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Il Socialismo e l'azione cristiana
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In questi anni, dal 1913 allo scoppio della prima guerra mondiale, diventava sempre più aspra la polemica tra socialisti e cattolici, che arrivava anche nei paesi più piccoli. E fu viva anche a Melegnano. I cattolici melegnanesi, specialmente quelli appartenenti alla media borghesia dell’industria e del commercio, e anche quelli tra gli artigiani, deridevano, talvolta con feroce ironia, i socialisti e le loro opere organizzative. Dall’altra parte, i socialisti, quando si guardava alla Chiesa, ai sacerdoti, alla libertà religiosa, ai rapporti tra struttura politica e religione, si creava l’anticlericalismo talvolta il più banale, con vecchi spunti anticlericali che diventavano luoghi comuni sui fogli, negli opuscoli, nei discorsi, nelle conferenze delle Camere del Lavoro, nei manifesti e nei comizi elettorali. Del resto, i cattolici melegnanesi, e tra loro molti oratoriani, non riuscivano ad avvertire che l’avvento del socialismo e l’ascesa delle sue fortune erano uno degli elementi salienti della nuova storia del primo decennio del 1900. Il panorama politico del 1913 non era più quello del 1871. Il 1914 si aprì con la Festa dell’Epifania, tipica festa scelta per i soci dell’Unione Giovani di Melegnano, per segnare con solennità l’apertura del nuovo anno di attività: Messa al mattino; adunanza generale; ore 19,30 relazioni di due dirigenti di Milano, Marchesi e Zanchetta, e “riuniti poi in fraterna agape, i nostri giovani passarono la serata in onesta e schietta allegria”. Ma le attività parrocchiali ed in specie oratoriane davano grande fastidio all’altra sponda anticlericale: sul periodico “Battaglia Socialista” del 14 febbraio, si attaccava il bollettino parrocchiale di Melegnano “La Campana” e, tra l’altro, si scriveva: “per tenere schiavi ed ignoranti i poveri parrocchiani, il prete usa di tutte le armi non escluse quelle che per lo passato qualificava come diaboliche: il teatro, il cinematografo (era stata impiantata presso l’Oratorio femminile una macchinetta cinematografica Pathé-Baby ed una lanterna magica per proiezioni), la ginnastica, le corse, i giornali, le cooperative, la Società di Mutuo Soccorso... “, cioè sono chiamate direttamente in causa anche la filodrammatica e la “Virtus et Labor” dell’Oratorio, con un colpo anche all’Oratorio femminile. L’Oratorio rispondeva con la continuità delle sue buone azioni: l’Unione Giovani distribuì in paese oltre mille numeri della pubblicazione “L’Allarme”, redatto dall’Unione Popolare Cattolica contro il progetto di legge della precedenza del matrimonio civile su quello religioso, ed organizzò pure un ciclo di conferenze; ed un vero successo ottenne la rappresentazione del dramma allegorico “Colpa e Perdono” di Lemoyne, cui seguirono il dramma “Alfonso Cano” e due comiche locali: “Pover a mi, cusse m ‘hann faa” e ‘Melegnaneide, o l’inaugurazione dell’acqua potabile” con parole e musica; ed ancora don Mario Baraggia da poco diventato assistente dell’Oratorio al posto di don Giovanni Sala, teneva per l’Unione Giovani, il 1° maggio, una conferenza sull’insegnamento sociale secondo i documenti pontifici di Leone XIII e Pio X, anche alla luce delle elezioni politiche ed amministrative che erano alle porte. Il patrono della gioventù, San Luigi Gonzaga, fu celebrato dai ragazzi assistendo alla Messa in Oratorio nel mattino e gustando lo spettacolo di magìa dei prestigiatore Francesco Gallesio nel pomeriggio “con ben riusciti ed interessanti giochi di varietà, prestigio e trasformazioni...”. Per la festa patronale di settembre, lascio la parola alla cronaca: “Nella III Domenica di settembre si celebrò la festa Patronale dell‘Oratorio Maschile di S. Giuseppe. L'esito superò veramente ogni aspettativa. Tempo splendido, apparato magnifìco. Le S. Funzioni riuscirono solenni e devote, specie la numerosa Comunione Generale. Ben disposta la Pesca di Beneficenza e assai frequentata nella serata, quando la musica G. Verdi tenne gentilmente concerto nel cortile, fra la fiumana del popolo venuto ad onorare il Santo Patrono e ad ammirare la riuscitissima illuminazione”. Il mese dopo, ottobre, ecco una decisa ripresa della filodrammatica con la commedia “Il poliziotto” seguita dalla farsa (“vecchia ma sempre bella”) “L’elezione di un deputato “; e la cronaca si faceva interprete dell’opinione pubblica quando scriveva: “Ai giovani e promettenti attori, nonchè ai pazienti istruttori, vadano le nostre congratulazioni”. Accanto alla cultura filodrammatica ed al divertimento delle scene teatrali, l’Unione Giovani continuava ad offrire alla comunità melegnanese il servizio gratuito della scuola serale di francese, mentre i muscoli stavano in buon allenamento nella “Virtus et Labor” che il 13 dicembre organizzò il Concorso interno per tutti i soci: parteciparono in 48, di cui 32 con la nuova divisa. Ma rimaneva la spina nel cuore per l’assenza dell’ora di religione nelle scuole delle classi IVa e Va. L’Oratorio maschile unitamente a quello femminile organizzarono l’ora di religione per ogni giovedì, mentre il prevosto, don Fortunato Casero, iniziò la Scuola Magistrale di Religione, per tre anni, con diploma di partecipazione alla fine del corso. Queste preoccupazioni non erano soltanto di indole religiosa culturale, ma richieste dalla stessa situazione parrocchiale di San Giovanni, quindi erano anche di natura prettamente pastorale, cioè bisognava tener conto della geografia ecclesiastica parrocchiale. E per avere un’idea in cui inquadrare il problema, diamo qui le statistiche relative al censimento del 1911. La parrocchia di San Giovanni comprendeva:
Comune di Melegnano: famiglie 1775, popolazione 7317 abitanti.
Comune di Vizzolo Predabissi e Cascine, abitanti 613.
Comune di Cerro (Riozzo e Fornaci), abitanti 529.
Comune di San Giuliano (Maiocca, Mezzano, Pedriano, Rocca Brivio, Santa Brera, Cappuccina, Cascinetta, Maiocchetta, Caselli ferroviari), abitanti 975.
Comune di Colturano (con Balbiano e Colombera), abitanti 430.
La parrocchia, cioè, aveva un totale di 9864 anime: una comunità di rispetto con i suoi diversi problemi pastorali.
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