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L’ordine di attacco e le posizioni assunte dall’Armata francese per la presa di Melegnano
La sera del 7 giugno il quartier generale dell’armata francese era stato informato che: “…. rilevanti forze nemiche occupavano il villaggio di Melegnano…” l’imperatore Napoleone III aveva quindi ordinato al veterano maréchal Baraguey d’Hilliers8 detto bon dru (il mancino) comandante in capo del 1° Corpo d’Armata9, di partire alle quattro del giorno 8 giugno e di recarsi ad accampare sulla strada di Melegnano, a San Donato o San Giuliano, in sostegno del II corpo d’armata10, allo scopo di intercettare la ritirata alle truppe imperiali che da Binasco e Landriano marcivano su Lodi11. Successive notizie avute nel corso della giornata dell’8 indussero l’Imperatore ad ordinare verbalmente al Maresciallo di attaccare senz’altro il villaggio di Melegnano12: il II corpo fu posto anch’esso ai suoi ordini ed il IV fu informato di tenersi pronto ad appoggiare il movimento del I e del II corpo13. Il I corpo partì all’ora indicata e arrivò a San Donato il pomeriggio avanzato, a causa degl’ingombri di truppe e di carriaggi a Milano e lungo la strada per Melegnano.
Intanto il marechàl de Mac Mahon, previo accordo con il Baraguey d’Hilliers, aveva diretto il II corpo a sinistra del grande stradale per Milano, puntando direttamente sull’abitato di Mediglia, ciò per consentire a Mac Mahon di agire oltre il Lambro praticamente sulla destra del nemico aggirandolo alle sue spalle, mentre il 1° corpo del Baraguay avrebbe attaccato e sospinto il nemico affrontandolo frontalmente14.
La 1° divisione Forey del 1° corpo, giunta a San Donato, per Civesio, Viboldone indi Mezzano marciò sull’abitato di Pedriano, per poi procedere per Riozzo e Cerro sulla sinistra e a tergo del nemico; la 2° divisione Ladmirault procedette da San Giuliano prendendo per Zivido, Santa Brera indi la Rocca Brivia dirigendosi sulla destra degli Imperiali; la 3° divisione Bazaine marciava per il grande stradale centrale e arrivò ad avvistare il borgo di Melegnano verso le 17 p.m. tenendosi disposti all’attacco a 1000 metri dall’abitato15. Lo storico Barone de Bazancourt riferisce in merito, che alle sei e un quarto, per la precisione, il generale Bazaine aveva fatto arrestare la testa della sua colonna a circa 1200 metri dalle case di Melegnano16
Un testimone dei fatti17 accorsi l’8 giugno traccia una diversa traiettoria, più che credibile, dello spiegamento delle truppe francesi, infatti recita: “..le tre colonne ..(…). si spararono nei pressi della Follazza e di Occhiò : Forey prese la destra per Mezzano e Pedriano, Ladmirault la sinistra per Zibido, S.Brera e Rocca Brivio, e Bazaine continuò nel centro, sullo stradone, per la Rampina... (...)...”.
8 il maresciallo Baraguey d’Hilliers nacque a Parigi il 6 settembre 1795 all’età di undici anni entrò come cadetto nel 9° régiment de dragons ed ebbe il battesimo di fuoco il 3 settembre 1812 come aiutante di campo; il 18 ottobre 1813, appena diciottenne, ebbe amputato il braccio sinistro causato da un colpo di cannone durante la battaille de Leipzig (Lipsia) questa menomazione valse al d’Hilliers l’appellativo di bon dru (mancino) anche se era proprio il braccio sinistro che gli mancava. Fu comandante dell’Ecole de Saint-Cyr nel 1833 e dopo aver ricoperto diversi incarichi il 18 agosto 1854 fu nominato Maréchal de France e comandante del primo Corpo d’Armata francese, nel 1859 era comandante dell’Armata francese che aveva il compito di espugnare Melegnano.
