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A Carnevale venne data la rappresentazione dell’operetta “San Pancrazio “, che fu ripetuta più volte. In quest’occasione ha fatto pure il suo debutto la nuova orchestrina dell’Unione Giovani, istruita dal maestro Michele Sisti di Milano e coadiuvato dal melegnanese Biagio Bigioggero. Entusiastiche accoglienze furono riservate, in aprile, alla “Virtus et Labor”, che, con 16 allievi istruiti dal maestro ginnasta Bianchi e dal vice maestro Domenico Massironi, si affermarono con il primo premio al Convegno di Genova. Da parte sua l’Unione Giovani organizzava conferenze a carattere storico-apologetico, mentre la biblioteca si sforzava di incrementare la sua opera. E tutto questo fervore culturale non era a caso e non era soltanto voluto dal desiderio di combattere l’analfabetismo, perchè circolavano in Melegnano, da oltre due anni, opuscoli e fogli stampati di natura anticlericale e denigratoria contro la chiesa, per opera di massoni e socialisti. Inoltre era in corso, in tutta Italia, una campagna anticlericale per l’abolizione del catechismo nelle scuole primarie il cui insegnamento doveva essere chiesto, all’inizio dell’anno, dai genitori per i loro figli. La terza domenica di luglio si festeggiò solennemente San Luigi Gonzaga, con la partecipazione del novello sacerdote melegnanese oratoriano don Giuseppe Politi, il quale aveva celebrato la sua prima santa Messa il 13 luglio, assistito da un altro sacerdote melegnanese oratoriano, don Ludovico Caminada.  Arrivò l’agosto afoso, ma non inerte: la domenica 17 fu inaugurato il primo vessillo dell’Unione Giovani. Alle ore 10 il corteo partì dall’Oratorio femminile per la parrocchia dove fu benedetto il nuovo vessillo con la Messa in canto, con il discorso di don Giandomenico Pini, assistente dell’Unione Giovani Diocesana. Nel pomeriggio il corteo rese omaggio ai Caduti dell’Ossario, e si portò all’Oratorio maschile nel salone per la conferenza tenuta da don Pietro Bosisio, dal rag. Zappa, e dal presidente melegnanese, Ludovico Caminada. Sul proclama che l’Unione Giovani di Melegnano aveva esposto sui muri del paese, c’era scritto, tra l’altro: "La religione dev‘essere la base di ogni istituzione sociale se si vuole che essa si stabilisca e corrisponda all’ideale prefisso”. Queste parole si comprendono meglio alla luce delle lotte che il laicismo anticlericale in Italia stava conducendo contro la Chiesa ed i suoi ministri: qualche settimana prima si era svolta, infatti, una gazzarra anarchica in Milano, mentre a Roma erano stati perseguitati e colpiti i ginnasti cattolici. Ma non per questo si abbassava la guardia. Anzi. All’Unione Giovani, in settembre, il conferenziere Rigamonti tenne un raduno affollatissimo per spiegare la nuova legge elettorale ed il modo di votare. L’Unione Giovani aveva invitato tutta la cittadinanza ad intervenire: giovani e cooperatori dell’Oratorio si trovavano ancora una volta a dover affrontare la conoscenza e la pratica delle situazioni politiche, che toccavano da vicino anche la libertà stessa dei cattolici in Italia. Un’altra dimensione culturale, cioè, si apriva necessariamente nella vita dell’Oratorio, e con assillante urgenza. Per quanto riguarda la filodrammatica, lasciamo parlare questa volta la cronaca:
“All’Oratorio Maschile si succedettero belle serate al teatrino, rappresentandosi il commovente dramma “La tratta degli schiavi in America” e diverse farse esilaranti. Esse furono assai gustate ed applaudite. Una lode ed incoraggiamenti ai novelli e giovani attori”. Tra loro vi era Pasquale Crippa bambino.
Forse il lettore di queste note potrebbe avere l’impressione che in Oratorio vi era una forte componente di voglia festaiola. Bisogna dire che non era proprio così. Se nel nostro riferire la storia oratoriana esponiamo i fatti più salienti e quelli in riferimento alla società, non vogliamo tuttavia sottotacere, di proposito, la vita normale di ogni domenica in Oratorio: i ragazzi entravano verso le ore 13, ed il cortile della ricreazione era tutto lì per loro ed i loro giochi che più avanti descriveremo. Pellegrino Origoni, che molti chiamavano “el don Pelegrin” stava nell’atrio dell’Oratorio e diceva ai ragazzi ed ai giovani: “Prima entrate in cappella a salutare Gesù.” All’ora stabilita si andava nelle classi per il catechismo, con il maestro ed il vicemaestro. Poi nuovamente al gioco, ed infine ecco il canto del Vespero della Madonna, o dei Morti; seguiva la benedizione. Gia abbiamo accennato diverse volte agli Esercizi Spirituali a dicembre; bisogna aggiungere che la domenica di Quinquagesima si teneva l’adorazione pubblica. E la preghiera domenicale era il punto forte collettivo e coagulante di tutta la comunità oratoriana. Il 21 settembre, dopo molti giorni di pioggia, la Provvidenza regalò una splendida giornata di sole per la festa patronale annuale: nel cortile era stato riprodotto, in proporzioni ridotte, l’obelisco che adorna la piazza di San Pietro a Roma e sullo sfondo era stata riprodotta una grande Croce con le parole del labaro costantiniano, tutta illuminata: era infatti l’anno costantiniano celebrato da tutta la Chiesa cattolica. E per ritornare al nostro paese di Melegnano, ecco che la popolazione residente aumentava: al 31 dicembre 1913 era di 7107 abitanti.
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