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Il Catasto di Maria Teresa
le proprietà ecclesiastiche
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Rendite e proprietà della Chiesa
Nell’ambito dei rilievi tecnici effettuati sul territorio melegnanese , erano presenti vari monasteri, conventi, chiese, luoghi pii, collegi  e oratori.  Gli edifici religiosi furono contrassegnati, al momento della misurazione, con lettere alfabetiche in carattere maiuscolo; sebbene anche di questi fosse stata stimata l’eventuale rendita, successivamente saranno dichiarati esenti.  Dai documenti catastali , quindi, è stato possibile ricostruire in modo puntuale la situazione religiosa di Melegnano nel periodo che precede le soppressioni austriache. L’elevato numero di strutture ecclesiatiche e le attività svolte sono indice della importanza sociale, politica ed economica assunta dalla chiesa in questo periodo. Dalla mappa si rileva la presenza in Melegnano di ben diciassette edifici religiosi , troviamo infatti : una chiesa parrochiale, sette chiese non parrochiali, due Oratori, un Monastero, quattro Conventi, una Casa Preposituale, un’Ossario  che sono così evidenziate nel sommarione a margine della mappa datata 21 febbraio 1722: 
A - Ossario detto “Il Foppone dèmorti” di proprietà del Marchese Carlo Cosma DèMedici; 
B -Chiesa sotto il titolo dè SS.Giacomo e Filippo di proprietà della Scuola della dottrina cristiana di Melegnano; 
C Oratorio sotto il titolo di San Pietro  di proprietà della Confraternita di San Pietro di Melegnano; 
D - Chiesa sotto il titolo di S.Catarina e monastero di S.Catarina di proprietà delle MM.Orsoline del Monastero di S.Catarina di Melegnano; 
E - Chiesa Maggiore , casa Preposituale e parrocchia annesse con piazza continua di proprietà della Parrocchiale e Colleggiata di S.Giovanni Battista di Melegnano; 
F - Chiesa sotto il titolo di S.Maria Annunziata e convento annesso di proprietà dei PP.Carmelitani del Convento di S.Maria Annunziata di Melegnano; 
G - Chiesa sotto il titolo di S.Francesco e convento annesso di proprietà dei PP. Minori Osservanti del convento San francesco fuori di Melegnano; 
H - Chiesa e Oratorio sotto il titolo di S.Rocco proprietà della Confraternita di San Rocco fuori di Melegnano; 
I - Chiesa e convento dei PP. Capucini di Melegnano 
K Chiesa e convento detto dèServi di proprietà dei PP.Serviti del convento di S.Maria delle Grazie di Melegnano.
Strutture religiose e spazi urbani:
Nell'ambito territoriale diocesano, il centro urbano melegnanese, assumeva , verso la metà del Settecento, particolare risalto non solo per la sua posizione logistica, data dalla sua crucialità, ma anche per il suo rilievo religioso ed ecclesiastico. Svariate sono le piste d'indagine che città e società urbana indicano per cogliere i rapporti tra scena ambientale, assetti economici, fenomeni associativi ed evoluzione di generi di vita, tutte prospettive che rendono evidenti come uno dei caratteristici punti di sutura fra le componenti della rete socio-abitativa del borgo fosse allora rappresentato dalle istituzioni, dalla pratica e convinzioni religiose. Per porre in luce queste peculiarità in rapporto al borgo melegnanese della  metà del Settecento è opportuno fissare l'attenzione sui connotati storici di lungo periodo. Il borgo si presenta, innanzitutto, come luogo abitato, quindi spazio organizzato per l'insediamento di consistenti gruppi umani. Inoltre, città significa società, quindi prospetta una serie di relazioni fra abitanti. Tutto ciò porta ad una mentalità comune, quindi veicolo di convinzioni, abitudini, atteggiamenti diffusi e condivisi; le istituzioni e le pratiche devozionali ed ecclesiastiche quindi si innestano entro questi nodi mediante le interazioni di influssi e riflessi reciproci. Il Borgo fu una cittadina di un certo rilievo nell'ambito della Lombardia austriaca: la coincidenza della Strada Romana con il fiume Lambro all'interno delle sue fortificazioni sostanzialmente rimaste inalterate per secoli, ma non più necessarie, sono le caratteristiche minime richieste per annoverare Melegnano fra i punti nevralgici segnati nelle mappe austriache come presidi militari di una certa considerazione. Il centro urbano fu ed è tutt'ora caratterizzato dalla compresenza della Chiesa Prepositurale e dalla Casa della Comunità (ora Municipio), affaccianti su una piazza e costituenti di fatto il centro della vita cittadina attorno al quale si delineò il reticolo viario: vi passava la strada principale che congiungeva la Porta Milanese,  il Portone di San Rocco e la zona portuale situata a ridosso del ponte sul fiume Lambro. La cerchia delle fortificazioni, progressivamente abbandonate e demolite, contribuirono a determinare il volto urbanistico melegnanese che con l'antica Strada Romana  le stradelle e vicoli che da essa si diramavano costituivano l'asse viario da cui si dipartivano i tre Sobborghi e i due Borghetti esistenti. La mancanza di una vero e proprio baluardo a difesa della postazione melegnanese ed i segni delle continue guerre ne condizionavano irreversibilmente la sua fisionomia. Tuttavia l'agglomerato urbano non andò privo di arricchimenti edilizi, specialmente di case di nobili e chiese. Pressocchè coevi sono l'edificazione della Chiesa di San Pietro terminata verso la fine del Seicento e consacrata nel 1744, Palazzo Visconti situato nell'omonima piazzetta (ora Piazza Garibaldi), Palazzo Brusati, costruzione che si trova ancor oggi nel cortile accanto al Palazzo Brusati del 1400, costruito nel 1724 da Pietro Brusati. Nell'organizzazione dello spazio abitativo, le chiese esprimevano un chiaro rapporto di valori all'interno dell'edilizia residenziale. Gli edifici di culto sembravano rappresentare il più consistente legame del centro urbano col passato. Tra i vari edifici di culto, la preminenza spettava ovviamente alla Collegiata di San Giovanni Battista in considerazione proprio per il numero dei sacerdoti che vi erano addetti, la centralità del tempio e la sede della prepositura. Un richiamo alla centralità della Parrocchiale venne rappresentato dai lavori resisi necessari per modificare alcune parti ed aree dell'edificio religioso fra i quali di particolare rilievo urbano fu la sistemazione al centro della piazzetta, tra la chiesa e il Palazzo della Comunità, della statua di San Giovanni Battista. Nelle vicinanze della Collegiata , quasi di fronte (ora via Marsala), vi era la Chiesa sotto il titolo dè SS.mi Giacomo e Filippo di proprietà della Scuola della dottrina cristiana di Melegnano, la collocazione di detti edifici, dediti al culto cristiano, nel centro urbano, a poca distanza l'uno dall'altro, sottolinea ancora una volta come la dimensione religioso-sacrale penetrasse l'insediamento abitativo nel suo nucleo originale e caratteristico, mediante forme architettoniche e culturali che di tale dimensione rappresentavano, per la mentalità del tempo, l'espressione più rilevante e tipica.
