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Le vocazioni
Come una serra dove verdeggiano alberi robusti e fioriscono, al loro esempio, delicate culture, così l’Oratorio ha coltivato e maturato la vocazione di parecchi ragazzi e giovani melegnanesi. La prima vocazione, meravigliosa ed esemplare, fu quella di don Giovanni Sala che celebrò la prima Messa nel 1898; dopo di lui furono consacrati sacerdoti il padre Francesco Maria Bianchi nel 1899, missionario apostolico; padre Venceslao Radaelli nel 1901, cappuccino; don Francesco Barbieri nel 1901, prevosto di Abbiategrasso; don Fortunato Mazzoleni nel 1903, parroco a Vighizzolo; don Luigi Benini nel 1904, parroco a Civesio; don Enrico Tavazza nel 1905 coadiutore a Melegnano; padre oblato Ludovico Caminada nel 1907, prevosto di San Gregorio a Milano; don Giovanni Benini nel 1911. Fu un decennio di ricchezze sacerdotali e missionarie, che la Provvidenza volle donare al nostro Oratorio. La formazione alla politica Il 4 agosto 1903 saliva al soglio pontificio Pio X, già vescovo di Mantova e patriarca di Venezia. Egli sentì in maniera viva il problema dei cattolici che desideravano entrare in politica, avvertendo il rammarico e quasi l’impazienza di tante forze cattoliche tenute lontane dalla lotta politica e non impiegate ad assicurare alla Chiesa quel peso nella vita italiana che avrebbe potuto ben far valere. Il divieto di andare alle urne stabilito da Pio IX subì continui alleggerimenti e sempre più larghe deroghe nelle elezioni politiche del 1904, del 1909, del 1913. Facilitati da tali alleggerimenti e deroghe, una schiera di oratoriani melegnanesi entrarono nell’Amministrazione Comunale: Pellegrino Origoni, Edoardo Broggini, Luigi Bellomi, Pietro Caminada, Felice Barbieri; Giacomo Del Corno, don Giovanni Sala, Luigi Marchesi; Alessandro Menicatti. Tutti questi furono membri del Consiglio Comunale, composto da 20 consiglieri. Quasi il 50% erano giovani o cooperatori dell’Oratorio maschile, entrati in Consiglio comunale nelle elezioni amministrative del 1908. Attività e partecipazione sociale Il 1909 si aprì (7 gennaio) con la rappresentazione del dramma storico ‘Legnano” a beneficio dei danneggiati dal terremoto di Sicilia e di Calabria. La serata fruttò la somma di lire cento. Già in gennaio e poi a febbraio si intensificò l’impegno esecutivo della filodrammatica con il dramma “Papà Falot” dato per i benefattori dell’Oratorio; il ‘Piccolo Parigino” (2 e 3 febbraio); l’operetta “Il Casino di campagna “; il dramma “Luigi XI”. Ogni serata era allietata dall’orchestrina “G. Verdi”. Passavano le settimane nella normalità della vita oratoriana e si arrivò al 13 giugno, quando fu inaugurato e benedetto il nuovo vessillo della “Virtus et Labor”, essendo padrino Isacco Bergomi e madrina la signora Rosa Codeleoncini. Tutte le società ginniche intervenute parteciparono al grande banchetto sociale nel cortile dell’Oratorio. Comunque l’Oratorio si inseriva anche nelle manifestazioni civiche e patriottiche che si celebravano a Melegnano: in occasione del 50° anniversario della battaglia dell’8 giugno 1859 la “Virtus et Labor” e l’orchestrina “G. Verdi” diedero il loro prezioso contributo. E nello stesso tempo i locali dell’Oratorio servivano anche per le esigenze di più vasto respiro religioso: l’8 giugno 1909 nel nuovo salone (chiamato “splendido”) si radunarono oltre cinquanta sacerdoti della plaga melegnanese con la presidenza di Vico Necchi per trattare i provvedimenti da prendersi sui problemi della zona: il nomadismo delle popolazioni rurali, la mancanza di leggi in difesa dei diritti dei contadini, l’istituzione delle Società di Mutuo Soccorso. |
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