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Casaletto
Lodigiano
il dissidio Lodi Milano |
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Nel XI secolo, Ariberto d'Intimiano arcivescovo di Milano, in cambio dell'appoggio all’imperatopre Corrado II, per ottenere la corona d'Italia, volle, da questi, la facoltà d'eleggere i vescovi di Lodi e di tenerli come suoi vassalli, allo scopo di controllare Lodi e le principali vie fluviali da Milano, per il Po e l'Adriatico. Alla morte del Vescovo laudense, però, ci fu il rifiuto dell'Imperatore a mantenere gli accordi, ed anche i Lodigiani, che fino allora, erano all'oscuro degli accordi, si ribellarono ad essere assoggettati a Milano. Questa fu la scintilla che innescò la secolare rivalità tra milanesi e lodigiani. L'Arcivescovo milanese, aveva molti possedimenti nel comitatus laudense, tra cui Mairano e le sue terre, che, alla sua morte avvenuta nel 1045, per testamento del 1034, vanno alla chiesa di S.Giovanni delle Signore in Pavia. In una memoria manoscritta esistente nell'archivio parrocchiale di Bascapè, è ricordata la discesa in Italia dell'Imparatore Corrado II detto il Salico, che nel 1037, accampatosi nei pressi di Bascapè, non senza prima averlo devastato, si preparava alla distruzione di Landriano. Nel 1107 riprendono le ostilità contro Milano, i laudensi s'alleano con Pavia e Cremona, loro amiche e anch'esse rivali di Milano, gli eserciti laudensi e cremonesi per giungere a Pavia, ed assediare Tortona, amica dei milanesi, probabilmente, passarono il Lambro a Salerano. Giovedì 24 maggio 1111, i milanesi, dopo alcune settimane d'assedio, distruggono Laus. Non contenti di questo, impongono alcune leggi, una delle quali, non in forma originale, ci è riportata da commentatori dell'epoca, impone ai laudensi superstiti di andare in esilio altrove, clausola II "Ciues laudenses na amplius in ipsia civitate vel eius suburbiis habitarent iurare compulerunt". La maggior parte degli esiliati, trovò rifugio proprio a Milano, alcuni a Cremona, altri a Piacenza ed anche in qualche paese lodigiano, ma non ci è dato sapere se anche nella nostra zona furono accolti esuli, magari solo di passaggio. Tra gennaio e marzo 1117, la Lombardia fu scossa da un violento terremoto, che fece, con molta probabilità, danni anche da noi. Nel 1129, viene riconfermata la proprietà di Mairano e le sue terre all'Abbazia pavese. Secondo il Beretta, commentatore delle opere dei Morena, il Signore di Dugnea (Gugnano), nel 1158 officiava in volgare nella cattedrale di Laus ed era tra i lodigiani che in quell'anno, andarono a Milano per tentare un negoziato coi milanesi. Fallito il negoziato, i milanesi, il 24 aprile 1158, tornarono su quello che rimaneva di Laus, incendiando e distruggendo tutto quello che s'era ricostruito, facendo fuggire a piedi gli abitanti a Pizzighettone. Federico Barbarossa, che aveva raccolto il suo esercito ad Ulma, venne in soccorso dei laudensi e dopo alcune battaglie, il 31 luglio dello stesso anno, arrivò a Castiraga e con il suo esercito, dice il Morena, si accampò sulla sponda destra del Lambro tra Castiraga e Salerano. Bonaventura Vignati, capostipite dell'omonima famiglia lodigiana, nel testamento del 22 maggio 1165, lascia del terreno e del denaro alla fabbrica di Santa Maria (Rossa) di Mairano. La traduzione sembra non lasciare dubbi sulla possibilità che si tratti della chiesa di Vairano o di quella della cascina Mairana di Turano Lodigiano, all'epoca feudi dei Vignati. Nel XII secolo si hanno anche, le prime notizie della famiglia Bascapè, Signori di Bascapè, Torrevecchia e poi di Castel Lambro. Il 31dicembre 1167, Oldradus de Basegapei, console Mediolani, firma i patti d'alleanza tra le città di