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PREFAZIONE
La Campagna del 1859
Dopo la battaglia di Magenta il generale austriaco A. Gyulai  - per ordine ricevuto dall’Imperatore Francesco Giuseppe – ripiegò l’esercito nella direzione della bassa Adda, posizione che gli sarebbe stata più agevole per riunirsi ai rinforzi che già, dall’interno dell’Impero, affluivano a Verona; e coprì il fianco settentrionale di questo movimento con la brigata Roden spinta  a Melegnano (Marignano); gli alleati franco-sardi marciarono lentamente su Milano, dove le prime truppe arrivarono tre giorni dopo la fortunosa vittoria riportata al passaggio del Ticino (7 giugno). Il giorno seguente (8 giugno), mentre Vittorio Emanuele II e Napoleone III , acclamati dalla folla, facevano il loro trionfale ingresso a Milano, il Primo corpo d’armata francese al comando del maresciallo Achille Baraguay d’Hilliers puntava sul borgo di Melegnano con l’intento di cacciare il distaccamento austriaco che si apprestava a passare la notte nel borgo. L’azione doveva essere sussidiata dal Secondo corpo francese, che aveva il compito di effettuare un largo aggiramento del fronte verso est (Mediglia Colturano); un altro corpo d’armata francese (IV Corpo) doveva seguire il movimento del Primo corpo e sostenere l’attacco qualora ne fosse richiesto. Per causa  sia di ingombri stradali che di strade occupate da carriaggi , il Primo corpo giunse di fronte al borgo di Melegnano solo alle sei pomeridiane  sotto lo scrosciare di un  acquazzone;  intanto parte dell’8 corpo Benedek austriaco occupò militarmente il borgo melegnanese con cinque battaglioni in posizioni molto vantaggiose con appoggio al fiume Lambro, ai canali irrigui e alla robusta cinta del cimitero. Data la tarda ora il maresciallo francese Baraguey volle affrettare i tempi e ordinò (senza attendere il segnale di Mac-Mahon dalla riva sinistra del Lambro, alla divisione centrale Bazaine, affiancata subito dopo dalla divisione di sinistra Ladmirault, di attaccare con masse di fanteria, senza un adeguata preparazione dell’artiglieria. Pur subendo ingenti perdite gli assalitori – data la prevalenza numerica – ebbero ragione, in poco meno di due ore, degli austriaci. I combattenti della brigata Roden furono (nel momento di ripiegare nella direzione per Lodi) spalleggiati da una brigata fresca (Boer) accorsa al cannone disimpegnandosi così senza grave danno. La divisione di destra, Forey, non poté concorrere, causa il terreno acquitrinoso mentre al Secondo Corpo, Mac Mahon,  mancò il tempo per svolgere la manovra di aggiramento ; il IV Corpo non partecipò all’intervento non essendosi richiesto il suo intervento. In definitiva concorse alla battaglia meno di un sesto delle forze messe in movimento. Strategicamente senza utilità (per riconoscere la posizione nemica sarebbe stata sufficiente una ben condotta esplorazione e lo sloggiare il reparto fiancheggiante austriaco non poteva avere alcun effetto sulle operazioni ulteriori dei franco-sardi) il combattimento di Melegnano fu tatticamente un semplice attacco frontale in cui si dimenticò, per di più, il principio dell’economia delle forze. Fu così che nella battaglia persero la vita un migliaio di francesi (dei quali 800 della divisione Bazaine), mentre gli austriaci perdettero circa 400 fra morti e feriti e oltre ad un migliaio di prigionieri. Dopo il combattimento il grosso delle forze austriache proseguì la ritirata oltre la bassa Adda verso il Mincio, e i franco-sardi ripresero l’avanzata verso est, a cavallo della direttrice Milano-Brescia. Due settimane dopo avvenivano le due battaglie campali di San Marino e Solferino.   
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