9 G.GEROSA BRICCHETTO “Il combattimento di Melegnano 8 giugno 1859” diversamente dai dati desunti dal foglio matricolare di Baraguay, che annotano che il generale perse il braccio (non la mano) in combattimento, testualmente l’autore afferma che “…(…)..Baraguay d’Hilliers, un anziano soldato delle guerre napoleoniche, che aveva perso la mano sinistra alla battaglia di Lipsia, ne era il comandante. I biografi lo ricordano come un ufficiale di indomita bravura e di inflessibile severità; era chiamato dagli Arabi d’Algeria nella loro lingua “il mancino”, (veramente era proprio la mano sinistra che gli mancava!), e tenuto in sommo prestigio, poichè in quella regione aveva percorso gran parte della sua carriera….(…).
10 l’imperatore Napoleone III, dal quartier generale di Quarto Cagnino, spicca il seguente ordine a Baraguey d’Hilliers: “…Maresciallo …(…).. Voi attraverserete Milano ed accamperete sulla strada di Melegnano a San Donato o San Giuliano, pronto a sostenere il maresciallo Mac-Mahon. Lo scopo di questa marcia è d’intercettare gli austriaci che si ritirano da Binasco e da Landriano sopra Lodi..…”
11 AA.VV. “Il cinquantanove – dal convegno di Plombières all’armistizio di Villafranca” testualmente: “:(…).. Napoleone III, informato il giorno 7 giugno della presenza di reparti austriaci a Melegnano, cioè a pochi chilometri da Milano, e credendoli più forti di quello che effettivamente fossero, pensò che il Giulay avesse intenzione di compiere una manovra controffensiva sul fianco destro delle armate alleate. Ordinò quindi al maresciallo Baraguay d’Hilliers di partire all’alba del giorno 8 col suo Corpo d’Armata, di avviarsi a Melegnano e attaccare. Si osservi che questo Corpo d’Armata era quello più lontano da Melegnano, ma siccome finora aveva poco combattuto, gli si volle riservare l’onore della imminente battaglia. I soldati del maresciallo Baraguay d’Hilliers dovettero camminare tutta la giornata, attraversare Milano e solamente a pomeriggio inoltrato giunsero in vista dell’obbiettivo…(…).
12 Rapporto sul combattimento di Melegnano redatto dal Maresciallo generale Baraguey d’Hilliers a Napoleone III da Marignan (Melegnano) il 10 giugno 1859
13 G.Gerosa Brichetto “Melegnano e il suo territorio” sguardo storico, Milano 1969 pagg. 176-177-178-179180. Riportiamo testualmente tutta la trattazione sul combattimento dell’8 giugno 1859: cfr. ... Il 6 giugno 1859, due giorni dopo Magenta, mentre Mac-Mahon, fresco del suo bastone di maresciallo e del titolo di duca, entra primo in Milano alla testa del II corpo d’armata, l’imperatore, dal quartier generale di Quarto Cagnino, spicca il seguente ordine a Baraguey d’Hilliers: “…Maresciallo … Voi attraverserete Milano ed accamperete sulla strada di Melegnano a San Donato o San Giuliano, pronto a sostenere il maresciallo Mac-Mahon. Lo scopo di questa marcia è d’intercettare gli austriaci che si ritirano da Binasco e da Landriano sopra Lodi…” I due marescialli si incontrano a San Martino nelle prime ore dell’8 giugno; le tre divisioni del I corpo (Forey, Ladmirault e Bazaine) avanzano con difficoltà sulla strada già ingombra degli equipaggi e dall’artiglieria del II corpo; inoltre trovano delle ostruzioni stradali costituite da tagli trasversali e da tronchi d’albero atterrati, ostruzioni create dai guastatori austriaci per proteggere la ritirata. Il generale Giulay non aveva assecondato gli ordini di Francesco Giuseppe di mantenere ad ogni costo la linea del Ticino, ed abbandonando Milano il 5 giugno andava fortificandosi sull’Adda, dove affluivano intanto dei rinforzi provenienti dal Veneto. Ad una forte retroguardia di 12.000 uomini al comando del generale Roden fu assegnato il compito di assicurare a Melegnano la copertura; epperciò si costituì a difesa in vari punti del borgo e fuori, alla Rocca ed alla Rampina da una parte ed alla Majocca dall’altra. Lo spiegamento delle truppe attaccanti fu il seguente: la divisione Bazaine doveva procedere per lo stradale grande onde attaccare Melegnano frontalmente; la divisione Forey prendeva la stradetta sulla destra da Nosedo per Viboldone, Mezzano e Pedriano, ed il generale Ladmirault infine, altra divisione del corpo Baraguey d’Hilliers, sulla sinistra, per Zivido e Santa Brera. Il nemico, come dicemmo, aveva fatto saltare i ponti e creato ostacoli; nonostante che il genio zappatori del I corpo marciasse in testa a tutte le divisioni per fare delle spianate ed asportare le mine inesplose, il ritardo all’avanzata fu notevole. Alle ore 14 incomincia il movimento da San Donato: “…un group de maisons triste et chétive apparence; a droite un grand batiment d’une ferme et à gauche un’eglise…” così si legge nel rapporto ufficiale delle operazioni. Mentre le dette tre divisioni procedono nella direzione indicata, Mac Mahon da Triulzio dirige una divisione a Morsenchio, quindi a Linate e lungo la paullese sino di fronte a Biassano, dove prende a destra la strada di Robbiano per Triginto e Mediglia. Con un’altra colonna devia per Carpianello e raggiunge Mediglia passando il Lambro a guado, (sulla carta è segnato un ponte – si dice – ma il ponte non c’è) terreni intersecati da canli e fossati, strade strettissime, quasi delle viottole, e siamo gia alle 18. Troppo tardi: si sente già tuonare il cannone del I corpo.
