Il
colonnello Paulze d’Ivoy Eugène Jacques Charles, nacque il 12 agosto
1816 a Ivoy le Prè departement du Cher in Francia. Era figlio di
un cancelliere (relatore di discorsi) al Consiglio di Stato, già
prefetto di Rhone. Dal suo foglio matricolare si desumono diversi dati
relativi alla sua carriera militare. Entrò alla Scuola Militare
di Saint Cyr nel 1832, fu nominato sottotenente nel 4° di Linea il
20 aprile 1835, e, tenente nello stesso corpo il 29 ottobre 1840, passava
nel corpo dei cacciatori a piedi l’8 novembre 1840 e capitano nell’8°
della stessa arma il 22 maggio 1845. Fu nominato capo del battaglione del
53° di Linea il 19 giugno 1850 e divenne comandante del 2° battaglione
dei cacciatori a piedi il 30 agosto 1852. Fu nominato tenente-colonnello
il 5 settembre 1854, fu collocato in questo grado al 40°, 20° e
95° di Linea. L’11 luglio 1855, fu promosso colonnello il 12 agosto
1857 del 97° di Linea per poi passare al 93° ed infine al 1°
reggimento zuavi. Morì, come sappiamo, con onore a capo del suo
reggimento l’8 giugno 1859 a Melegnano. Le sue campagne sono state numerosissime,
ricordiamo le più prestigiose: dal 1841 al 1849 in Africa; dal 1850
al 1851 in Italia (Roma); dal 1852 al 1853 ritornò in Africa e di
nuovo a Roma nel 1854-1855, oltre la Gruerra d’Oriente (Crimea) ritornerà
in Africa per la terza volta dal 1856 al 1858. In Crimea ricevette un colpo
d’arma da fuoco alla testa il 18 giugno 1855. Fu legionario dal 19 aprile
1843 e ufficiale dal 25 giugno 1855; fu altresì decorato al valore
con la Legion d’Onore. Alla notizia della morte del colonnello Paulze d’Ivoy,
i suoi due fratelli, uno prefetto a Vienna, e l’altro tenente-colonnello
del 7° lancieri, partirono per richiedere la restituzione delle sue
spoglie, il corpo fu riportato da Milano a Vendome. E’ in questa città
che si sono tenuti i funerali. Il corpo fu inumato nel cimitero di Vendome
e portato a spalla da dodici brigadieri dei cacciatori. M. Crousier, deputato
del dipartimento di Vendome, pronunciò sulla tomba di Paulze d’Ivoy
un discorso ascoltato con emozione che diceva: “Che egli abbia vissuto
per seguire ancora le nostre aquile trionfanti su questi vecchi campi di
battaglia immortalati dalla vittoria, dove oggi vengono a mescolarsi le
giovani e le vecchie glorie della Patria! ..(…)… concludendo … Ma Dio non
l’ha voluto; i suoi decreti avevano già detto sull’eroe vittorioso
“ Tu non andrai lontano” e lui stesso sembrava averlo presentito, quando,
al culmine della battaglia, la mitraglia piovente intorno a lui, esclamava:
“Compagni, se io muoio, vegliate sulla bandiera!” cavalleresche ed ultime
parole conserverà alla storia; era il testamento del soldato; qualche
istante più tardi si apriva per lui la tomba che si è appena
fermata in mezzo ai rimpianti e alle lacrime dei suoi fratelli e dei suoi
amici inconsolabili”. Una lettera scritta da Milano da uno dei due fratelli
di armi del colonnello Paulze d’Ivoy, M.Di Lambert de Genlis, aiuto di
campo dell’Imperatore, colpito egli stesso a morte pochi giorni dopo, ci
ha fornito qualche altro dettaglio prezioso di questa fine gloriosa: “…colui
il quale noi tutti piangiamo è morto eroicamente, attaccando il
nemico con la baionetta. Qualche minuto più tardi, gli austriaci
erano in fuga ed il fuoco cessò. Il cavallo che egli montava era
appena stato ucciso, e si liberava a malapena da sotto la sua cavalcatura,
quando proprio lui ha ricevuto il colpo mortale alla testa, …ha pronunciato
che solo una parola, il nome di sua madre…”. |