I APESTA'
( la malattia dei Voltagabbana )
...UN BIROCH
CHE L'CIGULAVA
IN FRA LA BROUMA
DEL MATIN
TIRA' DA UN VECCH
EL S'AVANSAVA...
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SETA' GIO' IN SOUL
CARETIN
DELA GRAN GENT LA
SURIDEVA,
TOUC LOUSTRA' CUNT
BEI MARSIN,
CAMISETT, SCARPIN
CERA' E....
UN FIULIN CH' I
A RINCUREVA.
............................................................................
.......
GHE DUMANDI AL "
GRAN MONATTO"
SE LA PEST L'E'
RITURNADA,
SE I' A MENA AL
" LAZARETTO "
E CHI L'E' QUELA
MASNADA ?
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E L'OUMETIN, CUNT
UN FIL DE VOUS APENA,
.." NO BEL SCIUR..........L'E'
L'ITALIA..STA' QUARTANA !
TOUTA BORIA, MERDA
E PUS
.................E
DI' GRAN VOLTAGABANA !!! "
Carlo Porta |
Spiegazione:
GLI APPESTATI
UN MALANDATO CARRO CHE CIGOLAVA
TRA LA BRUMA DEL MATTINO
TIRATO DA UN VECCHIO S'AVANZAVA...
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SEDUTA SUL CARRETTINO
DELLA GRAN GENTE SORRIDEVA
TUTTI LUSTRATI CON BELLE GIACCHE
( Lustrati= ripuliti - Marsina = Panciotto generalmente
abbinato alla giacca)
CAMICETTE, SCARPINE DI VERNICE E
UN RAGAZZINO CHE LI RINCORREVA A PIEDI.
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DOMANDO ALLORA AL " GRAN MONATTO "
( Termine usato all'epoca della peste quando
questi "immuni " andavano di casa in casa, con un carro
tirato a mano, per caricare cadaveri o ammalati
del terribile morbo per poi portarli al "Lazzaretto", zona
confinata a Milano ove venivano rinchiusi questi
cadaveri o ammalati in attesa della morte.)
SE LA PESTE E' RITORNATA,
SE LI PORTA AL " LAZZARETTO "
E CHI E' QUELLA CIURMA DI GENTE ?
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E L'OMETTINO, CON UN FILO DI VOCE APPENA,
..."NO BEL SIGNORE......E' L'ITALIA....QUESTO
FLAGELLO
( Il Porta vede gli abitanti di questo paese
come un flagello di gente che non ha nè arte nè parte se
non quella dell'apparire; gente che pur d'essere notata annichilisce ed
asserve le proprie idee al caprone di turno che occupa lo scranno più
alto.)
TUTTA BORIA, MERDA E PUS
( Vesciche piene d'aria maleodorante.)
...............................E DEI GRAN
VOLTAGABBANA !!! "
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LA MORALE
Mio padre, sant'uomo, mi portava spesso in giro
con lui quand'ero bambino; in special modo la domenica mattina, dopo l'omelia
in chiesa, sgattaiolavamo fuori lasciando mia madre e mia sorella
sedute a lanciarci occhiatacce e delicati improperi
dei quali avrebbero
fatta ammenda in confessione ; ci genuflettevamo
quasi sul portale improvvisando un segno della croce e poi.. fuori, mentre
io, col
cuore gonfio di gioia, afferravo la mano di papà
che mi avrebbe condotto chissà dove! Ogni cosa che facevamo insieme
era speciale; permeata da un'aura di "bellissimo misterioso" che rendeva
cose piccole e banali le più stupefacenti. Ma ogni cosa, alla fine
della giornata, assumeva un risvolto morale che Lui
sfruttava per insegnarmi a vivere; ....allora
non lo sapevo ma Lui si
comportava proprio come fanno i leoni con i propri
cuccioli portandoli a caccia mentre ancora giocano !
Ho imparato così il rispetto per gli altri,
l'importanza dell'obbedienza, l
amore Francescano per ogni creatura ma soprattutto..che
alla fine della giornata ogni cosa ha una morale e che alla fine di ogni
poesia ..c'è la vita!
Carlo Porta |
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