 “..A six heures - egli scrive nel suo rapporto – j’ordonnai à la 2° division de porter huit bataillon sur la route de Lodi, par Balbiano, Borgonovo, Dresano, Cologno, Casalmajocco et Sordio, qui devait etre le point objectif à atteindre. Les impedimenta étaient restés a Mediglia sous la garde de quatre bataillons…” Alle sei e un quarto, per la precisione, il generale Bazaine aveva fatto arrestare la testa della sua colonna a circa 1200 metri dalle case di Melegnano, di fronte al vecchio cimitero: “…le cimetiere que ferme un grille en fer et que précède un portique formant arcades…” Le mura sono coperte di piastre nere con iscrizioni – scrive ancora il cronista della spedizione – Lo strepito delle armi ed il tumulto della guerra successero al silenzio di questo campo del riposo divenuto un recinto fortificato. Le mura vennero forate a feritoia come quelle di una fortezza e vi si trincerarono battaglioni austriaci per cogliere di fianco le truppe che volessero attaccare di fronte il villaggio seguendo la strada maestra. Le predisposizioni e gli ordini di Roden erano severissimi: chiusi i campanili, tolte tutte le corde alle campane e ritiro di tutte le scale a mano che si poté rinvenire. Un corpo di dragoni perlustrava i dintorni; spintosi fino alla Gambaloita il giorno 7, era rapidamente rientrato perché vi aveva trovati già i francesi. Il pomeriggio del giorno 8 gli esploratori avvistarono elementi nemici a San Giuliano e Carpiano; furono allora occupate a difesa alcune case presso il cosidetto Ponte di Milano, altre al Portone di San Rocco ed altre ancora all’imbocco della strada per Landriano. La compagnia di Zuavi d’avanguardia alla colonna attaccante si divise in due parti ai lati dello stradale; al centro della ghiaiata si dispose una batteria che aprì il fuoco, cui il nemico dai suoi appostamenti rispose d’un tratto con crescente energia. Sotto il grandinar della palle le perdite della colonna di centro sono assai sensibili e purtroppo non è ancora annuanciata la presenza dei corpi che devono agire sui fianchi. Senonché fortunatamente il generale Forey, che ha attraversato Civesio e Viboldone, è giunto a Mezzano, e dalla intensità dei cannoneggiamenti che si svolge alla imboccatura del borgo, si rende conto della delicatezza della situazione. Procede fino all’abitato di Pedriano, e fatte appostare tutte le batterie della sua divisione, apre con risolutezza e rapidità il fuoco su Melegnano. Colta obliquamente con tiro concentrico, la difesa austriaca denuncia qualche istante di perplessità che permette il colpo di mano di Paulze d’Ivoy, l’eroe della giornata. Il colonnello comandante del 1° reggimento zuavi, con un’audacia senza pari si slancia sulla barricata, seguito dai suoi, ufficiali e soldati i quali gareggiano in impeto ed ardimento; le palle e la mitraglia austriache diradano quelle valorore file che tosto tornano a rinchiudersi, avvolte da nubi di polvere a di fumo.
