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Il Catasto di Maria Teresa
i 45 quesiti
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I quarantacinque quesiti
A partire dal 1718 e per l'arco di un quarantennio il ducato di Milano vide l'attuazione delle riforme teresiane e giuseppine (iniziate da Carlo VI), che incisero profondamente nelle strutture economico-sociali e politiche , estendendosi anche alla cultura: scuole, biblioteca e Accademia. Era l'attuazione pratica dei principi illuministici, grazie ai quali i sovrani asburgici si proponevano di creare un organismo statuale e una società depurati dai residui dei periodi oscuri, trasparenti nelle loro strutture e basati su criteri di giustizia e efficienza.
Si avviò, quindi, il riordino territoriale e il contemporaneo riassestamento del fisco, gravemente compromesso dalle guerre di successione. Governatore generale della lombardia era stato nominato il Pallavicino (1750) a cui era stata affidata l'esazione di tutte le entrate fiscali, ma senza ottenere ancora i risultati sperati. Due erano le esigenze cui far fronte: da una parte dare una base non vacillante alle finanze locali, dall'altra garantire l'equità dell'esazione, ponendo fine non solo a tutta una serie di privilegi ed esenzioni, ma anche alle ruberie e alle prepotenze della nobiltà e del clero, nonchè di vari corpi organizzati.
In un'economia basata quasi esclusivamente sull'industria agraria ciò comportava necessariamente , come aveva intravisto il Pallavicino, la ricognizione della proprietà terriera , intendendo con tale termine la sua misurazione geometrico particellare senza riguardo alla distinzione fra terre rustiche, civili ed ecclesiastiche; la stima della rendita lorda attraverso l'identificazione dei vari gradi di fertilità dei terreni, il calcolo della loro produzione e dei prezzi dei prodotti. Successivamente defalcati i costi di produzione ed altre spese , si sarebbe potuto stabilire la rendita netta, che capitalizzata al 4% avrebbe costituito il valore capitale, base esatta e certa del prelievo fiscale.
Tutte queste operazioni costituirono il c.d."Catasto teresiano" , iniziato sin dal 1718 da Carlo VI e concluso dalla figlia Maria Teresa, dopo varie interruzioni, con la seconda Giunta del censimento del 1758.
Per rendere completo il quadro dell'ordinamento generale va anche ricordata la riforma delle amministrazioni comunali il convocato generale dei censiti, che ha anch'essa nel catasto la sua base, in quanto le istituzioni si basavano sul censo rappresentato dalla proprietà fondiaria.
La Reale Giunta del censimento, nel 1750, emanò alle comunità dello Stato di Milano la richiesta di compilazione di un formulario identificato come "Risposte ai quarantacinque quesiti" consistenti nella richiesta di informazioni generali circa la situazione generale di ogni singolo borgo. Il 10 febbraio 1751 , Francesco Spernazzati , cancelliere della comunità di Melegnano, risponde alla Real Giunta completando tutte le risposte concernenti il nostro borgo che allora era ubicato territorialmente nel XXII distretto.
Il questionario relativo a Melegnano inizia con la seguente frase: "Notizie che si ricercano per appurare in ciascheduna Città, Provincia o Comunità o Universita della Stato di Milano la qualità e la quantità, riporto ed Esazione dè loro carichi attuali secondo le differenti pratiche di ciascun luogo in supplemento dei Processi già compitati dai Delegati della Real Giunta del Censimento nel triennio 1718-1719-1720."
Il documento esemplifica nei minimi particolari la situazione del borgo melegnanese all'atto della verifica , dal quale risulta che la nostra città era infeudata al  Marchese Carlo Cosmo DèMedici al quale la comunità pagava ogni anno la somma di 7,920 scudi. Nel borgo non risiedeva alcun susdiciente Reggio mentre la podestaria feudale era stata conferita , senza obbligo di residenza, al potestà in carica sig.dott.Camillo Aldighieri.
Nel 1750 alla comunità di Melegnano erano aggregati altri due piccoli comuni che erano identificati nelle località Cabiano e DèLassi rispettivamente il primo sul confine con San Giuliano  e Sarmazzano e l'altro sul confine con   Riozzo.
La comunità melegnanese aveva un Consiglio Ordinario composto da quattro deputati più due delegati uno per la parte dei Realisti e uno per il Personale, che avevano una durata di quattro anni e un Consiglio Generale formato dai Capi di casa che pagano carichi personali o hanno estimi personali.
A Melegnano operava e risiedeva un Cancelliere Notaro del Collegio di Milano  un Ragionato (ragioniere) per la parte amministrativa (per li riporti, conti, libri e altri obblighi) e un Procuratore nella persona del dott. Felice Della Porta.

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