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Il Catasto di Maria Teresa
la mappa catastale di Melegnano nel 1722
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La misura della pianta di Melegnano
Melegnano ebbe la propria mappa catastale nel 1722 rilevata direttamente sul luogo in scala 1:2000 mediante l’utilizzazione della tavoletta pretoriana. Per ogni particella sono indicati: il numero d’ordine, la qualità della coltura e la superficie. Nel sommarione a margine, i dati sono completati da indicazioni relative alla proprietà. Scarsi sono i dati relativi ai fabbricati che non venivano rilevati, ma misurati in un sol corpo con i cortili adiacenti. Gli originali rilevati sul posto venivano poi trasferiti in ufficio, in mappe a fogli componibili. Le diverse qualità di coltura venivano evidenziate con simboli grafici di differente colorazione ad acquarello, i diversi mappali venivano poi distinti da una numerazione progressiva che a volte veniva riportata anche a margine unitamente alle indicazioni del proprietario, di cui veniva segnalata anche la classe sociale di appartenenza. L’elaborazione dei dati del censimento e le operazioni di misura dei terreni portarono alla costituzione dei sommarioni e delle mappe tutt’ora esistenti. La distribuzione alle comunità del materiale elaborato, avvenuta tra il 1723 e il 1726, costituì l’atto conclusivo del censimento. Nel 1725 ebbe inizio la stima delle proprietà e sulla base di questa, la riorganizzazione dell’esazione dei tributi, era così’ stato raggiunto il fine che aveva dato inizio a tutte le operazioni di censimento, quindi un irreversibile riordino della politica fiscale.
Le politiche riformiste degli Asburgo
Vennero emanate quindi delle riforme che si dimostrarono di stimolo eccezionale per l’agricoltura in quanto i miglioramenti dei terreni, dovuti a dissodamenti di terre incolte, ad una più intensiva coltivazione dei fondi o a piantumazione di essenze produttive come gelsi o viti non erano soggetti a ulteriori tassazioni. Reciprocamente, l’abbandono delle colture non dava diritto ad alcuna detrazione del carico. Si vennero così a penalizzare le grandi proprietà che non avevano adeguati mezzi di sfruttamento e si premiò invece la industriosità dei piccoli proprietari che trovarono, nell’immutabilità del carico, l’incentivo ad una maggiore razionalizzazione delle colture. Ne conseguì un’enorme sviluppo dell’agricoltura, nel miglioramento delle tecniche agricole, ed un alleggerimento del carico tributario che veniva più equamente distribuito. L’immutabilità del carico determinò anche il passaggio da una conduzione signorile diretta dei fondi al sistema dei fittabili. Le operazioni catastali, interrotte per gli eventi bellici del 1733, furono riprese dalla figlia di Carlo VI, Maria Teresa d’Austria, nel 1749 e si protrassero sino al 1757. Si rendeva infatti necessario un aggiornamento delle mappe catastali di molte zone ed in particolare di quelle attraversate da fiumi che avevano eroso territorio e delle zone di confine che si erano andate modificando in conseguenza di vari trattati di pace. Fu inoltre inderogabile l’aggiornamento delle intestazioni di proprietà e la rilevazione dei beni dì seconda stazione (gli edifici). Le operazioni, dirette dalla seconda Giunta dei censimento furono presiedute dal toscano Pompeo Neri e portarono alla redazione di vari registri catastali. Per Melegnano rimase in vigore la mappa di Carlo VI che fu affiancata, nel 1751, dalle Tavole del nuovo estimo e dalla descrizione dei beni di seconda stazione . Esaurito il suo compito, la Giunta si sciolse il 3 marzo 1758. Il catasto asburgico non fu senz’altro perfetto ma certamente fu una delle più importanti operazioni di grande portata innovativa di tutto il territorio milanese.
I cambiamenti urbanistici
Il passaggio del ducato di Milano sotto il dominio degli Asburgo d’Austria, agli inizi del Settecento, non portò cambiamenti urbanistici immediati e visibili all’interno della città quanto a forma e immagine. Ci fu un rilancio dell’iniziativa edilizia nobiliare che incominciò ad investire denaro nella trasformazione dei propri palazzi come segno distintivo di nobiltà, gareggiando apertamente col potere religioso, anche i nobili ripensarono le loro dimore urbane e a partire dal 1710 numerosi palazzi sorsero dalla ristrutturazione di più antiche proprietà immobiliari accresciute lentamente nel corso dei secoli precedenti.

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