 Ad un certo punto tace improvvisamente il cannone austriaco; non meno ardimentosi gli ufficiali nemici si slanciano sulla barricata trascinando i loro soldati alla baionetta. Lo scontro si traduce in un orrendo corpo a corpo, da ambe le parti con sprezzo della morte che miete crudelmente, ma cionondimeno con la maggior fortuna degli assalitori; colpiti sulla sinistra dalla difesa del cimitero, intorno a cui sono stesi in gran numero i cadaveri, si scagliano con accanimento su di essa per neutralizzarla, mentre il colonnello Paulze d’Ivoy sul suo cavallo, con leggendaria energia e fierezza, precede e spinge i suoi Zuavi al grido di Vive l’Empereur ! La difesa al ponte di Milano è rovesciata, i cannoni austriaci vengono ritirati, ma la lotta procede non meno insidiosa; ogni casa è una ridotta, ogni finestra, ogni tetto, ogni muro forato è una bocca di fuoco invisibile che semina morte, ma non arresta l’avanzata di quei risoluti decisi a vincere. Ed attraverso le vie e le piazze, il maggior sforzo si concentra verso il vecchio castello. La piazza sulla quale si innalza quel castello è fiancheggiata da verzieri, e alla destra il terreno improvvisamente abbassandosi conduce ad una via laterale. Le mura esterne colle loro lunghe finestre serrate le une contro le altre presentano l’aspetto di una vera fortezza. L’ingresso è formato di volte successive e mette capo in terreni fiancheggiati da piantagioni e poi nella campagna.
 Ai lati, lungo i muri, il nemico eseguì feritoie, e fa piovere una grandine di fuoco sulla via che va ad unirsi alla strada di Lodi. Nel recinto attraversato da questa via una meravigliosa vegetazione serve mirabilmente i difensori. Le viti sono strettamente legate agli alberi che spargono attorno i loro rami carichi di foglie. Dietro questo riparo di ogni specie è organizzato un centro di possenti difese. La 2° divisione del I corpo, giunta a Santa Brera, non potè come già dicemmo far avanzare rapidamente le artiglierie, perché il terreno è talmente intersecato da canali e fossi profondi che lo rende impossibile; ma i primi colpi di cannone della colonna di centro misero all’erta il generale Ladmirault, il quale non esitò a procedere con i cacciatori a piedi. Già un distaccamento aveva sorpreso alla Rocca Brivio una intera compagnia austriaca che si arrese senza combattere. Con la sua colonna passò a guado la Vettabia presso il mulino della Valle e risalì l’altura verso il borgo. Quivi la difesa austriaca si era organizzata in una masseria, il Castellazzo, il cui giardino scendeva a declivio verso il Lambro e dominava le provenienze da Colturano.
 Le trombe suonarono la carica : la masseria venne presa d’assalto alla baionetta, snidandone i nemici. Correndo sulla sponda destra del fiume, i cacciatori tentarono di passarlo a guado: il tamburo maggiore del reggimento, un uomo di statura colossale si slanciò nel fiume per scandagliare un passaggio, ma l’acqua gli giunse subito alle spalle. Proseguì allora la colonna sparpagliandosi negli orti e nelle strade del borgo, e congiungendosi agli zuavi nell’attacco alle streme difese del castello e del ponte. L’assalto alla difesa del Portone segnò l’acme del combattimento di Melegnano; nessuna descrizione più realistica può esservi che quella del cronista ufficiale della spedizione francese: “..da quasi due ore si pugna dall’una e dall’altra parte con pari accanimento. Il cielo si oscura e mentre i battaglioni animati da un sanguinario ardore si urtano e si rompono, l’uragano mugge sordamente, le nubi si scontrano e fanno splendere lampi che attraversano l’orizzonte come strisce di fuoco. Al fragore della battaglia si unisce il fragore del tuono La pioggia cade a goccie larghe e sonore e il vento sibila impetuosamente. Crudele e superbo spettacolo! Sembra che quell’uragano il quale cade dal cielo con sinistro fracasso abbia raddoppiato il furore dei combattimenti…”Il colonnello Paulze d’Ivoy, brillante ed energico ufficiale, alla testa degli Zuavi che dal principio della lotta ha sempre preceduto al fuoco animandosi col gesto, colla voce, coll’esempio ed infiammandoli coll’irresistibile contatto del suo ardente coraggio, è mortalmente colpito alla testa da una palla, nel momento in cui il suo cavallo gli viene ucciso sotto.
