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Casaletto
Lodigiano
Le Cascine e località del comune di Bascapè e parrocchia di Gugnano |
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Barbetta
= era proprietà conte Meserati, poi Passalacqua. Il nome significa
alta fortificazione con pezzi di artiglieria, ma potrebbe derivare da particolari
morfologici del terreno e della natura circostante, era comune di San Zeno.
Cascina Bosco Brusato ora Bosco o Bosco di San Zeno = appunto da “bosco” sappiamo che nella zone ve ne era uno molto esteso, evidentemente nella zona, all’epoca del primo toponimo (1723) vi fu un incendio che distrusse parte del bosco, in quell’anno era proprietario tal Giò Batta Taglietti. Come per i mulini, veniva aggiunto il nome del paese da cui dipendeva, in questo caso era anche il comune. Ben otto paesi in Italia, hanno questo toponimo. Colombera = menzionata nei catasti Teresiano e Lombardo/Veneto, era in comune di San Zeno. Nel 1723 era proprietà del Sig. Camillo Bonacina. Da non confondersi con l’attuale di Beccalzù. Toponimo molto utilizzato per denominare cascinali. Dosso = cascina, ora parte della Foppa, sulla strada per Bascapè, da Gugnano, è la prima cascina sulla destra. Il nome, dal lombardo “doss” sommità, evidentemente della buca, vedi Foppa. Nel 1723 era proprietà del conte Meserati. Nei mappali dell’IGM 1981 è in comune di Casaletto Lodigiano. Ben 21 luoghi in Italia portano questo toponimo. Foppa = da “favea” termine latino che significa buca, fossa. Alla fine dell’ottocento era proprietà dei Passalacqua, mentre nel 1723 apparteneva probabilmente ai Meserati. In Italia è il nome di un rifugio posto a 1779 m.s.l.m. e del valico adiacente, nella Val Mortirolo oltre ad altre tre località montane, in Svizzera denomina un altro rifugio posto ad una quota di 1417 m.s.l.m. ed un’intera valle. Gambarello ora Gamborello = il toponimo letteralmente significa “piccola gamba” e ”piccolo gambo”. Nel 1723 proprietà del Conte Meserati e del Conte Visconti Giulio, in livello a Giuseppe Palante, nell’ottocento era del conte Negroli ed in comune di San Zeno. Guastalla = il toponimo probabilmente dall’unione del cognome Gualla con “stalla”, nel senso di ”Stalla del Gualla”, proprietario della cascina fino alla fine della prima metà del XX secolo, e sappiamo, in loco vi era solo la stalla. Ma se nell’ottocento era proprietà dei conti Bolognini, è già all’epoca si chiamava così, allora è più probabile venga dal longobardo “wardstall”, posto di guardia. Anche Guà-stalla, stalla con un fontanile. In Italia, ovviamente la più famosa in provincia di Mantova Lazzareto o Lazzaretto = cascina parte della Foppa, situata sulla strada per la cascina Barbetta, il suo toponimo deriva dall’antico uso cui era stata adibita. Nel 1723 proprietà del Conte Meserati, comune di San Zeno. Toponimo l’argamente diffuso. Mangialupo/Mangialuppo = evidentemente da un fatto che ha per protagonista un lupo (ucciso e divorato dai contadini) e noto che i lupi in passato, durante l’inverno, infestavano anche le campagne e soprattutto i boschi di pianura. E’ ormai accertato che nei fiumi Lombardi, fin dal Medioevo, o probabilmente dall’epoca romana, vi erano addirittura coccodrilli (draghi, nell’immaginario popolare), i cui piccoli venivano trasportati via mare dai luoghi d’origine, come curiose lucertole o per vederli combattere nei circhi romani, quindi figuriamoci se non vi erano lupi. Oppure dal cognome del suo proprietario, che ha la stessa origine del toponimo, infatti molti contadini/allevatori, venivano dalle montagne, ove era più facile imbattersi coi lupi. Mi