| Dalla
Viribus Unitis a Capo Matapan
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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| Conclusioni |
Due
guerre mondiali hanno condizionato l’esistenza di molte generazioni,
evidenziando i loro difetti ed esaltando le loro virtù. Ripeto il
giudizio di Erwin Rommel, la leggendaria volpe del deserto, idolo
dei soldati tedeschi ed italiani, ammirato e rispettato dagli inglesi,
il quale parlando del soldato italiano, lo definì “ottimo, paziente,
resistente e coraggioso, ma male armato e peggio comandato”. Sembra che
abbia anche aggiunto “ il soldato tedesco ha stupito il mondo,
il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco “ e queste sue parole
valgono più di una medaglia al valore. Scrivendo alla moglie, definiva
i generali italiani, con termine goliardico “ minus quam “.
Con questo storico giudizio di Rommel potrei terminare il mio racconto, ma ho l’impressione che per i giovani d’oggi sono eroi i vari Vieri e Schumi e sappiano ben poco chi erano e cosa hanno fatto i soldati italiani. Il carabiniere Salvo D’Aquisto è stato un eroe, perché non esitò a farsi fucilare, assumendosi delle colpe non sue, per salvare la vita a degli innocenti cittadini, erano degli eroi il colonnello Salvatore Castagna e i suoi duecento soldati di Giarabub, erano degli eroi gli universitari di Bir el Gobi,
i Mussolini’s boys, così li chiamavano gli inglesi ammirati
dal loro valore, erano eroi i tremila studenti universitari
del Conte Rosso, affondato in pochi minuti da un sommergibile inglese,
morti tutti gridando viva Viva l’ Italia, Viva il re, Viva
il Duce “.Erano degli eroi i caduti di Guadalajara, anche se quel beccamorti
di Palmiro Togliatti fece cancellare dalle loro tombe in Spagna la qualifica
di “ medaglia al valore. “. Luigi Durand de la Pen e i suoi compagni sommozzatori
erano degli eroi purissimi e Durand de la Pen, come l’ho già
scritto, ebbe un “onore delle armi” mai concesso prima d’allora dagli
inglesi, quando il comandante Charles Morgan gli appuntò
personalmente sul petto la medaglia d’oro. Era un eroe il principe Junio
Valerio Borghese, leggendario comandante del sommergibile Scirè
e poi della X Mas, era un eroe il comandante di sommergibili Longobardo,
medaglia d’oro e il leggendario comandante Carlo Feccia di Cossato, medaglia
d’oro per il suo valore, erano tutti eroi quelli della Folgore, dell’Ariete,
della Brescia, della Trento e della Trieste, che tra il 23
ottobre ed il 4 novembre si batterono fino all’ ultima cartuccia,
lanciando poi contro i carri armi le scatole di pomodoro piene di esplosivo.
Il 4 novembre, finita la battaglia, i soldati e gli ufficiali di Sua Maestà
britannica vollero rendere l’onore delle armi sul campo al lacero stendardo
tricolore.
Potrei continuare, ma è bene ricordare ai giovani che quando Mussolini il 10 giugno 1940, con il suo stile interlocutorio, parlò agli italiani dal solito balcone, in tutte le piazze d’Italia si udì un unico urlo, “GUERRA”. Quando
le cose iniziarono ad andare male, quella divenne la guerra di Mussolini,
guerra sbagliata e non sentita, ma soprattutto mai voluta dagli italiani,
atteggiamento tipico della nostra razza, per la quale è normale
essere tutti neri il lunedì e tutti bianchi convinti il martedì,
ma soprattutto fedeli alleati dei vincitori. Dall’altra parte abbiamo
capi di Stato Maggiore, generali ed ammiragli arrivati al massimo grado
solo per anzianità, vecchi rottami della prima guerra mondiale
e coinvolti in tragedie come quella di Caporetto. A questo proposito
un anziano testimone mi ha raccontato che in una caserma di Udine,
mentre la valanga nemica era ormai arrivata a Cividale, un caporale di
guardia si è rifiutato di svegliare il suo generale che stava facendo
la solita pennichella dopo mangiato. Aveva digerito male, si sentiva stanco
e aveva dato l’ordine non svegliarlo, neppure se fosse crollato il
mondo. Riuscirono a scappare, senza essere fatti prigionieri e non erano
nell’elenco di quelli che Cadorna fece fucilare.
