La prima citazione di Sant’Angelo è
contenuta nell’inventario dei beni del monastero di S. Cristina de Olona,
alla fine del secolo X, quindi in un atto del 1188. Alcuni reperti (tombe,
anfore, monete) affiorate dal terreno hanno del resto fornito agli studiosi
ampia documentazione di insediamenti romani lungo le rive del Lambro, un
fiume che ebbe, fino alla fondazione della nuova Lodi, importanza forse
maggiore dell’Adda stesso, perché il suo corso meno impetuoso rappresentava
una via di collegamento più sicura tra Milano e il Po.
Il nucleo abitato si costituì alla confluenza
fra il Lambro settentrionale, detto anche “vivo”, ed il Lambro “morto”,
ovvero un ramo meridionale proveniente dalle estese paludi formate dall’Olona.
I secoli ed i metodici interventi dell’uomo ne hanno modificato il corso,
ma i Lambri sono rimasti due.
Durante i secoli XV e XVI Sant’Angelo dipese,
quanto a statuti ed ordinamenti, da Pavia anziché da Milano. La
presenza più insigne documentata in quest’epoca è quella
di Leonardo da Vinci, che fu ospitato probabilmente più di una volta
nel castello e che qui elaborò alcuni suoi progetti per rendere
completamente navigabile l’Adda e per scavare un canale di collegamento
fra il lago di Lecco e il Lambro.
Il castello, teatro di tante vicende, oltre
ad essere la gemma di Sant’Angelo, è una delle rocche meglio conservate
della Lombardia. Sulle rive del Lambro si trova la chiesa del Lazzaretto,
con un’originale facciata barocca affiancata da due loggiatini laterali
e da un campanile |