Cremona, Bergamo, Milano, Brescia e Lodi. Da una carta dell'11 marzo 1181, sappiamo che Oldradi Basilica Sancti Petri e Johannis de Basericapetri avevano possedimenti aValera Fratta. E da un'altra carta del 13 maggio 1184, sappiamo che Oldradi de Basegapei aveva possesioni a Castel Lambro. Nel 1193 i lodigiani, vengono attaccati dai milanesi, che si accampano tra San Colombano e Lodivecchio, qui si accende una furiosa battaglia ed il 31 maggio devastano Lodivecchio e tutto il contado. Enrico VI il 6 giugno 1195, concede a Cremona l'investitura su Crema e l'Isola Fulcrea , i milanesi, che erano amici dei cremaschi, offrirono a Lodi, amica di Cremona, ottime condizioni d'amicizia. Ottenuto il permesso dell'Imperatore, Lodi trattò coi milanesi. Lodi, cedeva i diritti sulle acque del Lambro e sui territori "...di là del fiume..." ed in cambio aveva garantita la sovranità sui territori tra Adda e Lambro oltre ai diritti sul porto sull'Adda e finalmente nel 1198 ci fu la pace. Ovviamente per territori "di la del Lambro" si intende quella parte di lodigiano, tra l'attuale pavese ed appunto il Lambro, quindi anche il nostro territorio. Alla fine del XIII secolo, il Comune, inizia a trasformare la sua amministrazione, da consolare a podestarile. In Lodi, che come le altre città, era governata da dei consoli e dal Consiglio della Credenza, inizia ad influire sempre più la figura del podestà, che di norma è forestiero. Cresce anche la potenza dei "paratici", nome che indica un'associazione tra artigiani dello stesso mestiere, i cui membri si costituiscono nella Credenza di S.Bassiano. Giovedì, 20 agosto 1220, nel "pallatio novo comunis" di Milano, viene emessa una sentenza, riguardo una disputa sulla proprietà di alcuni terreni in "loco Aguniano" (Gugnano), vengono come consuetudine indicati i nomi dei terreni e quelli dei proprietari dei terreni confinanti, tra cui i fratelli Beltrami, Girardi, Hanrici, Oldradini e Roglerii de Basilicapetri, un Canevarii de Mairano, la chiesa di San Vito e Bellavide, moglie del fu Bonvillanii de Aguniano, oltre al fiume Lisone, "Lixonus" ed ad uno strano "Ulixonus". Riporto qui i nomi: ben quattro campi portano il nome di Villarzino, due sono "in", uno "ad" e l'ultimo "in Territorio de", l'unica vigna, porta l'altrettanto importante nome di Sanctum Petrum e poi: Campum de la Porta, Pergolam (vocabolo di origine preindoeuropea), Fontanam, inter Duo Fossata, in Braida (vocabolo longobardo), in Monte..., Campum de Zongieda, Quarellam, Pratum de la Pobia, in Cuniolo, in Remate, Pratum de la Trebia, Rovexello (piccolo rovo), Pratum ad Papirolum (nome di sicura origine romana) e (Tallia) dizia, l'unico terreno a bosco menzionato. Alla fine del documento è menzionato l'antico proprietario dei terreni e cioè Petri Tamburelli de Aguniano. Gugnano in quell'epoca era feudo di Bascapè, in comitato e diocesi Milanese. In un documento, forse del 1221, di cui riporto la trascrizione del Vignati, Ottobello Soffientino, vescovo di Lodi, dona molte decime alla Chiesa Laudense e dichiara di tenerne per se solo alcune, tra cui quelle di Villarzino, "Nos Ottobellus Dei gratia laudensis episcopus de consensu fratruum nostrorum infrascriptorum ..." mancano le firme "confirmamus et concediamus ecclesia laudensi decimas omnium terrarum. sediminum et possessionum existentium in Laude veteriet in circuitu ab istis terminis infra videlicet :" seguono i nomi dei luoghi "... Et has decimas que continentur infra supradictos terminos integraliter confirmamus et concediamus. exceptis illis decimis que a nobis et pro nobis detinentur. Item ..." segue la lista dei luoghi tra cui "... at ad Villarzinum ...", il documento non è firmato. |
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