
parietali della stessa facies culturale delle grotte di Altamira e di Lascaux
caratterizzano un’epoca che terminerà con la fine dell’ultima glaciazione
e l’estinzione dell’orso della caverne. La successiva fase culturale fu
caratterizzata dall’espansione dell’agricoltura. Manufatto tipico di questo
periodo è il Trichterbecher (bicchiere campaniforme), che si svilupperà
ad ampio raggio fino a sfociare nella famosa cultura di Hallstatt. |