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Computers Casaletto Lodigiano
L'Impero e la Lega
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L'11 aprile 1226, Lodi aderì, di nuovo alla Lega Lombarda, che era stata  ricostituita mesi addietro, mettendosi in questo modo contro l'Imperatore Federico II e l'amica Cremona.  Iniziano cosi, le manovre militari, che portano Federico II ad accamparsi, con il suo esercito, a Lodi Vecchio, prima di battere la Lega a Cortenuova, il 27 novembre 1236 e di ottenere, grazie anche alle pressioni, di alcune famiglie nobili lodigiane, la resa di Lodi, che si trova ora schierata con l'antico alleato.  Nel 1239 i milanesi attuarono una devastazione sistematica del territorio lodigiano, Lodi, trovatasi in svantaggio di forze, chiese aiuto all'Imperatore. Il quale, dopo aver distrutto per la seconda volta, la rocca milanese di Bascapè, entra a Lodi il 7 settembre dello stesso anno e poco dopo questa data, concede, a Lodi di batter moneta. Alle lotte tra famiglie patrizie, si aggiungono in questo periodo quelle tra religiosi, tanto violente e gravi da costringere papa Gregorio IX a privare Lodi della dignità vescovile.  Innocenzo IV al concilio di Lione, scomunica l'Imperatore, aumentando così le pressioni antisveve d'alcune famiglie patrizie, che vedono finalmente la possibilità di liberarsi dalla dipendenza legislativa e soprattutto fiscale, dovuta all'Imperatore.  Infatti dopo la morte di Federico II, l'8 agosto 1251, si proclama la pace con Milano e Lodi nel gennaio 1252, riacquista la sede vescovile, con a capo Bongiovanni Fissiraga.  Gerardo de Basilica Petri, nel 1258 è prevosto della Plebe (Pieve) di San Giuliano.  In una concessione di facoltà a stendere atto pubblico, datata mercoledì 21 maggio 1259, troviamo menzionato il fiume Lisone insieme a Villarzino: "Domini Philippi Saxolae consulis iustitiae Laude, charta Bonavento de Bonaventis imperiali notario et misso regio facultatem facientis in pubblicam formam reddigendi testespro decima cuiusdam campi decurte Villarzini in cuius territorio erat flumen Luxoni". "Autographum. Actum in Laude; anno incarnetionis proefato; die mercurii, XXI maii; indictione II".  L'Agnelli dice che ci sono notizie di Villarossa in una carta del 1260.  Grazie ad un documento del 1261, redatto dal notaio pontificio Guala, per riscuotere in modo omogeneo le tasse necessarie a  finanziare la guerra contro Manfredi di Sicilia, abbiamo un elenco delle istituzioni ecclesiastiche e delle parrocchie esistenti all'epoca nella diocesi di Lodi, tasse, che la impoverirono.  La diocesi era divisa in 22 plebi o chiese matrici, con delle chiese minori dipendenti, veniamo così a sapere che Casaletto era sotto la plebe di Salerano, assieme a Castiraga e Lugarino, e pagò una taglia di due Denari Imperiali, "Ecclesia de Casaletto denarios II imperiales". Sotto la plebe di S. Zenone, vi erano: Santa Maria in Prato, Ceresello (Ceregallo), Santa Maria di Pezzolo, Casale de Alemani (Casalmaiocco), Villavesco, S. Leonardo e Mairano, "Ecclesia de Mayrano denarios IIII imperiales".  Nel 1264, quasi quarant'anni prima della Divina Commedia, Pietro da Barsegapè, finisce la stesura del "Sermon  Divin", composto da 2440 versi del nuovo e vecchio Testamento, scritti in volgare.  L'11 novembre 1268, Alberto de Basilicapetri "Mediolanensis ecclesario ordinario, vicario generale domini", dà la facoltà al vescovo di Lodi, Bongiovanni Fissiraga di benedire e porre la prima pietra della nuova chiesa carmelitana in Milano.  