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Il Catasto di Maria Teresa
la Classificazione dei terreni
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La Classificazione dei terreni
Qui saranno esposti i risultati di una ricerca, effettuata al Fondo Catasto, che ha per oggetto la "Qualità dei terreni nel Comune censuario di Melegnano", nel periodo di indagine ricompreso fra la metà del XVIII sec. sino a tutto il 1866.
La seconda metà del XVIII sec. rappresentava un periodo in cui tutta l'agricoltura lombarda conobbe una fase di notevole ripresa, grazie all'operare di un complesso di fattori, già altre volte ricordati e che si danno per noti,  in particolare grazie all'applicazione del nuovo censo che ne incentivava la produzione agricola riflettente appunto sui terreni.
L'agricoltura lombarda arrivava ad un grado di quasi perfezione, questa convinzione trovava il suo conforto nell'essere in grado di rispondere soddisfacentemente alla domanda dei suoi prodotti, semplicemente sostenendo ed ampliando quanto fatto fino ad allora. Gli operatori agricoli lombardi si attenevano, salvo poche eccezioni, alle norme da sempre praticate: era , quindi sufficiente, seguire, sia pur in scala più ampia, l'operato dei padri, al più eliminando sul piano contrattuale le resistenze dei coltivatori e cercando di superare le forme residue di collettivismo nello sfruttamento del suolo.
Già nella mappa di Carlo VI del 1721 vi era la possibilità di individuare le qualità dei terreni: questi come si deduce dalla stessa carta settecentesca distingueva i vari tipi di coltura, rilevati dai topografi, con dei simboli circoscritti nell'appezzamento preso in considerazione.
Le distinzioni e denominazioni dei terreni del territorio melegnanese erano classificati in undici classi:
1-"Aratorio adacquatorio", 
2-"Aratorio vitato", 
3- "Risaja a vicenda", 
4- "Orto", 
5-"Orto adacquatorio", 
6- "Ortaglia adacquatoria",
7- "Prato adacquatorio", 
8- "Prato marcitorio", 
9- "Strada" , 
10- "Bosco ceduo forte", 
11- "Bosco ceduo dolce".
Il Commissario stimatore L. Bertoni, unitamente ai due delegati della comunità di Melegnano, Pietro Poliaghi e Primo Gorla, in data 10 giugno 1866, stesero una perizia, confortata da un'accurata relazione, a conclusione del ciclo estimatorio, iniziato sotto il dominio austriaco, circa lo stato e consistenza dei terreni nell'area melegnanese.
Di notevole pregio ed interesse è il contenuto di detta relazione sopracitata , classificabile tecnicamente nei c.d. dati primari, della quale ne trascriveremo ampie parti. La specifica della "Qualità dei terreni nel Comune censuario di Melegnano" inizia con delle notizie di carattere generale atte a localizzare e meglio introdurre la sequenza di dati in esso riportati, testualmente: "..Questo territorio è in pianura, di facile accesso, con comode strade di comunicazione, attraversato dal fiume Lambro coll'abitato principale quasi nel centro, e spoglio di confine in quella parte che resta meno vicina all'abitato medesimo.
Le monete i pesi e le misure in questo prospetto sono locali, cioè la lira, la libbra e centinajo di libbre, la pertica milanese...".
Il Bertoni si sofferma altresì, nella sua relazione, sulla qualità dei prodotti ricavati: ....La bontà dell'uva è di qualità scadente, la bontà del fieno non è inferiore essendo di maggior valore quella di primo taglio detto maggengo, in confronto di quello degli altri tagli, si distingue perciò in detta qualità. Le acque che servivano l'irrigazione dei fondi derivavano tutte dalla Muzza che li raggiungeva attraverso il "Cavo Annoni", "la roggia Dresana" e il "Cavo Malpensata", tutte acque queste che avevano un buon effetto sull'agricoltura melegnanese.
La Comunità di Melegnano, si rileva dal documento del Bertoni, non aveva ancora opportunamente adottato  dei "Consorzj per la difesa e scolo d'acqua" come non aveva ancora adottato i "Pesi di decima".
I terreni classificati come "Aratorj adacquatorj" erano posizionati, rispetto alla mappa settecentesca, tutti a sud-ovest, mezzogiorno e ponente, fra questi di particolare fertilità vi erano segnalati quelli posizionati nel territorio della "cassina Pallavicina" (l'attuale zona del Jolly Residence).
La natura di questi terreni era alquanto argillosa ben forniti di terriccio con uno strato di coltura anche profondo, la rotazione quinquennale dei prodotti ricavati avveniva per il primo anno con colture a frumento e stoppia infogliata , per il secondo e terzo  trifoglio, e quarto e quinto anno  granoturco. 
I terreni "aratori vitati" aventi natura siliceo-argillosa con buona dose di terriccio ed uno stato di coltura diversamente profondo erano posizionati a mezzogiorno della contrada detta "De'Servi" e nel quartiere denominato "il giardino". Altre porzioni di terreno "aratorio vitato" con caratteristiche siliceo-argillosa con ghiaia erano presenti in prospicienza della "cassina Capuccina".
I terreni coltivati a "Risaja a vicenda" nel territorio melegnanese erano limitati agli appezzamenti di terreno limitrofi alla "cassina Cattanea" e "Bertarella", la natura di detto terreno era identica all'aratorjo adacquatorio.
I terreni con destinazione ad "Orto" si riferiscono ad alcuni piccoli appezzamenti, anche con viti, situati vicino ai fabbricati che si coltivavano ad ortaggi per uso delle famiglie dei rispettivi proprietari; gli "Orti adacquatorj" avevano utilizzo simile agli orti con la differenza che questi erano soliti essere irrigati.
La classe dei terreni ad uso "Ortaglia adacquatorja", aveva, nel comune di Melegnano, un'unica posizione identificata in località detta "La croce bianca", il suolo sostanzialmente siliceo-argilloso aveva una media profondità ricca di buon terriccio.
La classe dei "Prati adacquatorj", individuati nell'area dei capuccini e della cassina Montorfana, erano prati di natura molto fertile sui quali avveniva la rotazione del fieno; mentre i "prati marcitorj" erano posizionati nel quartiere detto "Il Giardinetto". I "boschi cedui forti" erano insistenti su terreni argillosi, calcarei e ghiaiosi ubicati tutti in zona detta "la capuccina"; mentre la classe dei "Boschi cedui dolci" relativa a terreni aventi natura silicea erano posizionati tutti in fregio al fiume Lambro.

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