 Gli zuavi che lo circondano vedono con profondo dolore cadere a terra per non rialzarsi mai più il capo che valorosamente li guidava al fuoco. Gli attacchi soverchianti si moltiplicano contro una difesa snervante ed ormai impossibile; la ritirata degli austriaci diventa vertiginosa, frenetica, sotto gli scrosci della pioggia ed il velo delle tenebre, che oramai cala la notte. Il passaggio del ponte sul Lambro è loro vanamente conteso sotto la copertura di qualche colpo di cannone sparato dalla brigata Boer giunta tardi, di rinforzo e con la quale si riuniscono alla cascina Bernarda. Alle nove di sera Melegnano è tutto in mano ai francesi. Intanto gli altri due corpi d’armata destinati ad affiancare l’azione di Baraguey erano rispettivamente: il IV corpo (generale Niel), che doveva sussidiare l’attacco dalla destra, si arrestò a Carpiano e non partecipò al combattimento perché il suo intervento non venne richiesto; la divisione Forey, dopo di aver appoggiato gli attaccanti col suo concorso di artiglieria da Mezzano e Pedriano, puntò verso Riozzo e Cerro, ma a causa delle solite difficoltà di terreno e dell’uragano, giunse a toccare la strada di Landriano quando il combattimento era già terminato ed entrò in Melegnano qualche ora dopo. L’obbiettivo del II corpo era quello di sostenere l’attaccante dalla sinistra non solo, ma puntare sullo stradale di Lodi oltre Melegnano, per tagliare la ritirata alle truppe austriache. Quando si udì il primo colpo di cannone si trovava all’altezza di Borgonovo sull’Addetta, e per quanto si affrettasse la marcia, non fu possibile trascinare oltre le artiglierie, giunte malamente a Colturano. Non rimase che far proseguire le fanterie in direzione della Strada Pandina, oltre Dresano. A Dresano il maresciallo Mac-Mahon non potè aggiungere altro che queste parole nel suo rapporto ufficiale: “…Après avoir depassé Dresano et etre arrivé au point où la direction suivie par ma colonne coupe à angle droit le chemin de Melegnano à Mulazzano, je m’apercus que l’ennemi, refoulé de Melegnano, par le Marechal Baraguey d’Hilliers, defilait devant moi par detachement, gagnant Mulazzano….”
14 CROCI RINALDO “Storia della campagna d’Italia nel 1859” testualmente l’autore dice: “..(…)..alle 8 e mezzo del giorno 8 giugno Mac-Mahon marciava su San Giuliano dove, non trovando più nemici, passato a guado il Lambro, continuò il movimento su mediglia, per girare di quivi la posizione di Melegnano. Il maresciallo Baraguey d’Hilliers arrivò alle 5 e mezzo a 1200 metri dal villaggio e trovava una barricata a circa 500 metri innanzi sulla strada, con batterie all’entrata del borgo ad un angolo ed all’altezza delle prime case. Immediatamente il maresciallo, disposta la sua divisione all’attacco lanciava un battaglione di zuavi sui fianchi disposto in cacciatori, contro il nemico, avvantaggiato nelle sue posizioni per modo che riusciva impossibile ai Francesi di spiegarsi, essendo la strada che conduce al villaggio fiancheggiata da ogni parte da un canale e da prati intersecati da fossati e risaje. Il primo battaglione dei zuavi accolti da un cannoneggiamento micidiale si lancia in avanti, ributta due reggimenti austriaci, vuol penetrare nel villaggio, ma è arrestato da un fuoco vivissimo di moschetteria veniente dal cimitero, ove pure gli Austriaci s’erano validamente fortificati…”
15 Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, “La guerra del 1859 per l’indipendenza d’Italia” Volume Primo (Narrazione), pagg. 397-398, Roma 1910.
16 De Bazancourt (Baron), “La campagne d’Italie de 1859 - chroniques de la guerre”, Première partie, Livre II, Amyot Editeur, Paris 1859 
17 “La Campana” Anno II, n. 6 del 1 giugno 1909, pagg. 86-97, La guerra del 1859 – Battaglia di Melegnano (da storici contemporanei e da testimoni oculari tuttora viventi).
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