Ed il 25 giugno 1270 nelle vesti di servitore del Comune di Milano, "in super palatio novo comunis" di Milano, giura, a nome di Alberto Rondane, di rispettare i termini di pace con il Comune di Lodi.  Intanto le lotte tra famiglie patrizie, ebbero una tregua, con il conferimento a Sozzo Vistarini, di particolari poteri, che portò il governo della città al modello signorile che ormai si stava diffondendo in tutta l'Italia.  Lodi, riaprì le ostilità con Milano. Lodivecchio fu teatro di una battaglia e nel 1278 le truppe del Marchese del Monferrato occuparono Salerano, ma già il 28 gennaio del 1279 si firma a Melegnano, la pace con il Marchese, ed  il 19 marzo dello stesso anno con Pavia.  In un documento di investitura datato 3 agosto 1279, troviamo menzionato, oltre al vicario bascaprino, "...presbitero Pagano Guaitamacho capellano ecclesia de Bazzanella Mediolanensis diocesis...", del quale non possiamo dimostrare la parentela con i Guaitamacchi di Mairano.  Brentanus de Basilicapetri, in una carta del 20 giugno 1287, "ordinarius ecclesie Mediolani", dichiara di aver ricevuto la decima del capitolo di S. Lorenzo, in occasione della guerra contro i siciliani.  Nonostante appartenessero alla diocesi di Pavia, alla fine del XIII secolo, la parrocchia di Bascapè e quella di Landriano, assieme alle loro chiese dipendenti, vengono aggregate alla Plebe di San Giuliano.  Negli anni seguenti ed all'inizio del XIV secolo, riprendono le scaramucce tra famiglie patrizie e le guerre contro il Marchese del Monferrato ed i Visconti, sotto i quali, Lodi non si era mai rassegnata a starvi.
Le spese sostenute per queste guerre, gravano di nuovo su tutta la diocesi lodigiana, che dovette sborsare nuovi tributi ed infeudare alcuni beni delle plebi.  Nel 1322 e 1323, papa Giovanni XXII impose taglie anche alle plebi pavesi, tra cui quella di Bascapè, alle cui dipendenze vi era ancora la chiesa e parrocchia di Gugnano.  Nel 1329, un diploma di Ludovico il Bavaro, menziona un ramo della famiglia Bascapè, iscritta alla nobiltà milanese.  Nel "Codice della Strada", del 1346, la strada di "Sitiano" (Siziano), partendo dalla porta Romana, passa per "el locho de Besgape de la peia de San Juliano", a "brazza" (braccia) ottantatré.  Importante appuntare, che all'inizio del XIV secolo, Pietro Temacoldo, figlio di mugnai, rovescia i Vistarini, diventando Signore di Lodi e dopo la sua caduta, avvenuta nel 1335, ad opera di Azzone Visconti, la storia di Lodi e del Lodigiano, diventati ormai parte del Ducato di Milano, seguirà pari passo la sua storia.  Lucchino, divenuto Duca, dopo la morte di Azzone, mette a podestà di Lodi, suo figlio Bruzio, che si fece subito antipatico ai Lodigiani, per il modo in cui disponeva dei beni comunali ed ecclesiastici. Alcuni anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1349, Bruzio è costretto dall'arcivescovo Giovanni Visconti, a restituire le decime di S.Angelo, Montebuono e Mairano, che possedeva per investitura dal primo dicembre 1351. L'Arcivescovo, lo cedette, in cambio di un palafreno oltremontano, a suo nipote Giovanni Galeazzo che nel 1354, investe del titolo di Signore di Casaletto.   Nel 1370, il feudo, viene regalato da Bernabò Visconti, che ne aveva ricevuto l'investitura anni addietro, a sua moglie Regina della Scala.  