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Gli
imperatori del Sacro Romano Impero...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Fine dei Carolingi | ![]() |
![]() Carlo Magno morì nell’814 e la sua dinastia non gli sopravvisse a lungo, perché nessuno dei suoi successori ebbe sufficiente grinta per continuare la sua opera e gli eredi si trovarono di fronte al problema come difendere l’impero dalle continue incursioni degli Avari, dei Saraceni o Arabi del Nord, che saccheggiarono Roma e si impadronirono di Bari e di Taranto, dei Vichinghi o Normanni, o “uomini del nord” come li chiamavano a quei tempi, i quali provenivano sempre per mare e saccheggiavano le coste dell’ impero. Alla fine del settimo secolo l’intera Europa, a causa delle continue scorrerie di barbari, delle carestie e delle periodiche pestilenze, non superava i sedici milioni di abitanti, ma con Carlo Magno la situazione era migliorata e l’impero aveva frontiere sicure. Con la sua morte la situazione riprese a peggiorare per l’incapacità e la scarsa energia di suo figlio e successore, Ludovico il Pio. I vari signorotti dell’Europa cristiana, per difendersi, cominciarono a circondare le loro dimore con alte mura e chiuderle con ponti levatoi. Anche i monasteri, per sopravvivere, diventarono delle vere fortezze, nelle quali anche le famiglie di contadini avevano la possibilità di rifugiarsi in caso di pericolo. La difesa dell’impero era compito dell’aristocrazia guerriera, ma ai tempi di Carlo Magno, quando si combatteva per allargare le frontiere, i guerrieri tornavano a casa con ricchi bottini, circostanza che non poteva ripetersi combattendo in casa propria e difendendo i confini. Questi guerrieri erano la spada della fede cattolica e l’imperatore, come ricompensa, concedeva loro fertili terre e contadini, con una complessa cerimonia , con la quale diventavano suoi vassalli ( vassallo viene dal termine celtico gwassalw ), però ad un dato punto cominciarono a pretendere l’ereditarietà di questo privilegio, cioè la possibilità di trasmettere ai propri figli questi possedimenti, mentre l’imperatore aveva bisogno di queste terre per accontentare altri vassalli. A quei tempi l’economia era prevalentemente rurale, basata sull’agricoltura, anche se Carlo Magno aveva cercato di incrementare il commercio con l’oriente, concludendo la pace con l’imperatore bizantino Michele e mantenendo buoni rapporti con il califfato di Bagdad. Si era posto il problema di un bilancio tra le scarse entrate delle tasse e le spese, ma aveva anche compreso il rischio di una svalutazione. Aveva tentato una riforma monetaria, mettendo in circolazione “il Pondus Caroli “, corrispondente a 408 grammi d’argento, ma i fondi dello stato erano appena sufficienti per pagare i suoi amministratori e tra le spese dello stato non erano previsti fondi per questi aristocratici guerrieri, che dovevano vivere con quello che fruttava la terra dei loro feudi, situazione non di loro gradimento. Questo era l’unico vero punto debole del suo impero. Tutto era andato bene nei periodi delle guerre di conquista, quando i suoi guerrieri avevano vinto i Longobardi, conquistato la Frisia e la Sassonia, la Baviera e la Carinzia, inseriti nell’impero gli Sloveni ed i Croati, sconfitto gli Avari. Quando nel 814 Carlo Magno morì ad Aquisgrana le forze eversive avevano già iniziato quella disgregazione dell’impero da lui stesso favorita con l’uso barbarico di spartire il regno tra i discendenti, come una proprietà privata , con conseguente discordia tra gli eredi. D’altronde, alla sua morte, era vivo solo suo figlio Ludovico il Pio, perché Carlo il Giovane era morto nel 811 e così pure, nel 810, il secondogenito Pipino, già re d’Italia. Carlo Magno, prima di morire, aveva confermato re d’Italia il figlio di Pepino, Bertrando, il quale nel 813 aveva giurato fedeltà al nuovo imperatore Ludovico il Pio. Avendo però constatato di essere stato escluso dalla linea di successione imperiale, Bertrando aveva cercato di rendere il suo regno indipendente dall’impero, ma, resosi conto che il suo piano era irrealizzabile, si pentì, chiedendo perdono a suo zio Ludovico il Pio, il quale, senza alcuna pietà gli tolse il trono, facendolo anche accecare. |
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