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Carpiano
Le Origini |
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Con Pairana, Bescapè,
Gugnano, Torrevecchia e Landriano, Carpiano faceva anticamente parte della
zona chiamata "Terrarum Communium Intermediolanum, Papiam et Laude"; essendo
situata ai confini dei tre centri più importanti veniva considerata
una specie di terra di nessuno, un territorio-cuscinetto nell'ambito delle
lotte cittadine.
Si dice che nell'XI secolo Carpiano fosse soggetta a un certo cavalier Hungeer, abitante di Milano (avitator civitatis Mediolani così dice la fonte storica) che l'anno 836, nel mese di febbraio, stabilisce che i suoi beni immobili nella Bassa Milanese siano, dopo la sua morte, lasciati al senodochio (luogo pio dove sono accolti i pellegrini) situato nel vico di Meloniano; il senodochio era dedicato a Santa Maria Genitrice di Dio. Questa notizia, apparentemente scarna, apre invece diverse prospettive storiche; Nell'ultimo periodo del loro dominio, i Longobardi incominciarono ad ammettere nei loro stati alcuni forestieri, ed a permettere loro di seguire le patrie leggi nel tribunale dei contratti ed in altri atti legali. Ancora prima dell'arrivo massiccio, armato, militare dei Franchi conquistatori (l'anno 744) già si trovano alcuni di loro, che possiedono terreni e che trasmettono ai figli i loro beni. E' vero che il nostro Hungeer stende l'atto notarile l'anno 836; ma tutto lascia a credere che da tempo la sua famiglia fosse in Italia, ancora prima dell'arrivo dei Franchi. Nell'intento di scrivere il testamento chiamò alcune persone che fossero poi gli esecutori testamentari. I terreni di sua proprietà si trovavano a Gnignano, Zeloforomagno, alla cascina delle Sette Vie, a Carpiano, a Maiano. Alcuni terreni erano lasciati in eredità ai suoi parenti e ai suoi fedeli servitori. Il fondo rustico di Maiano, tra Lodi e Sant'Angelo, era dato al senodochio di Melegnano, vico Meloniano: esecutore era Guazone, diacono milanese. L'anno 871 il cronista Andrea Presbiter, scrittore bizantino di cui si ignora il luogo di nascita, vissuto verso il secolo IX-X, ci ricorda che nella zona tra il Lodigiano ed il Milanese si lanciarono nubi di cavallette sui campi. Per diversi giorni, a torme, a densi sciami, consumarono i grani, ogni forma vegetale, ogni erba, sotto gli occhi impauriti dei contadini. |
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