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Don Luigi Pifferi (1830-1849), fu nominato prevosto il 30 settembre
1830, eletto al tempo dell’arcivescovo Carlo Gaetano Gaisruck. Il testo
del decreto di nomina, sebbene sia redatto nella forma curiale e simile
per tutti i parroci, tuttavia presenta spunti di forte interesse per conoscere
quanto sia grande la missione di un parroco e con quanta preoccupazione
la Chiesa accompagna l’entrata in parrocchia di ogni nuovo pastore. Ecco
il testo (da noi tradotto in lingua italiana): “Al
nostro diletto in Cristo reverendo sacerdote don Luigi Pifferi della diocesi
di Milano, salute nel Signore. Abbiamo saputo che la chiesa prepositurale
della borgata di Melegnano risulta senza parroco per la morte dell’ultimo
ed immediato prevosto don Carlo Codeleoncini avvenuta il 25 maggio scorso,
e che è ancora vacante. E noi, volendo provvedere nel modo migliore
che la chiesa prepositurale della borgata di Melegnano non riceva alcun
danno nel culto divino, a te che secondo i decreti del Concilio Tridentino
sei riuscito sugli altri nel concorso del tutto idoneo, e a te che sei
stato presentato a Noi lodevolmente dotato di onestà di vita e ricco
di virtù e di meriti, conferiamo la predetta chiesa prepositurale,
con tutti i diritti annessi, e poniamo te, qui umilmente in ginocchio davanti
a Noi per imposizione del berretto, nella pienezza del diritto. Osserverai
inviolati tutti gli obblighi della tua posizione, onorerai con dignità
e decoro il nome e il grado che hai ottenuto, e brillerai negli esempi
delle virtù e nella vigilante sollecitudine del compimento dei tuoi
uffici. Conoscerai le pecore a te affidate, le custodirai, le pascerai
con la parola, con l’esempio, con i sacramenti. Ricordati che nell’amministrare
questa parrocchia ti ho reso partecipe e socio con Noi delle fatiche, della
cura e del dovere pastorale in tutta la diocesi. Perciò lavorerai
e ti sforzerai perché il popolo, del quale tu con Noi hai la cura,
con l’aiuto della grazia divina sia raccolto come puro frumento nei grandi
celesti”. Durante il suo ministero a Melegnano maturarono, sebbene
in misura numericamente modesta, alcuni fermenti politici antiaustriaci
che facevano capo ad alcuni membri delle famiglie melegnanesi dei Cordoni
e dei Dezza, legati alle famiglie dei Secondi, abitanti nei dintorni di
Melegnano, i quali alla loro volta avevano prestigio ed autorità
anche nei settori economici e finanziari. Tali posizioni ideologiche creavano
grossi problemi intimi al prevosto Pifferi: come parroco che aveva giurato
all’Austria avrebbe dovuto denunciare coloro che professavano ideologia
austriache, ma come sacerdote e come amico delle famiglie più nobili
melegnanesi si è sempre rifiutato di compiere tale gesto di denuncia:
per questo dovette cambiare anche il luogo di ministero ed andarsene ad
Agliate il 22 giugno 1849.
Il saccheggio del 23 marzo 1848 Durante il periodo pastorale del prevosto Luigi Pifferi avvenne in Melegnano il terribile saccheggio compiuto dai soldati austriaci che stavano ritirandosi da Milano dopo cinque giornate di rivoluzione e di mancanza di pane e di sale per la truppa. A Melegnano si volle tentare un’azione violenta contro l’esercito austriaco in ritirata, ma Radetzky non si lasciò intimidire e permise il saccheggio durante il quale furono uccisi dodici melegnanesi e furono feriti centinaia di cittadini. Il fatto sanguinoso lasciò un ricordo doloroso per lungo tempo. |
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