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Il Catasto di Maria Teresa
il sobborgo di Milano
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Il Sobborgo di Milano
Era il 28 marzo 1752 quando l'ing. Francesco Carcano, funzionario della Real Giunta del Censimento di Sua Altezza Reale "Maria Teresa d'Austria", terminava il censimento dei "Fondi di seconda stazione" sul territorio  melegnanese coadiuvato dal Console Giovanni Battista Moro.  Un'importante opera di rilievazioni tecnico-catastali che era stata effettuata a completamento della pregressa stesura  delle mappe effettuate sotto l'Imperatore Carlo VI, da parte del geometra Giuseppe De Llinas.  Dai brogliacci di raccolta dati , i  due funzionari accompagnati dagli assistenti, compirono i rilievi della parte relativa ai sobborghi di Melegnano che si trovavano al di fuori delle Porte : il "sobborgo di Milano" che concerneva i rilievi  delle case ubicate fuori dalla grande porta denominata "purton de Milan" ;  il "sobborgo del Lambro"  indi il "borgo de' Rati"  il  "borghetto del Casàrin"  e infine il "sobborgo di San Rocco". I  rilievi dei sobborghi  furono effettuati  suddividendoli fra: ".....caseggiati de Sobborghi di Melegnano "di qua dal Lambro" e i caseggiati componenti il Sobborgo detto "di là dal Lambro" con borghetti attigui....."  . Facente parte del primo gruppo di sobborghi fra quelli  situati a tramontana, vi era il "sobborgo de Milan"  in cui erano comprese le case che erano in prospicienza alla "Strada Romana", proveniente da Milano, fino al ponte e portone situato a difesa del Borgo , le cascine limintrofe e infine tutta la zona attigua al convento dei Carmelitani  ivi compresa la struttura monastica con la chiesa .  L'edificio religioso fu censito fra il fondo al n.534 e il  535 con la lettera maiuscola "G" (rettificata poi nella lettera "F") così come si conveniva considerare i fondi ecclesiastici esenti da tributi; il suddetto convento fu rilevato unitamente alla annessa chiesa sotto la seguente intestazione: "....PP.Carmelitani, Chiesa sotto il titolo di S.Maria Annunziata e convento annesso pertiche 5...... " . Gli edifici religiosi rilevati dal censimento del 1752 erano quindi di proprietà dei PP. Carmelitani di Melegnano, questi vi si erano insediati sin dal 1393, quando vi sistemarono un convento in luogo di un vecchio ospedale.  La struttura claustrale poteva contenere quindici frati, ma in realtà non raggiunse mai tale numero tra le sue mura. Alla fine del 1500 vi erano 5 frati sacerdoti e 2 frati laici. Per il loro sostentamento essi percepivano gli affitti dei terreni e dei cascinaggi di loro proprietà facenti parte di lasciti, legati e disposizioni testamentarie di beneficienza.  Desumiamo dal Fondo Catasto la completa situazione dei beni di proprietà dei suddetti Padri: al fondo n.532 una casa ad affitto con tre botteghe; al fondo 533 una casa d'affitto in comunione con il Tenente Montorfani; al fondo 534 una casa da Massaro cascina Carmine. Altre proprietà ubicate nel sobborgo risultavano di proprietà delle famiglie: Andrea Borella, Giovanni Battista Granata, Ten. Giuseppe Montorfani,  Fedele Spernazzati, Calvenzani Canonico Giacomo, Conte Carlo Annone, Cesare Brambilla e Luigi Brivio. L'Amelli ci descrive copiosamente tutti gli avvenimenti relativi alla Chiesa di S.Maria che, secondo questo storico, cessò di essere autonoma già nel 1442 venendo aggregata con altre per formare la parrocchia  di San Giovanni.  L'imperatore d'Austria Giuseppe II, nel 1771 ordinò la soppressione del convento e le conseguenti cessazioni di tutte le attività ad esso connesse. Quando il convento fu soppresso vi erano 7 frati che esercitavano l'attività claustrale e i fondi di proprietà dei PP.Carmelitani assommavano a 259,5 pertiche milanesi ( una pertica è equivalente a 654,51 metriquadrati ).
La chiesa del Carmine, sul piano architettonico, è stata oggetto di continua trasformazione ciò si può dedurre da diversi indizi fra cui i differenti sviluppi degli archi della navata centrale; la chiesa primitiva probabilmente era stata realizzata semplicemente in mattoni con il tetto in legno a due falde consono allo stile preromanico dell'epoca, con l'avvento dei frati furono costruite le volte a crocera portanti di stile romanico ora non più visibili in quanto sono state racchiuse in un controsoffitto a cassettoni che tuttora le ricopre.  Fu solo in una successiva fase che la chiesa venne ampliata sui lati e modificata conseguentemente la facciata,  furono ricavate delle navate laterali  non uguali fra loro: quella verso il chiostro più contenuta a favore di quella del lato a tramontana più ampia, questa modifica, rispetto all'edificio primitivo, è confortata dalla proiezione del pasquè che è rimasto più contenuto.
Le porticine laterali della facciata, ancora presenti all'inizio del Novecento, erano utilizzate per gli accessi ai passaggi longitudinali. Le cappelle forono aggiunte nel XVII secolo, ciò è riscontrabile osservando i muri laterali, i quali furono ridotti nella parte inferiore e demoliti nella parte superiore per creare appunto i vari spazi, come dimostrano i residui delle imposte per gli archi sotto i tetti delle cappelle stesse. Fu nel Settecento, dopo la sopressione del convento, che furono rimaneggiati ulteriormente i vari spazi tra cui quello dell'attuale cappella di San Giuseppe, con l'ulteriore aggiunta dell'altare di stile barocco proveniente dalla soppressa chiesa di Santa Maria della Misericordia che era allora ubicata in zona San Francesco. L'abside ha una forma poligonale con la volta su capitelli pensili, costruito probabilmente intorno al 1400 ed è attiguo al campanile costruito successivamente e sistemato in modo da poter suonare le campane dal coro. Nel Settecento era attiva, presso la chiesa del Carmine, l'Opera Pia di Misericordia che in seguito alla soppressione giuseppina divenne parte del Luogo Pio di Carità , e dopo il 1807, venne incorporata nella Congregazione di Carità unita ai beni dell'Ospedale dei Pellegrini di San Pietro.

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