Iniziata la seconda guerra mondiale troviamo sempre le stesse facce, gli stessi capi di S.M., affiancati da generali come Soddu, che, mentre, la Julia veniva distrutta a Perat e sul Golico, si divertiva a comporre musiche per film. I generali di Stato Maggiore non avevano le idee molto chiare, discutevano se era meglio comperare bombe o siluri, se era meglio costruire corazzate o aerei siluranti, mentre nel frattempo sei uomini con i loro mezzi d’assalto da quattro soldi distruggevano mezza flotta inglese ad Alessandria d’ Egitto. Non avevano o non volevano capire che duecento aerei siluranti, con uomini come i nostri eroici sommozzatori, avrebbero potuto sconfiggere da soli tutta la Home Fleet. Rommel era l’idolo dei nostri soldati, sempre presente dove più dura era la battaglia, li stimolava urlando ordini, mentre con i trucchi alla Garibaldi e le sue fulminee decisioni riusciva a mettere in fuga gli inglesi. Ma Rommel era solo, mentre gran parte dei nostri generali erano quello che lui pensava di loro, vecchi sclerotici da mandare in pensione, come Graziani, esseri prudenti che seguivano le battaglie ben protetti a cinquanta chilometri dal campo di battaglia. Italo Balbo era l’unico che avrebbe potuto fare quello che fece Rommel, forse meglio, perché aveva lo stesso carattere impetuoso e gli inglesi non si erano ancora organizzati, ma purtroppo fu abbattuto dalla nostra contraerea. Già nel 1934 eravamo gli unici in Europa ad aver risolto il problema di come sganciare i siluri da un aereo, ma il generale dell’aviazione Pricolo e Ajmone Cat sentenziavano che gli aerei siluranti era meglio lasciarli perdere.Furono proprio quegli aerei siluranti che gli inglesi si affrettarono a costruire e con i quali poi distrussero la nostra flotta a Taranto e a Capo Matapan. Erano generali ignoranti delle moderne tecnologie tipo radar, sperimentato in Inghilterra già nel 1934 e nel 1940 montato su navi tedesche, permettendo loro di centrare in piena notte navi inglesi. L’unica notizia confortevole l’ho avuta leggendo che l’Intelligence Service inglese aveva aperti gli archivi segreti, dai quali risultò che gli inglesi, tramite Ultra, erano sempre al corrente delle varie partenze e rotte delle nostre navi, per cui l’accusa di tradimento era falsa. A questo punto mi son posto il problema, come mai, dopo vari siluramenti, a qualcuno non è venuto il dubbio che Enigma non fosse così sicuro, come sostenevano i tedeschi, tanto da inviare sempre, tramite Enigma, in due anni ben 37.800 messaggi, che gli inglesi lessero sempre regolarmente. Ma i nostri servizi segreti a cosa servivano ? Ritengo che ogni popolo debba accettare il suo passato, la sua storia, come una madre deve accettare il figlio malformato che ha generato. Non credo che in Russia, tra una cinquantina di anni, insegneranno ai ragazzi che Stalin era solo un delinquente, ma analizzeranno i motivi di certe sue iniziative, come non credo che oggi venga insegnato ai ragazzi francesi che Napoleone Bonaparte era un dittatore, che coinvolse nelle sue smanie imperialistiche tutta l’Europa, dalla Spagna alla Russia, anzi sono sicuro che tutti i francesi sono fieri della loro storia ed è sufficiente visitare gli “Invalides” per averne conferma. Ho letto e riletto un articolo di Ferdinando Adornato, che mi ha fatto riflettere, in quanto rispecchia la situazione di un popolo che tenta di risolvere i suoi problemi con quei girotondi che tanto ci divertivano all’asilo. Abbiamo avuto un Risorgimento, poi il ventennio fascista, indi la Resistenza, definita, secondo me a torto, nostro secondo Risorgimento, perché la storia ha ampiamente dimostrato che non basta spostare un confine per creare un popolo e non è assolutamente vero che quello che unisce politicamente unisce anche spiritualmente. Abbiamo dovuto pagare il prezzo per le lacerazioni provocate dal Risorgimento, la questione romana con la lunga ostilità dei cattolici, la questione meridionale con la storica divisione tra nord e sud, problema ancora lungi dall’essere risolta, il grande consenso degli italiani al fascismo, per cui ci si può chiedere, ma quanti italiani sono ancora fascisti ? . Sono passati quasi sessanta anni dalla fine della guerra e sento sempre parlare di una Resistenza che ha unito gli italini intorno al quadro storico e politico dell’antifascismo. Ma il fondamento di ogni filosofia della libertà non può essere solo l’antifascismo, perché, come diceva Norberto Bobbio, se tutti i democratici sono antifascisti , non tutti gli antifascisti sono democratici. Pertanto la nostra repubblica, in nome della libertà, deve basarsi non solo sull’antifascismo ma anche sull’anticomunismo, cioè sull’anti-totalitarismo. Affinchè lo stato italiano diventi una nazione non basta cantare tutti insieme l’inno di Mameli, ma dobbiamo accettare la nostra storia, rispettare gli eroi e i morti per la patria, perché i morti e gli eroi delle guerre perdute non sono meno rispettabili e meno ammirevoli di quelli delle guerre vinte, poi, superando lo strabismo del passato, impariamo a leggere e rileggere la nostra storia per trarne insegnamento per l’avvenire. Questo è il vero e unico compito della storia. |
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