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Il Colonnello Paulze d'Ivoy |
![]() ![]() Perì con onore alla testa del suo reggimento l’8 giugno a Marignano. Le sue campagne sono numerose. Ha fatto dal 1841 al 1849, quella d’Africa; dal 1850 al 1851, quella d’Italia (Roma); dal 1852 al 1853 è ritornato in Africa e di nuovo a Roma nel 1854 e 1855. Nel rimanente 1855, ha fatto la guerra d’Oriente; per la terza volta è tornato in Africa dal 1855 al 1858. In Crimea, ha ricevuto una fiammata alla testa il 18 giugno 1855. È stato legionario dal 19 aprile 1843, e ufficiale dal 25 giugno 1855; medaglia al valore di Sardegna; commendatore di Medjidie e di San Gregorio di Roma. Alla notizia della morte del colonnello Paulze d’Ivoy, i suoi due fratelli, uno prefetto della Vienne e l’altro aiutante colonnello del 7° lancieri, partirono per recuperare il suo corpo; la nobile spoglia mortale fu riportata da Milano a Vendòme. È in questa città che sono avvenute le esequie. Il corpo è stato portato al cimitero da dodici brigadieri del cacciatori. Il Sig. Crosnier, deputato del dipartimento di Vendòme, ha pronunciato sulla sua tomba un discorso che è stato ascoltato con profonda emozione e con viva simpatia. “Egli non ha vissuto per seguire ancora le nostre aquile trionfanti su questi vecchi campi di battaglia immortalati dalla vittoria, o per confondersi oggi con le giovani e vecchie glorie della patria! Ha detto terminando il Sig. Crosnier: ma Dio non ha voluto; era stata già decretata la fine di questa nobile carriera; avevano detto all’eroe vittorioso; “Tu non durerai a lungo!” E lui stesso sembrava averlo presagito, quando, nel vivo del combattimento, con i proiettili che piovevano attorno a lui, esclamò: “Camerati, se muoio, vegliate sulla bandiera” Cavalleresche queste ultime parole che la storia conserverà; è stato il testamento del soldato; qualche istante dopo s’apriva per lui la tomba che fu chiusa tra il rimpianto e le lacrime dei suoi fratelli e dei suoi amici sconsolati”. Una lettera da Milano, scritta ad uno dei fratelli d’arma del colonnello Paulze d’Ivoy, Il signor colonnello di Waubert di Genlis, aiutante in campo dell’Imperatore, colpito a morte lui stesso pochi giorni dopo, ha dato su questa fine gloriosa alcuni dettagli preziosi, quale “Termino affermandovi che colui che noi tutti piangiamo è morto eroicamente, caricando alla baionetta il nemico. Qualche minuto più tardi, gli Austriaci erano in fuga e il fuoco è cessato. Il cavallo che montava era stato ucciso e liberatosi a malapena da sotto la sua cavalcatura, ricevette lui stesso in testa il colpo mortale. Ha pronunciato una sola parola, il nome di sua madre”. |
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