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Il
Catasto di Maria Teresa
il metodo di ricerca |
Premessa sul metodo
Accanto alla cartografia reperibile presso gli archivi pubblici e privati è disponibile una grande quantità di documenti scritti relativi a registri, certificazioni di diritti di proprietà, rilievi di stato di fatto, progetti infrastrutturali, urbanistici e edilizi. Il fine di tali ricerche è mirato alla ricostruzione delle vicende storiche delle nostre campagne e della nostra città: il grado di dettaglio con cui sono rappresentati i fenomeni urbani e territoriali ci permette, per confronto con la situazione attualmente rilevabile, di riconoscere con un notevole grado di precisione l'insieme delle permanenze storiche sopravvissute, valutandone non solo il grado di antichità ma anche il significato originario e l'insieme delle vicende che esso, nel corso del tempo, ha subito. È singolare il constatare come il territorio, letto come luogo delle permanenze fisiche delle vicende naturali e umane , non è il contenitore indifferente di singoli e isolati beni monumentali, privi di relazioni reciproche e di specifiche connessioni con il contesto che li ha prodotti, ma diversamente è un sistema di tracce, presenti a diversi livelli tutte riconoscibili. Caratteri generali Il catasto c.d. teresiano resta per circa ottanta anni l'unico documento cartografico completo esteso ad una porzione così vasta quale era la lombardia ivi compresa tutta l'area melegnanese, è quindi questo il punto di partenza della ricerca sulla distribuzione delle proprietà. La fisionimia del centro urbano melegnanese era caratterizzata, nella prima metà del Settecento, da una certa quantità di residenze principalmente distribuite lungo l'asse di collegamento primario tra Milano e Lodi attraversante il borgo. Sul territorio erano poi disseminate una serie di cascine, alcune delle quali dotate di una parte con caratteristiche residenziali signorili, mentre la ricostruzione dell'impiego dei suoli nelle diverse colture è possibile solo attraverso la lettura della mappa di Carlo VI che riporta mediante simboli grafici , più dettagliatamente , nei sommarioni a margine dei sedici fogli che compongono la mappa la diffusione delle colture sul territorio. I terreni erano suddivisi in due categorie : coltivi ed incolti, con grandissima predominanza dei primi che sarà destinata ad aumentare nel corso del secolo. L'incremento dei terreni coltivati è dovuto, in un primo tempo, all'applicazione del nuovo censo, che abbiamo visto determinare una forte espansione del settore agricolo, successivamente ad un intervento governativo del 1779 che prevedeva la "privatizzazione e messa a coltura delle terre comunali" . Non vanno inoltre dimenticati i provvedimenti relativi alla bonifica dei terreni paludosi. I terreni incolti venivano abitualmente suddivisi come "incolti improduttivi" che erano più precisamente ceppi e sassi nudi, arena, ghiaia ecc; e "incolti produttivi" nella quale categoria rientravano le paludi, brughiere ecc. I terreni coltivi erano suddivisi in sette categorie in base appunto al tipo di coltura. Nell'area melegnanese erano presenti il prato, l'aratorio, la vigna, il bosco, il pascolo e l'orto. Il prato poteva essere asciutto o irriguo; spesso piantumato con essenze redditizie come viti, gelsi, le cui foglie costituivano l'alimento dei bachi da seta, salici i cui rami servivano a legare le viti e per la produzione di cesti. La diffusione dei terreni a prato nella bassa era molto diffusa dove era già fiorente la produzione lattiero-casearia. La mappa catastale settecentesca evidenzia la presenza dell'orto sempre annesso agli edifici residenziali una coltura questa attivata per l'esclusivo fabbisogno familiare. Il giardino , come l'orto, era sempre adiacente alle abitazioni del centro o alle residenze padronali delle cascine. La coltura a gelso era altresì presente sul territorio melegnanese è comunque difficoltoso quantificare correttamente tale coltura all'inizio del Settecento in quanto i misuratori indicarono i terreni con la dizione "moronati" senza precisare peraltro il numero delle piante presenti. Nelle Tavole del nuovo estimo , datate 1754 , è infatti riportato il numero dei "moroni in essere", che costituisce un ulteriore dato che va a completare quelli forniti dalla mappa catastale del 1722. |
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