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Computers Posso parlare ancora di Fascismo?
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Governi italiani  dal 1871 al 1915
Prima di affrontare  l’argomento specifico, cioè individuare le cause e l’humus dal  quale per forza doveva germogliare e svilupparsi l’ideologia fascista è utile passare in rassegna i vari governi che si sono succeduti in Italia dopo il 1 luglio 1871, quando Roma divenne capitale del regno d’Italia. Il vecchio regime piemontese nazional-liberale cominciò ad evolvere in senso democratico con la partecipazione di sempre più larghi strati di cittadini alla vita pubblica che formavano nuovi partiti, per cui nel Parlamento si accentuò la divisione tra la destra e la sinistra. 
Il 18 marzo 1876  Vittorio Emanuele II  aveva dato l’incarico di formare un governo  ad Agostino Depretis, il quale fu in grado di governare, mantenendo un bilancio in avanzo, grazie alla media e piccola borghesia che, specie a sud, si andava orientando a sinistra, nonostante che il papa Pio IX invitasse i cattolici a lottare contro lo stato.
Con le elezioni del novembre 1876 il governo ricevette  la maggioranza assoluta. Dopo la morte del re e di Pio IX,  a Depretis succedette Cairoli, ancora più a sinistra, che rimase in carica fino al 1881. Il  bilancio rimase sempre in attivo, ma  nel 1882, con il ministro delle finanze Magliani, abile manipolatore di bilanci, la situazione economica peggiorò. Era iniziata l’era delle grandi emigrazione di massa dei meridionali verso l’America, nonostante che al nord del paese lo sviluppo industriale fosse in continuo aumento.  
Nel maggio 1882 veniva firmata la Triplice Alleanza tra Germania, Austria ed Italia e il ministro degli esteri, il filotedesco Francesco Crispi, che pretendeva di incarnare la figura di un Bismarck italiano, divenne presidente del consiglio dal 1887 al 1891. In politica estera diede impulso all’espansione italiana in Africa e l’Eritrea e la  Somalia, diventarono colonie italiane. Ma le leggi eccezionali da lui fatte approvare in funzione antisocialista, la dura repressione dei minatori della Lunigiana  e dei Fasci siciliani, leghe di braccianti agricoli sorte in Sicilia nel 1890  per lottare contro i latifondisti,  e la disfatta africana ad Adua del generale Barattieri e delle  truppe, lo costrinsero a dimettersi.  
Di Rudinì Antonio succedette a  Crispi e tentò di arrivare ad un pareggio del bilancio,  ma la sua politica di repressione  dei gravi motti del 1898 lo costrinse a dimettersi ed il nuovo politico piemontese Giovanni Giolitti fece un governo completamente di sinistra, che alle elezioni ottiene una larga maggioranza. Ma lo scandalo della Banca Romana coinvolse molti uomini politici, tra i quali anche Giolitti, che dovette dimettersi e Crispi dal 1895 al 1896 riprese il potere con un governo di centro-sinistra, con ministro delle finanze Sonnino, che ottenne un completo risanamento del bilancio grazie a economie e aumento delle tasse. 
Il 29 luglio del 1900 Umberto I veniva ucciso a Monza da un anarchico e Vittorio Emanuele III, nuovo re d’Italia, diede l’incarico a Zanardelli di formare un governo, con Giolitti all’interno e Prinetti agli esteri, governo di sinistra che dimostrò di essere il migliore dalla fondazione del regno.
Grazie allo sviluppo industriale, alle rimesse degli emigrati e all’entrate provenienti dal turismo il bilancio dello stato migliorò, il partito socialista ebbe un grande incremento e per la prima volta i cattolici presero parte alla vita politica del paese.  Con il  ritiro di Zanardelli, Giovanni Giolitti riprese in mano  il paese fino al  1914.  Mentre la Germania e l’Austria stavano combattendo contro l’Intesa, l’Italia, con Giolitti stava  patteggiando la sua neutralità ma l’Austria opponeva  ai nostri approcci la tattica delle promesse fatte con il contagocce, per cui il nostro governo, in previsione del fallimento delle trattative,  prese contatti con l’Intesa  e il 26 aprile stipulò il “patto segreto di Londra”, che impegnava l’Italia ad intervenire contro tutti i nemici dell’Intesa entro un mese, dietro ampie concessioni territoriali.
Il  24 maggio del ‘15 Antonio Salandra, primo ministro con pieni poteri, dichiarò guerra all’Austria e alla Germania. Nel 1917, quarto anno di guerra in Europa, si ebbe il crollo della Russia zarista, con l’armistizio e la pace di Brest –Litovsk . Dopo la proclamazione della repubblica, un’ondata rivoluzionaria guidata da  Lenin travolse la Russia  e sull’Europa cominciò ad aleggiare il fantasma del bolscevismo
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