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Il 1944

Questa fotografia, apparentemente insignificante, è il ricordo doloroso della chiusura forzata imposta dalle autorità fasciste all’Oratorio il 19 giugno 1944. Il rustico cortiletto della chiesa di San Pietro accolse i resti dei ragazzi dispersi da tale imposizione. Qui si osserva il momento del catechismo ad una classe.
La chiusura dell'Oratorio ed i tedeschi
Il 1944 si aprì con un successo filodrammatico: “Il ceppo di Zi’ Meo”, ripetuto tre volte; in febbraio fu rappresentato “Attentati”; ed un nuovo successo si ripeté il 30 aprile con “Il diavolo, sua moglie e il contadino” che fu replicato. Nei giorni 4 e 8 giugno ecco il “Telegramma con risposta pagata”, una commedia brillante. Le rappresentazioni. per il 1944, finirono. Due grossi avvenimenti si inserirono nel tessuto vitale oratoriano: l’imposizione di chiudere l’Oratorio e l’occupazione dei tedeschi. Il 19 giugno iniziava una serie di conferenze tenute dal ragionier De Martini di Milano a carattere sociale, per operai in modo speciale. Prima della conferenza arrivarono i militi della Repubblica Sociale Italiana per l’ordine. La conferenza andò liscia. Seguì un bozzetto composto da don Mario Ferreri, ma durante la recita il bozzetto fu interrotto dalle autorità militari presenti: a loro parere una frase fu ritenuta offensiva all’onore della Patria. Le conferenze furono tenute in altri locali della parrocchia, perché il giorno dopo, 20 giugno, per ordine dell’autorità di polizia l’Oratorio fu chiuso. Vennero sospese tutte le attività fino a  nuovo ordine. Per alcune domeniche, al termine delle celebrazioni liturgiche in chiesa San Giovanni, l’assistente don Attilio Melli, il prevosto don Arturo Giovenzana, un gruppo di giovani, si portarono davanti alla porta dell'Oratorio chiuso, in silenzio. La chiesa ed il cortile di San Pietro furono la nuova sede domenicale: il 25 giugno si celebrò con solennità la festa di San Luigi con la presenza del nuovo vice assistente don Vincenzo Moroni. L’Oratorio fu riaperto il 10 agosto e fu pure continuato l’Oratorio feriale. Il 20 luglio i tedeschi, mandati dalle autorità cittadine requisirono il salone del teatro ed usarono anche il campo che era stato dei bersaglieri. Vi rimasero due soldati tedeschi, rispettosi. Rimasero fino al 5 novembre, quando raccolsero tutte le loro cose e partirono per Ormiano presso Verdello.
La circolare-giornaletto “Vita Nuova”
Con il sistema della ialografia fu stampato un giornaletto presentato come circolare dal titolo “Vita Nuova”, per una decina di numeri dal 1944 al 1945, con diverse rubriche di formazione, di cronaca della vita oratoriana, di avvisi e programmi e di umorismo. La stampa dei primi due numeri di “Vita Nuova” non sfuggì alle autorità politiche melegnanesi: il 12 agosto 1944 il podestà di Melegnano richiese la copia; e più tardi, il 24 agosto, sul giornale della “Brigata Nera Aldo Resega” apparve un commento ironico il cui testo era il seguente: “Bella veramente la circolare dell’Oratorio maschile di Melegnano. Che lusso, perdinci! Si tratta nientemeno che di otto pagine stampate, si dice, a ciclostile ma con ben quattro colori nella sola pagina centrale. Il gusto e l’abilità non mancano; ci congratuliamo, pur spiacenti di non aver ricevuta la pubblicazione, e ci auguriamo che, almeno in quelle pagine, non si consiglino i giovani a disertare la chiamata alle armi, o non si sparli del Fascismo, come si beano di fare alla chetichella i giovani sacerdoti dediti alle giovanissime pecorelle”. Forse, da parte fascista, si sospettava qualche cosa di più: in Oratorio funzionava una rudi-mentale radio ricetrasmittente con la quale si ascoltavano i bollettini di Radio Londra e forse,  dicevano alcuni, anche i messaggi dei par-tigiani con i quali sembrava che ci fossero con-tatti. Era comunque certo che in Oratorio trovavano riparo e nascondiglio i ricercati, gli sbandati renitenti alle armi, i giovani che non sapevano come inserirsi nella vita sociale o per paura o per avversità politica.
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