..
Computers melegnano.net
La mia esperienza militare
ricordi di guerra di: Milost Della Grazia
18 ottobre 1944: arriva l’ordine di trasferire la Divisione al fronte. Durante il lungo addestramento in Germania ero rimasto all’oscuro di quello che stava succedendo in Italia. Gli istruttori tedeschi mi avevano sottoposto ad un particolare addestramento militare, con lezioni teoriche e pratiche sui compiti di un pioniere e cioè costruire un ponte, minarlo e sminarlo, creare e ripiegare un campo minato, assaltare un fortino, con ottima conoscenza degli esplosivi, delle micce e delle mine di ogni tipo. Tornando in Italia non immaginavo di impantanarmi in una squallida guerra civile.
Il viaggio di ritorno da Feldstetten era stato molto lungo, dopo Verona compresi che stavamo andando verso Milano e poi verso Genova, dove all’alba ci aspettava una fila di autocarri. Quando la colonna cominciò a muoversi, in piedi, con le braccia conserte sopra l’abitacolo, osservavo allucinato le case ed i negozi sprangati, le strade, alle nove del mattino, completamente deserte,  senza incontrare neppure un cane. La nostra base era a Borzonasca, pochi chilometri all’interno di Chiavari.  Montiamo le tende alla periferia del paese e verso sera, dopo che avevamo finito di sistemare il materiale, dalla boscaglia arriva una scarica di mitra che fora le nostre tende. Non pensavo certamente di essere accolto con un lancio di fiori, ma nemmeno con scariche di mitra.  La popolazione non era particolarmente ostile, nei  bar i soldati bevevano tranquillamente un bicchiere di vino, chiaccheravo con il medico condotto, raccontandogli che ero uno studente in medicina. Una parte della Divisione era stata dislocata in questa zona in previsione di un possibile sbarco alleato, almeno così dicevano gli ufficiali. E’ vero che una una grossa formazione navale aveva duramente bombardato Genova, ma allo sbarco alleato francamente non avevo mai creduto. Quando nell’autunno ’43 avevo lasciato l’Italia la situazione era tutt’altro che chiara. Skorzeny aveva liberato Mussolini dal Gran Sasso senza incontrare alcuna resistenza ma durante tutti i mesi che ero rimasto in Germania nessuno mi aveva spiegato cosa stesse succedendo in Italia e mi trovai così involontariamente coinvolto in quella che è stata definita “ sanguinosa guerra civile”.  La parola “partigiano” non l’avevo ancora 
mai sentita ed i tedeschi, stranamente, avevano sottovalutato il problema. Quello dei partigiani era un vero esercito fantasma,  che non poteva affrontare il nemico in campo aperto, ma poteva soltanto tendere imboscate, uccidere, sparando anche alle spalle e poi fuggire, sgusciando facilmente tra le maglie degli inutili rastrellamenti. Dopo la guerra divenni amico del capo partigiano Eraldo Gastone, Ciro da partigiano, 
comandante della  82° Brigata Garibaldi. Sapeva tutto della mia vita, mi stimava e si affidò alle mie mani quando dovette subire un intervento chirurgico. Abbiamo parlato a lungo della guerra civile, che in alcune zone, come il Friuli, aveva assunto un carattere revanscista, con partigiani comunisti italiani che massacrano a Porzus  partigiani italiani non comuisti, delle nostre esperienze di guerriglieri quando il Che aveva solo 16 anni, ma nessun odio traspariva dalle nostre parole, ma solo comprensione e reciproca stima, perché entrambi avevamo la coscienza a posto, lui comandava dei partigiani comunisti, io avevo combattuto in un esercito regolare, nel quale non c’erano fascisti, ma soltanto soldati. 
Dopo l’Albania, nel giugno 1941 mi avevano trasferito, come studente in medicina, in Sanità con il grado di sergente in forza all’ospedale militare di Lecco, dove aiutavo in sala operatoria, scaricavo i feriti dai treni ospedale, fino a quando arrivò l’8 settembre del 1943. Lo stato italiano legalmente non esisteva più ed in ottobre comparvero sui muri manifesti che annunciavano la nascita della Repubblica Sociale Italiana, che il 28 ottobre  ‘43 emanava una legge che costituiva un nuovo esercito in sostituzione di quello regio e chiamava alle armi i giovani del 1924 e 25,  richiamando nel contempo gli ufficiali ed i sottufficiali del ex regio esercito.  Alcuni ufficiali, tormentati dal dubbio se aderire alla RSI  o darsi alla macchia, si rivolsero per un consiglio all’ammiraglio Thaon di Revel, il quale rispose: “Regolatevi come vi detta la coscienza, ogni decisione presa con animo puro sarà giusta”. Ero solo un sergente e mi rivolsi ad un anziano maresciallo dei carabinieri, prossimo alla pensione  che mi parlò come un padre: “Si presenti al più presto ad un distretto militare, quelli non scherzano ed hanno la fucilazione facile”. 
.inizio pagina

Visitatori dal 22 aprile 2004
AdCComputers
tel.02 9837517
Melegnano Via Castellini, 27
webmaster@melegnano.net