“....E’
nostra intenzione farci conoscere [...] conoscere con chiarezza i principi
su cui il nostro partito si fonda, le idee che esso propugna, in una parola,
il perchè della sua creazione e della lotta che esso sostiene...(1)
” questo è l’indirizzo di saluto in apertura del primo numero
del 20 ottobre 1945 della Vedetta il foglio ha come sottotitolo quindicinale
della Democrazia Cristiana zona di Melegnano. e con l’uscita del
16 marzo 1946 si trasforma in Voce della Democrazia Cristiana (2)
è stampato dalla Tipografia Bastoni di Melegnano ed ha un costo
di lire tre, direttore responsabile è Antonio Cremonesi. Con il
numero ventitrè del 22 novembre 1947 la direzione del quindicinale
passa a Natale Scala, mentre gerente responsabile è Ugo Graioni.
Le materie che si occupa il giornale sono varie tra cui: relazioni del
consiglio comunale, vedetta sportiva, lettere in redazione, il bel
Paese, cronaca nera, panorama, la Piazzetta. La chiave
di lettura del periodico credo sia questa: un graduale avvicinamento verso
il mondo della socialità, da attuarsi attraverso il superamento
trasversale delle distanze che divide il movimento popolare dei lavoratori.
Di ciò si avvede Renato Tonioli, che scrive sul quindicinale in
un fondo dal titolo sindacalismo democratico: “...il problema del lavoro
stà a cuore al nostro sindacato, nella sua principale funzione che
è quella sociale [...] nel nostro paese non ci sarà posto
per gli oziosi, tutti dovranno lavorare. Non sarà concepibile una
vita basata su diritti di eredità [...] tutti dovranno costruirsi
il proprio bene, il proprio avvenire per mezzo del lavoro, lavoro che eleva
ed educa, che compie la sua funzione sociale in rapporto alla dignità
umana... (3) “. Nel lasso di tempo che va dal 1945 al 1955 il giornale
modifica di poco la sua linea, celebrando il decimo anniversario
troviamo nel corsivo della pubblicazione dell’ottobre 1955 : “...la
Vedetta melegnanese chiede l’onore della sua presenza nelle tante battaglie
che la democrazia deve ancor sostenere e vincere [...] chiede di essere
presente nell’opera di progresso sociale, di sviluppo culturale, di elevazione
morale. Con le stesse premesse, con gli stessi propositi con gli stessi
voti augurali, questa nostra modesta fatica vuole riprendere la tradizionale
autonoma fisionomia per continuare un’opera mai interrotta , a fianco del
Popolo lombardo alla cui cordiale generosa ospitalità deve la sua
sopravvivenza..(4) ”. Nel 1965 la Vedetta diviene Vedetta melegnanese ed
è un’inserto quindicinale del Popolo lombardo (5) direttore è
Siro Brondoni e condirettore Carlo Pina, il comitato di redazione
è composto da Achille Benetti Genolini, Ercole Cassanmagnago, Antonio
Airò. Quindi la Vedetta è relegata alla stregua di “foglio
fiancheggiatore” del Popolo lombardo che lo ospita; le finalità
che la redazione si prefissa saranno quelle di cercare di dar voce all’opposizione
di Palazzo Broletto e di controbattere punto per punto al programma della
Giunta attraverso una puntuale contro-informazione .
La Vedetta melegnanese cessa la pubblicazione con l’uscita del 31 dicembre
1966. |
(1) Vedetta, Melegnano, Anno I, numero 1, 20 ottobre
1945
(2) Ibid.,Melegnano, Anno II, numero 6, 16 marzo 1946
(3) Ibid., Melegnano, anno I, n.1, 20 ottobre 1945.
(4) Ibid., Melegnano, Anno I, numero 1, 31
ottobre 1964
(5) Vedetta melegnanese inserto nel Popolo lombardo,
Milano, 6 marzo 1965 |