Il patrimonio ecclesiastico
Il governo centrale, quindi, grazie alla stima posta in atto dal censimento generale , prende atto della vastissima quantita' di beni posseduti dagli ecclesiastici.
Attraverso le tavole del Nuovo Estimo per il borgo di Melegnano , si cerco' di ricostruire il cospicuo patrimonio immobiliare ecclesiastico posseduto in citta': gli ordini monastici, le confraternite, gli oratori e anche il clero secolare, oltre ai beni fondiari (fondi agricoli , orti e giardini), essi  possedevano anche vasti caseggiati con botteghe d'affitto dal valore spesso ingente.  I beni immobiliari, degli ecclesistici, presenti sul territorio melegnanese nel 1751 sono: otto case d'affitto di proprieta' della Scuola dell'Immacolata Concezione eretta nella chiesa Colleg.ta di San Gio.Batt.a di Melegnano - due case d'affitto con bottega di proprieta' della Scuola del SS.mo eretta nella chiesa Parrochiale di Melegnano - una casa goduta dal Rev.do Canonico Geraldo Lucca  una casa goduta dal Rev.do Giuseppe Criminali di proprieta' della Parrocchia di San Giovanni Battista di Melegnano - una casa con bottega in uso al livellario della  Scuola di Sant'Ambrogio di Milano - una casa d'affitto con orti di proprieta' del Capitolo de'Canonici Ordinari della Metropolitana di Milano -  sei case d'affitto e una casa da massaro detta "il Giardino" di proprieta' delle MM.Orsoline del monastero di S.Catarina di Melegnano - tre case d'affitto di proprieta' della Capellania sotto il titolo di S.Maria dell'Abito eretta nella chiesa di S.Maria Annunziata di Melegnano -  quindici case d'affitto e due botteghe con orti di proprieta' della Confraternita di S.Pietro di Melegnano - una casa d'affitto di proprieta' del Luogo Pio Visconti amministrato dal Proposito e Parroco di Melegnano - sei case d'affitto di proprieta' dei PP.Carmelitani del Convento di S.Maria Annunziata di Melegnano - una casa d'affitto di proprieta'della Scuola di San Giuseppe in San Giacomo di Melegnano - una casa d'affitto di proprieta'  della Scuola del SS.mo Rosario eretta nella chiesa P.le di San Giacomo della terra di Cerro - una casa d'affitto di propieta' delle MM. del Monastero di S.Marcella di Milano - cinque  case d'affitto di proprieta' della Fabrica di San Giovanni Battista di Melegnano - una casa da massaro detta Costige' di proprieta' della Prebenda del Prevosto e Canonici Corati di San Giovanni Battista di Melegnano - cinque  case d'affitto e tre botteghe di proprieta' della Confraternita di San Rocco fuori di Melegnano - una casa d'affitto di proprieta' della Capellania eretta nell'Oratorio di San Giacomo di Melegnano - una casa da massaro in affitto di proprieta' della Capellania eretta nella chiesa Parrocchiale nella terra di Basilio - una casa d'affitto di proprieta' dell' Opera Pia Cremaschi amministrata dal prevosto e Canonici Corati di San Giovanni Battista di Melegnano - sette case d'affitto di proprieta' dei PP. Serviti del convento di S.Maria delle Grazie fuori di Melegnano - una casa di proprieta' della Compagnia di S.Croce del Borgo Lambro.
Vanno altresi' considerati i beni personali del Prevosto e dei canonici che sommati al cospicuo patrimonio immobiliare sopra elencato incideranno per oltre il 50% degli immobili censiti . Cio' non favori' di fatto l'applicazione del saggio principio della perequazione fiscale : il patrimonio di cui godevano gli ecclesiastici era esente da imposte e i beni in possesso degli enti religiosi essendo inalienabili sfuggivano cosi' alle tassazioni sui trasferimenti.
Il meccanismo catastale se aveva avuto il merito di far emergere il problema non poteva porvi rimedio se non rimandando allo Stato il recupero delle strutture , queste furono le ragioni che portarono a giustificare pienamente il progetto di soppressioni giuseppine. Il progetto di smantellamento del sistema viene concretamente avviato con il dispaccio  Reale del 20 marzo 1769 che di fatto ordina le soppressioni di conventi e monasteri con meno di dodici membri.

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