Sabato 11 Maggio 1381, muore Bonacosa Boccaloe, santa, appartenente alla famiglia allora feudataria di Beccalzù, imparentati coi Bascapè, con i quali, i Boccaloe, finirono per fondersi in un unica famiglia.  Da un documento milanese del 1398, abbiamo la conferma dell'appartenenza della parrocchia di Gugnano alla diocesi milanese, sotto la chiesa matrice di S.Michele di Bascapè, anch'essa ovviamente milanese.  Oldrando de Basilica Petri, nobile milanese ghibellino, nel 1404, comanda le truppe contro il Vignati ed i suoi alleati,  per questi meriti, il 9 agosto 1412 gli viene concessa l'immunità perpetua sulle tasse, per se e i suoi discendenti, sui beni in moltissime località, tra cui : Bascapè, Pairana, S.Zenone, Mairano, nel Melegnanese e tutte quelle acquistate dopo questa data.  In uno statuto del 26 agosto 1405, è menzionato un Comino de Majrano, Signore del Concilio della città di Lodi, lo stesso "Comino de Mayrano filio quondam Mayrani civibus et habitatoribus civitatis Laude ...", presente nell'elenco dei testimoni "noti ed idonei" nel diploma, dell'imperatore Sigismondo,  del 15 luglio 1413, dato a Giovanni Vignati e alla sua famiglia, che li proclama, Signori di Lodi.  Il 29 dicembre 1413 l'antipapa Giovanni XXIII, dopo che alla vigilia di Natale aveva celebrato la messa nella Cattedrale, alla presenza dell'imperatore Sigismondo e del Vignati, concesse la bolla plenaria all'altare di S.Bassiano e fra i testimoni, è menzionato anche un certo prete Pietro de Mairano.  Nel 1414, con scrittura del 10 aprile, il feudo di Bascapè, viene tolto all'omonima famiglia e regalato, insieme a  quelli di Belgioioso e Melegnano a tre cugini dei Visconti. 
In una carta datata 10 ottobre 1420, abbiamo menzione della Moncucca.  Nel 1425 la pieve di Bascapè e le sue chiese , dovettero pagare una taglia al clero pavese.  Filippo Maria Visconti, cede in affitto il feudo di S.Angelo, si presenta all'asta solo un tale Clemente della Pietra, che per 6400 fiorini annui, si aggiudica l'asta, nel documento è descritto anche il molino di Gugnano, la roggia Maestra ed i boschi del territorio di Gugnano, all'epoca, diventato parte del feudo di S.Angelo.  Dei boschi, assai fitti in quell'epoca, ne è rimasta testimonianza nei nomi di alcune cascine poste alle spalle della Mangialupo, cioè: Bosco di S.Zeno (chiamata comunemente cascina Bosco, è in diocesi di Lodi e parrocchia di Gugnano), Boscajola e Il Bosco.  Nella visita pastorale del cardinale vescovo, Iacopo Ammanati, alla parrocchia di S.Micaelis di Bascapè è menzionata la cappella di S.Vito di Agugnano, è ancora indicata la cappella di S.Giorgio di Cantenano, mentre quella di Cerro ha "perso" un santo. Le cappelle di Landriano, sono menzionate sotto la voce "...ac debet habere...", perché all'epoca, i nobili di Landriano erano in lotta coi Bascapè.  1460, Giacomo Bascapè è notaio in Lodi.  1492, 20 marzo, primo documento rogato da Gio(vanni) Antonio de Mayrano fu Agostino.  Negli anni tra il 1492 e '93, Ludovico il Moro, riforma gli statuti cittadini, rendendoli meno democratici, ed affiancando al podestà un commissario, con ampi poteri sul territorio.
Nel settembre del 1494, passa per il lodigiano Carlo VIII, con il suo esercito, lasciando dietro di se una carestia che si protrasse per almeno un anno. In questo periodo, il nostro vescovo Pallavicino, si fa carico della spesa per l'acquisto di grano da distribuire alla popolazione a prezzo ridotto.
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