sembra “strana” la conclusione dell’Olivieri e del Boselli, che mettono tutte le località dove è presente nel toponimo la parola “lupo”, in relazione al presunto isolamento delle dette località, nel senso di “luogo da lupi”. La doppia “p” compare su alcuni documenti del Regno d’Italia, ovvia l’etimologia. Località distrutta all’inizio del secolo, ora cascina, faceva comune a se. Aveva oratorio di San Giovanni Battista (1723). Molino della Mangialupo = perché serviva la cascina suddetta. Palazzetta = era situata sulla strada Villarzino/Beccalzù, sulla sinistra, immediatamente prima della curva, al confine dei comuni di Villarzino, di cui faceva parte e Bascapè. Il nome dal latino “palatium”, costruzione importante. Piacentini ora Piacentina = nel 1723 alla fine dell’ottocento era proprietà dei Del Rho, era comune di Mangialupo. Probabilmente dal cognome della famiglia proprietaria. Sammartina, S. Martina = sorta lungo un’asse della centuriazione romana, può darsi che esistesse fin da quell’epoca e che successivamente i longobardi od i franchi avessero chiamato la villa, San Martino, divenuta poi Cassina San Martina od unendo i due termini, Sammartina. Alla fine dell’ottocento, proprietà Bolognini, ma all'inizio del XX secolo era dei Vistarini, era nel comune di Villarzino. Le tre cascine che compongono l’attuale sito, sono proprietà, Cagnetti, Bozzini Roberto e F.lli Bellinzona, che sono i proprietari della parte più antica. Ora non c’è più traccia dell’oratorio (se mai ne avesse avuto uno), festa il 30 gennaio. San Zeno I, Cascina San Zeno = alla fine del XIX secolo era proprietà Umboldi, ora è proprietaria la famiglia Faini. Detta cosi perché dipendeva dal paese di San Zeno, ed uniti formavano l’omonimo comune. Vi era il palazzo del Podestà. Sant Zeno, San Zeno II= località, ora cascina, nel 1723 proprietà Sig. Antonio Bonacina, alla fine dell’800 era proprietà Pedroli. Festa il 12 marzo, a sinistra del portone d’accesso alla strada romana per Castel Lambro, è probabilmente raffigurato San Zeno vescovo, la cui festa è il 12 aprile. Non ha oratorio. Il primo portone da Gugnano, dà accesso ad un tratto di strada parallela alla via Emilia, probabile cardine romano. In dialetto San Zin. Un San Zeno poco dopo Verona ed altre due località italiane hanno nel loro toponimo questo nome. Spazalocca o Sgazalocca, Guazzaloca = cascina, ora distrutta, già negli anni dieci del nostro secolo vi rimaneva solo il mulino, era alla destra della strada Mangilupo/Piacentina, di fronte alla Guarnazzona, ed ovviamente in comune di Mangialupo. Anche qui due termini difficili, sappiamo che nella zona vi era un grande bosco, quindi, per il primo toponimo: “Spaza”, dal verbo spazzare, nel senso di “tagliare” e “locca” probabile trasformazione di “lucus”, bosco in latino, dal celtico “leukos”, “Spazalocco” “Cassina Spazalocca”. Per il secondo toponimo teniamo buono il significato di “locca”, ed analizziamo il longobardo “Gahagi” (Gaggio), termine indicante un bosco proibito, nel medioevo diventa e nel latino ecclesiastico, semplicemente “Gazata”, ad indicare un luogo vietato al pascolo. Abbiamo cosi “S” che dà senso opposto alla parola a cui è abbinato e “Gaza(ta)”, così “bosco non proibito al pascolo”. Se il terzo toponimo fosse quello originale: da “guazzo”, dal latino parlato “acquaceum”, col significato di zona di straripamento o di guado di un corso d’acqua e “loca”, termine latino indicante una serie di luoghi contigui. Se vogliamo essere poetici, da “guazza” rugiada. Ricordo anche il termine celto/ligure, “luk” luogo paludoso. ![]() |
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