..
Computers Comitato Ricerche Storiche Melegnano.net
Associazioni 
le Ristampe
crs@melegnano.net
C.R.S.
La “Araldica dei Vescovi di Lodi Nuovo1158-1888” uscito nel 2003 è stato la nostra prima ristampa anastatica. È un’opera basata sulla ristampa anastatica degli stemmi (1158/1888) tratti dal manoscritto acquerellato  “Araldica dei Vescovi” di A. Degrà, conservato presso la Biblioteca Laudese. Gli stemmi sono stati riprodotti a parte ed applicati a mano, preceduti dalla riproduzione in b/n della pagina originale e blasonati. L’Associazione ha donato alla Biblioteca Laudense la riproduzione su CD dell’intera opera.
Quest’opera è stata premiata con lettere personali: dal Capo dello Stato C.A. Ciampi, S.S. Giovanni Paolo II, il Ministro delle PPTT On. Gasparri, il Ministro della Cultura On. Urbani, il Senatore a vita Giulio Andreotti e il Capo del Governo On. Silvio Berlusconi.
Rilegato in 16° di pp. 400 con copertina in finta pelle bianca, fregi in oro a caldo.

La nostra seconda ristampa anastatica, riguarda un manoscritto trecentesco in lingua altoitaliana ed ha visto la luce alla fine del 2003. 
Il codice miniato n. 1399 di 47 carte, della Biblioteca Riccardiana conosciuto come “Vita di Bonacosia de Bechalòé”, scritto probabilmente da un Butigelli (Matteo (?)) su dettatura del parente Bonifacio. 
Bonifacio Butigelli, discendente da una delle più nobili casate pavesi, Monaco eremitano di sant' Agostino, nel 1362 risulta priore del convento di San Pietro in Ciel d’Oro, Bonifacio fu benefattore del convento pavese intitolato a quel santo. Magister in sacra pagina, almeno dal 1370, fu uno dei più famosi Lettori nello Studio Generale Pavese, dal 1374 al 1391, approfondendo i suoi studi a Parigi.
Come Consigliere Ducale fu incaricato d’importanti affari e mandati di fiducia, tra i quali l’incarico di confessore ed esecutore testamentario della duchessa Bianca d’Aymone di Savoia, moglie di Galeazzo II Visconti e madre di Gian Galeazzo, rimasta vedova nel 1378 e morta nel 1387.
Ma anche confessore della Beata Bonacosa da Bechalòé, figlia di una famiglia milanese di San Nazzaro in Brolio, vicino alla porta Romana medioevale, e devota anche a S.Tecla, nel quale edificio si svolge la maggior parte delle sue penitenze, una volta rimasta vedova.
Oltre alla Duchessa, Bonacosa c’interessa perché gli studiosi parlano della famiglia come “estinta in un ramo dei Bascapè”, probabilmente come da me ipotizzato, era la famiglia feudataria di Beccalzù, frazione di Casaletto, divisa con Bascapè (PV). Una volta estinta la famiglia Bechalòé, i Bascapè, dei quali si desume un membro abbia sposato una Bechalòè, hanno dato nome Bechalfù  (attestato in alcuni studi) al paese, che doveva essere il capo feudo.
Importante è anche lo studio e la traslazione del testo fatta da Achille Ratti, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, per le nozze Jacini- Borromeo, e pubblicata a Milano nel 1909, prima che diventasse papa Pio XI. Essendo l’opera più vetusta di settant’anni non abbiamo avuto bisogno di nessun nullaosta, ma della cortesia del Sig. Banfi, responsabile dei servizi al Pubblico della Biblioteca dell’Università Cattolica di Milano, al quale appartiene la copia del volume (AG775) da dove abbiamo attinto i microfilms. 
I Borromeo erano proprietari della cascina Grande o Borromea, di Casaletto Lodigiano, dai quali ha preso il nome la torre quattrocentesca (Pettinari) che fa ancora parte dell’enorme complesso agricolo.
Ma tornando a Bonifacio Butigelli, egli fu vescovo di Lodi dal 1393 al 1404, nel suo episcopato cercò di recuperare i beni della Mensa Vescovile persi dai suoi predecessori, in una risposta dello stesso a Gian Galeazzo Visconti del 2/07/1393, troviamo menzionate le decime delle terre di Salerano (convento di San Gervaso) delle quali faceva parte anche Casaletto, Gugnano, Mairano e Villarzino, il documento è importantissimo ai fini onomastici ed interamente pubblicato negli “Appunti 2000” a cura di Laura Vignati Gorla.
Quest’opera  ha avuto il Patrocinio del Ministero per i Beni Culturali.
Rilegato in 16° di pp. 216 con copertina blu e fregi oro.

Alcuni anni fa abbiamo avuto il nulla osta del Ministero per i Beni Culturali alla ristampa anastatica a colori del famoso manoscritto “SERMON DIVIN” di Pietro Bascapè, conservato presso la Biblioteca Braidense, AD XIII 48 di 57 carte. 
Scritto da Pietro Bascapè, nel 1264, è importantissimo sia per il testo in volgare altoitaliano, sia per le scene di vita acquerellate aggiunte al testo, è stato studiato da decine di esperti.
Pietro, si definisce nello scritto, un soldato, Angelo Bascapè, nel suo studio postumo, (di cui abbiamo riproduzione autografata da Giacomo Carlo Bascapè, il cui originale si trova in Biblioteca Laudese, B4635 e l’editore ci ha concesso autorizzazione a pubblicarlo), crede che il Sermon Divin (così è chiamato il codice) sia stato scritto per penitenza. Abbiamo donato copia del CD alla Biblioteca di Bascapè e all’UNIPV con la speranza che ne facciano una pubblicazione scientifica.

inizio pagina

sito curato da